
di Massimo Bonato
Si è svolta il 4 dicembre, come annunciato, un’imponente manifestazione No Triv a Potenza contro la trivellazione selvaggia della Basilicata. Cittadini e ambientalisti hanno assediato il Palazzo della Regione, dove alle 16 si apriva la discussione sull’articolo 38 del decreto Sblocca Italia che di fatto permetterà la trivellazione della Basilicata e del mar Jonio. La gente ha inveito contro il governatore Pittella e la giunta, i trattori si sono fatti sotto le cancellate e alcuni No Triv hanno tentato di superarle per occupare il palazzo regionale.
Le proteste montano. Da metà novembre si sono susseguiti incessantemente cortei e mobilitazioni, presidi informativi, incontri spartiti tra Potenza e Matera. Ma il 4 dicembre sono venuti da Matera, da Potenza ma anche dalla Puglia, che condividerà con la Basilicata la stessa sorte.
Le valli D’Acri e del Sauro, ma anche il litorale dello Jonio diventano meta ambita per i grandi gruppi. Eni, Shell, Total, Edison Enel hanno già presentato 40 progetti.
Qui lo Sblocca Italia si è trasformato subito in “Sblocca Trivelle”, dal momento che l’articolo 71 del decreto stabilisce che sarà necessario soltanto una concessione, unica sia per l’esplorazione sia per l’estrazione, una patente per la ricerca di idrocarburi “attività di pubblica utilità, urgenti, indifferibili”, e un’autorizzazione mineraria, rilasciata direttamente dallo Stato.
Lo Sblocca Italia trasferisce allo Stato competenze delle Regioni saltando a piè pari il titolo V della Costituzione.
Particolarmente critico viene visto il Progetto Tempa Rossa, della Total, che interesserebbe il Parco regionale di Gallipoli Cognato e il Parco nazionale del Pollino, da dove il petrolio verrebbe trasferito a Taranto per la raffinazione.
M.B. 05.12.14
Fonte: Basilicata24; olambientalista; communianet
Fotografie: Coordinamento Nazionale No Triv – Facebook embedded