Mercoledì 8 Ottobre 2014
Questa mattina sono partita tardi da Voghera, erano le 9 passate e sono arrivata al presidio NoTav Terzo Valico intorno alle 11/11:10, faticando non poco a trovare Pieve e la zona presidiata.
Arrivo al presidio grazie alle indicazioni e alla pazienza di Rainero, compagno NoTav di Novi Ligure e, sempre grazie a lui, vengo a sapere qualcosa in più in merito al terzo valico e agli espropri in corso.
A parte qualche conoscenza della Val Susa, molte persone presenti per me sono completamente estranee, ma come accade spesso in questi casi, rimangono tali per ben poco tempo e ci mettiamo presto a discutere e informarci a vicenda.
Il presidio è pieno di colori, le persone (a mio avviso) non mancano e la voglia di partecipare è palpabile nell’aria.
Rainero mi accompagna lungo la strada vicino al presidio illustrandomi i terreni già venduti, le case che abbatteranno per procedere coi lavori e, infine, mi indica i due unici proprietari che hanno rifiutato di vendere il proprio terreno e di cedere la propria casa al fine di lasciar proseguire la realizzazione dell’alta velocità.
Per farmi capire il guadagno che sta dietro agli espropri, porta un esempio fittizio: se normalmente i terreni in questa zona di Novi vengono valutati 1, con la faccenda della costruzione dell’alta velocità vengono valutati 5 e pagati in tempi relativamente brevi, tanto che la maggior parte dei proprietari non ci ha pensato sopra due volte a vendere.
Nei terreni comprati, dove cioè dovrebbe passare una nuova linea veloce che in futuro collegherà Milano e Genova, si vede lavorare una sola piccola e triste ruspa lontana.
Il progetto prevede uno scavo nel suolo di 16m. Un suolo in cui c’è amianto.
Il comitato NoTav del terzo valico nasce nel 2012 per mettere un freno agli espropri che si moltiplicano. Vengo a sapere che in questi due anni il comitato ha organizzato fiaccolate, assemblee, raduni e feste, tutti col preciso intento di informare e sensibilizzare la popolazione locale in merito non solo degli espropri, ma della cementificazione selvaggia in genere.
Molto gentilmente mi danno anche un opuscolo informativo ( on line lo trovare qui: http://www.notavterzovalico.info/wp-content/uploads/2014/05/Ecco-a-chi-porta-lavoro-il-Terzo-Valico.pdf ) in cui è ben evidenziato come tutte le ditte facenti parte di quest’opera abbiano punti in comune con la mafia.
Mentre disegno la cancellata più l’ambiente circostante l’entrata del cantiere (con addosso una forte umidità dovuta alla pioggerella finissima ma persistente e con dei problemi di scomodità legati alla posizione per disegnare…) arriva un giovane in macchina vestito casual, scortato da un veicolo della polizia. Il giovane apre frettolosamente il lucchetto del cancello, spalanca le porte, entra con la macchina e – sempre frettolosamente – richiude il cancello alle sue spalle.
Penserà mica che con una matita e una gomma in mano, io sia una pericolosa terrorista??!
C’è un altro punto interessante di cui vengo messa al corrente, ovvero i lotti lavorativi non funzionali.
Le aziende che appaltano queste grandi opere, lavorano per lotti e il loro scopo è quello di prendere i soldi per una sola porzione di lavoro che, se anche tutte le altre porzioni verranno completate, insieme renderanno l’opera utilizzabile e operativa. Se anche uno solo di questi lotti non dovesse arrivare a completamento, l’opera non sarà funzionante e il cantiere potrebbe rimanere aperto anni e anni prima di trovare nuovi fondi per arrivare ad un termine.
Il principio è ambiguo perché procedendo per lotti costruttivi è possibile aprire molti più cantieri rispetto a dei lotti -al contrario di quanto detto sopra- funzionali. Il metodo però, come si può ben intuire, permette il fiorire di casi di spreco di denaro pubblico e risorse che potrebbero essere usate in modo diverso.
Tutto intorno a me vedo campi recintati da una plastica arancione, segno che sono stati venduti e che l’area, adesso, fa parte del cantiere di lavoro.
Una sola ruspa (quella che in mattinata si dava lentamente da fare) giace in un campo poco più in là rispetto a dove siamo noi. Nessun lavoro e nessun operaio in vista.
Ogni tanto vediamo passare una macchina della polizia con all’interno due agenti delle forze dell’ordine che ci guardano poco convinti.
Mentre disegno ho modo di conoscere Maura e scambio con le qualche chiacchiera: mi racconta che fa parte del movimento NoTav di Novi Ligure dalla sua nascita, cioè da 2 anni. Ha aderito all’idea perché sentiva di voler fare qualcosa di pratico per la sua comunità e per il territorio in cui vive cercando di attivarsi lei per prima contro lo spreco di denaro pubblico invece di subire passivamente.
In questi due anni di attività si è accorta della difficoltà a coinvolgere le persone, o meglio: si vede un certo movimento quando si parla di assemblee pubbliche, ma ai picchetti e a i presidi la partecipazione è ancora bassa. E poi un’altra cosa è venuta fuori: alle volte sembra come se i cittadini e le cittadine pensassero che chi partecipa attivamente all’interno dei comitati lo fa quasi per magia o per lavoro o per natura, come i pesci per loro natura vivono nell’acqua… come se non pensassero che gli attivisti e le attiviste possano avere alle spalle una famiglia (a cui sottraggono tempo e svago), un lavoro (da cui raccattano ore per presenziare quando serve), degli hobby ( a cui magari dedicarsi per rilassarsi come ogni essere umano).
Non bisogna dare nulla per scontato!
Ore 13:30
Come al solito, i compagni e le compagne NoTav si rivelano preparati e organizzati e all’ora di pranzo imbandiscono un meraviglioso banchetto sul quale mi fiondo affamata , gustando prima della buona focaccia al rosmarino e poi un panino al formaggio! Termino il pasto e mi rimetto a disegnare girovagando intorno al presidio.
I momenti di lotta sono anche questo, ovvero delle lunghe attese per difendere ciò in cui si crede da qualcuno che magari oggi non si farà vivo.
In quest’ultima pagina voglio disegnare un attivista speciale di nome Carletto, conosciuto e stimato da tutti e tutte.. Negli anni della seconda guerra mondiale lui è stato un partigiano e ha combattuto, dice di averne viste molte ma -purtroppo- non sono riuscita a farmi raccontare delle esperienze.
Credo sia così affettuosamente chiamato, Carletto, perchè è piccolo di statura, è magro ed ha passato gli 80 anni, ma il suo cervello è perfettamente lucido.
Quest’estate è stato malmenato e manganellato dalla polizia perché presente ad un presidio contro gli espropri.
Disegno Carletto e Walter intenti a discutere sulla necessità di informare specialmente i giovani sull’antifascismo visti i tempi che corrono e vista la disinformazione dilagante sull’argomento.
Rimango al presidio di Novi Ligure fino alle 18:30, poi saluto tutti e mi avvio per rientrare in quel di Voghera entro l’ora di cena. Sulla strada verso il parcheggio della mia macchina mi accompagna Walter e insieme chiacchieriamo sull’utilità fondamentale di ritrovarsi insieme, di creare nuove realtà di incontro per scambiare opinioni e punti di vista.
Verso mezzanotte leggo in rete che il Cociv non si è fatto vedere e che nessuno ha cacciato i proprietari delle due case. Da domani verranno rifatte le pratiche di sfratto e molto probabilmente il prossimo mese dovremo ritrovarci nuovamente tutti qui per difendere il diritto di queste persone a restare nella loro casa.
E proprio il caso di dire: a sarà düra!