
di Davide Amerio.
Il matematico Piergiorgio Odifreddi ha rilasciato un’ intervista all’Huffington Post nella quale dichiara che il 90% degli Italiani è stupido. Essendo lettore di diversi suoi libri e ritenendolo persona di irriverente intelligenza, non mi stupisco per le affermazioni riportate nell’articolo In esso egli coinvolge Renzi, Grillo, Papa Francesco e Papa Ratzinger. Mi intristisce l’ennesimo intellettuale italiano arroccato in una compiaciuta saccenteria priva di una qualche utilità.
Siamo tutti stupidi.
Il personaggio Odifreddi non è estraneo a simili provocatorie dichiarazioni; un paio di anni or sono scrisse sul suo blog che i Valsusini, oppositori del TAV, erano amanti dell’automobile e contrari alla tecnologia (sic!), dimostrando una totale ignoranza dei problemi reali della Val Susa, del TAV e degli abitanti della Valle.
Se prendiamo n-enne persone appartenenti a differenti gruppi politici o sostenitori di diverse posizioni politiche – o sociali,- non è difficile scoprire che esse sono – in media, – fermamente convinte che gli “stupidi” facciano parte degli altri gruppi.
Porrei quindi alcune domande in merito.
Quando ho definito che il 90% degli “altri” diversi da me – o da chi considero simile a me,- è stupido, quale vantaggio/utilità ne ricavo?
Se intendo che questa massa è incapace di “capire” o “giudicare”, oppure non possiede “strumenti” per decifrare la realtà complessa, in quale posizione mi voglio collocare? In una posizione rinunciataria (tanto non vale la pena fare nulla…); oppure mi dedico, con le mie conoscenze e riflessioni, a gettare semi di “intelligenza” affinché si diffonda sapere e ragionevolezza, per contribuire a rendere il mondo un posto migliore?
Una questione di scelte.
Ciascuno compie le proprie scelte. Storicamente, però, molti dei personaggi che hanno regalato all’umanità le esperienze migliori – nel loro campo,- sono anche quelle che hanno dedicato tempo ed energie per migliorare la politica e la società.
Se c’è un malessere in questa collettività è l’illusione di aver sempre ragione, confortati dallo strumento del web, dal quale traiamo più volentieri ciò che ci piace piuttosto che argomenti da approfondire e confrontare.
Di fronte a questo panorama c’è la possibilità concreta di un’altra opzione: la manipolazione della conoscenza, dell’informazione, e del pensiero. Di questa conosciamo bene sia i presupposti, sia le conseguenze. Ma la manipolabilità è propria dell’essere umano, in ogni luogo e in ogni tempo; non dipende dalla “stupidità” ma dal livello di accesso alle informazioni e dalla concreta possibilità di confronto tra opzioni differenti. Non da ultimo gioca un ruolo primario il livello culturale, inteso come capacità di sviluppo dell’abilità di analisi argomentativa in un ambito pluralistico.
La manipolazione.
Ne consegue che, laddove l’obiettivo politico è la manipolazione, non c’è interesse affinché il “popolo” sia in grado di compiere analisi argomentativa; ne conseguirebbe la consapevolezza delle fandonie raccontate da certi (parecchi) politici e della pochezza di certe affermazioni.
Non di meno, chi segue una tesi (o la promuove), anche se poi risulterà errata, non può essere tacciato di “stupidità”, se la proposta è compiuta in buona fede; semmai di ipocrisia se l’obiettivo reale è diverso da quello dichiarato. Motivo per il quale, l’apparigliamento, nelle dichiarazioni di Odifreddi, tra Renzi e Grillo è quanto mai improprio.
Piaccia o meno, la politica propone pur sempre un “sogno”, ricco di desiderata e di affinità per una certa visione del mondo. Questo vale anche per materie complesse come l’economia. Se ascolti la voce liberista ti dirà che le tesi di Keynes sono da buttare, mentre Hayek è l’unico affidabile insieme alla scuola austriaca. E vice versa.
Il punto nodale, mi sento di affermare, è la complessità dei nostri sistemi, composti da una quantità di variabili che la capacità di elaborazione dell’uomo medio non riesce più a computare. Certo la situazione si aggrava se proprio l’educazione (scuola) rinuncia alla preparazione necessaria per comprendere questa complessità.
Le nostre parole tendono a esprimere concetti assoluti, mentre la nostra visione dell’universo (a ogni livello) è sempre paziale. Difficile convivere con questo limite fisiologico.
Per questo preferisco i “sognatori” genuini (che magari sbagliano) ai manipolatori coscienti.
Per questo preferisco chi cerca di far qualcosa, con le proprie convinzioni, piuttosto di chi pontifica stando in un angolo a guardare i poveri stupidi che cercano di migliorare le tristi cose di questo mondo imperfetto.
(D.A. 04.09.17)