I No Tav di nuovo in piazza per ribadire che il movimento è sano, unito e che durerà molto più a lungo del governo e forse anche di questi partiti.
Mentre la talpa non scava perché manca la corrente elettrica e la certificazione di conformità, mentre il governo si appresta a ratificare un accordo monco dell’approvazione di una camera del Parlamento e a rischio incostituzionalità, mentre le compensazioni promesse ai sindaci collaborazionisti vengono rimandate nel tempo, tra i 10 e i 15 mila valsusini hanno oggi sfilato nuovamente da Susa a San Giuliano (la frazione condannata dagli speculatori a scomparire per far posto alla inutile “stazione internazionale”) e ritorno per fare pressione sulle forze politiche in nome del rifiuto netto e mai sopito, malgrado le immani pressioni mediatiche e giudiziarie, della Torino-Lione. E chiedere nuovamente il riesame del progetto.
A sottolineare il fallimento della campagna di aggressione mediatica e giudiziaria c’erano di nuovo tutti i sindaci (tranne i soliti tre) reduci dall’accordo con la città de L’Aquila per richiedere che i fondi destinati al Tav siano girati per la ricostruzione del capoluogo abruzzese, c’erano, più numerosi del solito, i No Tav francesi, segno che l’opposizione sta avanzando anche oltreconfine, c’erano delegazioni del Terzo Valico, dei No F35, dei No Muos e di vari altri comitati popolari. Mamme e bambini come ormai d’abitudine aprivano il corteo per mostrare che è già pronto il ricambio generazionale alle grandi opere. Seguivano Sandro Plano e gli amministratori, la Fiom e la Usb, e poi, tra la folla e senza bandiere, come usuale per i cortei in Val Susa, i parlamentari 5 Stelle. Con le bandiere, incorreggibili, gli inossidabili di Rifondazione comunista con Paolo Ferrero.
Tre erano i punti considerati critici dalla Digos: il deposito mezzi dei pregiudicati Martina, il bar Mirò dove vanno a mangiare i poliziotti, e soprattutto l’Hotel Napoleon dove questi alloggiano. Un primo contatto critico con la polizia c’è stato presso l’autostrada dove erano stati schierati agenti troppo vicino al corteo; più oltre, un intervento della Digos ha calmierato preventivamente un gruppo di brutti ceffi apparentemente capeggiato dal noto Cribari che sembrava propenso alla provocazione.
La sosta più lunga è stata davanti al Napoleon, la cui proprietaria Ferrarini è insieme alla sindaco Amprino tra i maggiori sponsor locali del Tav e responsabile della militarizzazione estrema. Lì, la polizia in assetto antisommossa riempiva l’atrio e il vicolo adiacente, ma forse la scelta saggia di non schierarla a contatto con il corteo ha contribuito a non scaldare troppo gli animi. Hanno concluso la manifestazione, su palco improvvisato, brevi interventi di Giorfgio Cremaschi (Fiom), il filosofo ed europarlamentare Gianni Vattimo, Marco Scibona (senatore 5S) e Alberto Perino. Il prossimo appuntamento per i No Tav è il 20 novembre a Roma contro la firma dell’accordo tarocco e per i giorni del 6-7 dicembre, anniversario della riconquista di Venaus.
F.S. 16.11.13