
di Valsusa Report
Sentenza al processo per il blocco di una trivella a Genova-Trasta del 6 dicembre 2012 in Via Castelmorrone, 4 attivisti con condanne comprese tra i 6 e gli 8 mesi vengono incolpati, sospensione della condizionale, e l’assoluzione di altri 14 indagati. Era il 4 dicembre 2012 arriva a Trasta una trivella della Geotec, ditta incaricata dei sondaggi utili ai lavori per il cosiddetto “Terzo Valico”. Portata li nella notte fu subito avvistata dai manifestanti, era trasportata dai mezzi della ditta Tassistro Gian Bruno e scortata da polizia in antisommossa, carabinieri e Digos. Più volte spostata e nascosta nelle vicinanze era stata persa di vista, a contrastarne il passaggio, alcuni No Tav Terzo Valico erano stati spostati con spintoni dalla polizia, evidenziato anche nel processo. Fu solo il giovedì 6 dicembre che la trivella fu vista all’opera aldilà di un cunicolo sotto la linea ferroviaria esistente, in piena attività, con due operai al lavoro e la Digos a sorvegliarla a distanza. I NoTav aggirano la polizia e raggiungono la trivella attraverso un sentiero: alcuni ci salgono sopra arrampicandosi in cima al braccio di trivellazione e impongono di fatto il blocco dei lavori.
Questa azione delittuosa per parere della procura fa scaturire il procedimento che a distanza di 4 anni trova i suoi colpevoli in 4 di 18 accusati. Un processo che ha impegnato per lungo tempo persone che “non c’entravano nulla con il fatto”, è quanto deciso dai giudici di primo giudizio. Di fatto in quei frangenti, gli operai abbandonarono la trivella e se ne andarono protetti dalla polizia. “Durante il blocco le carote di terra estratte in mattinata, ed essenziali alle indagine geotecniche, sono tornate a far parte della terra e del bosco cui appartengono da sempre” scrivevano gli attivisti sul loro sito di riferimento No Tav Terzo Valico. “Tutto ciò non sarà sufficiente ad intimidirci e la lotta contro quella “grande” opera inutile e dannosa che si chiama “terzo” valico andrà avanti sino a quando non ve ne sarà più traccia sulla nostra terra!” è il grido che si alza ancora da quella terra dove l’opera non è iniziata e i fondi non si trovano.
V.R. 19.9.16