di Bruno Garrone.
Quando si tratta di “diritti” delle persone omosessuali l’Italia si dimostra sempre ferma al palo. Sembra muoversi ma solo perché ci gira intorno. Dalla Corte di Strasburgo (Cedu: Corte europea dei diritti umani) che nulla ha a che fare con l’Ue (come fa notare giustamente Alessio Pisanò su FQ) in quanto non è un organismo europeo ma un organo giurisdizionale internazionale al quale aderiscono tutti i 47 membri del Consiglio d’Europa (altro organo che non fa parte dell’Unione Europea) giunge la richiesta di agire sul piano legale in favore delle coppie dello stesso sesso. A questo Consiglio appartengono Paesi europei e non solo quelli aderenti all’unione Europea che sono 28. L’impegno è di applicare le sentenze della Corte creata per far rispettare la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali del 1950 [1].
Un invito analogo, ma qui in ambito dell istituzioni europee, lo ha compiuto il Parlamento europeo che ha chiesto a nove Stati membri su 28 di “considerare la possibilità di offrire alle coppie omosessuali istituzioni giuridiche come la coabitazione, le unioni di fatto registrate e il matrimonio“. il Parlamento, con un documento firmato dall’europarlamentare M5S Laura Ferrara, ha richiesto alla Commissione UE (esecutivo comunitario) di “presentare una proposta di normativa ambiziosa” che garantisca il mutuo riconoscimento delle unioni e dei matrimoni così come già avviene in molti paesi nonché di rimuovere gli ostacoli amministrativi e giuridici discriminatori [2].
Attualmente è in esame il ddl di Monica Cirinnà del PD che è stato approvato in Commissione giustizia in Senato con il sostegno del M5S e l’opposizione di tutta la destra (Lega compresa) capeggiata dall’inossidabile Carlo Giovanardi.
La norma non piace a molti dei diretti interessati in quanto si porta appresso le tipiche ipocrisie tutte italiane sul tema. La preoccupazione di non “offendere” chi la pensa diversamente, o meglio, nel caso specifico, di non compromettere quel gigantesco inciucio perenne ed effettivo che guida la politica italiana non consentendo, oramai da decenni, di capire dove finisce la destra e inizia la sinistra, mina il messaggio politico e la portata storica dell’evento [3]. Guai a parlare, per esempio di matrimonio, meglio dire “formazione speciale specifica” (sic!) [4].
Il matrimonio tra persone etero viene considerato come “naturale” e l’unico accettabile in quanto tale per i nostri ambienti cattolici più conservatori e fedeli al dettame della Chiesa. La Corte Suprema degli Stati Uniti d’America ha recentemente stabilito che vietare di sposare una persona dello stesso sesso è incostituzionale alla luce del XIV emendamento della Costituzione federale [5].
Le motivazioni di questa sentenza sono interessanti e confutano la tesi del matrimonio naturale, per lo meno per come dovrebbe essere considerato in uno Stato laico. Oltre a stabilire l’uguaglianza di fronte alla legge per tutti, la Corte traccia un percorso dell’istituto matrimoniale nella storia. La centralità del matrimonio non può essere isolata dagli sviluppi del diritto e della società e questa ha cambiato di molto l’atteggiamento nei confronti dell’omosessualità. Se è diritto fondamentale di ciascun individuo perseguire la propria felicità, è necessario che esista una autonomia individuale nel ricercarla indipendentemente dai dettami della società. Il matrimonio è uno strumento che conferisce dignità sociale e non può essere negato alle coppie gay o lesbo perché significherebbe negare alle persone l’uguale possibilità di accedere ai benefici tipici della vita quotidiana (tasse, eredità, proprietà, cure mediche, adozione di minori, benefici giuslavoritistici, aspetti assicurativi e previdenziali). Scrive la Corte:
Molti di coloro che ritengono il matrimonio same-sex sbagliato raggiungono questa conclusione sulla base di premesse religiose o filosofiche accettate e rispettabili, e nessuna di tali convinzioni risulta qui screditata. Ma quando una siffatta opposizione sincera e personale si traduce in una legge e in politiche pubbliche, la necessaria conseguenza è imprimere il sigillo dello stato su un’esclusione che diminuisce e stigmatizza le persone alle quali la propria libertà viene negata. Nella Costituzione le coppie same-sex cercano nel matrimonio il medesimo trattamento legale delle coppie di sesso opposto, e negare questo diritto screditerebbe le loro scelte e diminuirebbe la loro persona [5].
“I diritti fondamentali non dovrebbero essere messi al voto; essi non dipendono dall’esito delle elezioni” chiosano i giudici della Corte Suprema. Un profondo insegnamento di civiltà morale e giuridica ci viene da questa sentenza, mentre in casa nostra il dibattito è sempre di basso profilo intriso di intrecci politici a suon di maggioranza che non escludono mai di andare a braccetto con chiare posizioni oltranziste e razziste.
Il principio su cui ruotano queste considerazioni attiene al riconoscimento della persona e non al giudizio sulle sue tendenze sessuali.
Che la società civile sia pronta, perlomeno nella sua maggioranza, a riconoscere la dignità delle persone omosessuali e lesbiche è risultata chiara da un’operazione – certamente commerciale – intrapresa dal social facebook dopo la sentenza della corte. Il social ha consentito di mettere sulla propria immagine del profilo il filtro “arcobaleno” per sostenere la causa dei diritti Lgbtqi. L’iniziativa ha avuto un successo inaspettato; già nelle prime ore più di un milione di persone avevano aderito. FB conta che oltre sei milioni di persone sulla sua piattaforma si dichiarano gay, lesbiche, bisessuali, transgender o non-conforming gender, e quasi 1 milione di persone si è iscritto a Gruppi Facebook a supporto della comunità Lgbtqi”. In totale 26 milioni di persone nel mondo hanno aderito all’iniziativa.
Our country was founded on the promise that all people are created equal, and today we took another step towards achieving that promise.
I’m so happy for all of my friends and everyone in our community who can finally celebrate their love and be recognized as equal couples under the law.
We still have much more to do to achieve full equality for everyone in our community, but we are moving in the right direction.
(Traduzione: Il nostro paese fu fondato sulla promessa che tutte le persone sono state create uguali, e oggi abbiamo visto un passo avanti per il raggiungimento di questa promessa. Sono molto felice per tutti i miei amici e per chiunque nella nostra comunità che finalmente possono celebrare il loro amore e essere riconosciuti come coppie uguali di fronte alla legge. Abbiamo ancora molto da fare per raggiungere la totale uguaglianza per tutti nella nostra comunità, ma stiamo andando nella giusta direzione).
(B.G. 10.09.15)
[1] http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07/23/nozze-gay-lunione-europea-non-centra-niente/1900280/