
di Valsusa Report
Assolti. Cinque assoluzioni e due condanne a nove mesi l’una, il processo per l’assalto notturno del 19 luglio 2013 al cantiere geognostico della Maddalena di Chiomonte. Gli attivisti No Tav, dopo quella notte denunciarono numerosi colpi di manganello e gas CS, sette di loro furono presi nel mucchio delle centinaia di persone che scesero verso il cantiere. “Le forze in divisa fecero una mossa a tenaglia da entrambi i lati del sentiero. Ci impedirono di fuggire”, un fatto discusso nel dibattimento e nelle deposizioni delle udienze che in questi tre anni si sono succedute a ritmi veloci quali sono i processi ai No Tav.
Definita un’azione “di tipo militare”, oggi in aula il solo Pm Andrea Padalino a ricevere la sentenza. Uso di “armi di guerra”, furono ritrovate delle bottiglie incendiarie comunemente dette “molotov” non imputabili ai processati data l’assoluzione di oggi. L’avvocato Claudio Novaro, difensore di alcuni tra gli imputati, la definisce “una buona sentenza che accoglie sostanzialmente i nostri argomenti. Gli imputati sono quelli che furono arrestati nel mucchio dalle forze dell’ordine e questo è integrato in qualche modo nel ragionamento della giuria, il fatto non consente di capire se hanno fatto qualcosa e cosa hanno fatto”.
Un processo in cui i fatti rilevanti sono stati scissi dal contesto generale, ricordando l’accaduto della violenza su Marta e le denunce degli imputati archiviate o non ancora partite come denunciato nel documentario Archiviato che ha fatto il punto sull’evoluzione del diritto penale e la sua applicazione a Torino. La dichiarazione durante il processo dove uno dei testi sentiti dalla procura dichiara di “aver riparato con il suo scudo uno degli imputati”, trovato poi agli arresti con una successiva prognosi di echimosi e percosse su tutto il corpo.
Un’assoluzione che precisa i fatti, ma che non sposta un rinvio ad appello o singole posizioni di resistenza che potrebbero ancora continuare la scia accusatoria della Procura di Torino, in mano ai PM Padalino e Rinaudo. Ridotti così dai 37 anni complessivi dell’accusa ai diciotto mesi della sentenza.
V.R. 3.1.17