Serata importante di riflessione quella proposta dal Grande Cortile lo scorso martedì a Villarfocchiardo, che ha richiamato molte persone su un tema più che mai di attualità in territorio valsusino, quello dell’analisi di come sta vivendo oggi il movimento che si oppone da più di vent’anni alla realizzazione dell’alta velocità ferroviaria. Movimento segnato pesantemente dalle recenti creazioni mediatiche che lo relegano a gruppo di persone definite “terroriste” e che sta ponendosi, in tanta confusione, spesso voluta e creata ad arte, una domanda: come proseguire?
a termine articolo il video: Grammatica dell’indignazione
A condurre la serata Luca Giunti, attento conoscitore delle problematiche No Tav che ha presentato i relatori Livio Pepino e Marco Revelli (quest’ultimo poi non intervenuto per sopraggiunti problemi logistici), curatori del nuovo saggio delle Edizioni del Gruppo Abele Grammatica dell’indignazione.
E proprio l’indignazione, la capacità di indignarsi, è stato il punto di partenza da cui ha preso il via la serata. Una indignazione che è il sentimento che attualmente segna la vita della maggior parte delle persone in difficoltà per vari motivi in Italia e che, almeno ad oggi, non conta nulla a livello istituzionale, non ha peso politico, creando così sfiducia e rassegnazione anziché capacità e volontà di immaginare e rendere concrete nuove cose. Questo perché nei palazzi, mentre si tollera la possibilità di manifestare dissenso, non si vuole lasciare poi spazio per cambiare le cose che andrebbero cambiate.
Con attenzione è stata seguita la relazione di Livio Pepino, che ha sottolineato come occorrano nuove forme, diverse, di partecipazione dal basso. Questo mentre il vecchio sistema dei partiti tradizionali sta crollando. Vivendo tutto ciò attraverso un processo sicuramente difficile e coraggioso.
processo del quale ha parlato il professor Claudio Cancelli, con toni decisi, rifacendosi alle vicende valsusine, chiedendosi su quali decisi passi si vuole o si può proseguire per continuare una vicenda che sta chiedendo sempre maggior costi umani.
Tra questi quelli di alcuni proprietari dei territori attualmente occupati dal cantiere di Chiomonte, come ha ricordato il dottor Valter Guglielmo, attualmente capogruppo di minoranza del Comune di Chiomonte. Questi proprietari, privati dei loro terreni, si sono trovati in grande difficoltà nella loro identificazione quando, convocati, sono stati portati in loco e hanno dovuto constatare che il bosco era stato ormai completamente distrutto, con legname portato via. E sempre a proposito di questo territorio e dell’opera che si vuole realizzare, qualcuno ha voluto ricordarne la fragilità, come il tecnico comunale di Chiomonte, come l’Associazione Pro Natura Piemonte, sul cui Presidente è piovuta una denuncia per procurato allarme. Stessa denuncia, val la pena di ricordarlo in questi giorni in cui si ricorda il disastro del Vajont, inferta allora a una giornalista, Tina Merlin. Denuncia seguita, purtroppo, la notte del 9 ottobre, da una tragica conferma!
Gabriella Tittonel
10 ottobre 2013
Qui il video: Grammatica dell’indignazione