
Anche il Partito comunista svizzero assume una forte posizione contro il Tav
Era il 31 Gennaio del 2013 quando TG Vallesusa seguì il Presidio Europa nella visita ai cantieri dell’Alta velocità svizzeri. Già da tempo la Val di Susa veniva guardata come esempio anche da quegli agricoltori a cui la terra era stata sottratta per dar spazio ai cantieri. Contadini e montanari orgogliosi del proprio territorio che accolsero la delegazione con la cordialità e la convivialità propria della gente di montagna. Sin da subito i tecnici aprirono un provvido dialogo, Claudio Giorno e Guido Fissore per la Val di Susa, Marco Brignoli per il Partito comunista svizzero.
Da allora più volte le delegazioni svizzere e valsusine cercarono momenti di incontro e dialogo. E parteciparono alle marce come alle assemblee No Tav, fino al 14 luglio, quando anche il coordinatore del Partito comunista svizzero si recò a Susa e gli vennero mostrati cantiere, percorso e il sito in cui la stazione internazionale di Susa dovrebbe sorgere. Terra e preoccupazioni apparvero presto simili. E il successivo incontro viene fissato per il 10 novembre a Bellinzona, con l’invito a partecipare al XXII congresso del Partito comunista svizzero per il Canton Ticino, prende parte all’incontro il Valsusino Giancarlo Bolzanin per il Laboratorio Civico.
“Il popolo Svizzero ha nel 1994 deciso che non vi doveva essere un aumento del traffico stradale sulle Alpi”. Ha dichiarato Marco Brignoli. Con una decisione lungimirante che è stata un vero pugno nello stomaco alla lobby del cemento, il governo svizzero ha progettato e ha provato a mettere in atto una serie di misure di contenimento del traffico in accordo anche con i partner europei. Ma l’attuazione di questa misura si è in grave ritardo, “fors’anche – insinua Brignoli – perché la tassa sul traffico pesante è una vera e propria miniera d’oro per l’erario federale”.
Introdotta dieci anni fa la tassa ha fruttato alla Confederazione 10 miliardi di franchi: una montagna di soldi utilizzati, in buona parte, per finanziare i tunnel ferroviari di base del San Gottardo e del Lötschberg. Il vero scopo della tassa era però quello di trasferire sempre più merci dalla strada alla ferrovia. Un obiettivo che non è stato affatto raggiunto, considerato che si è ben lontani dai 650 mila transiti previsti per legge dopo l’apertura del tunnel ferroviario del Lötschberg e anzi, secondo dati dell’Ufficio federale dei trasporti, la Svizzera rimane ancorata qui ai 1,26 milioni di transiti (al 1 gennaio 2013). A questa già desolante situazione s’aggiunge oggi anche la proposta del Consiglio Federale di costruire una seconda canna della galleria autostradale del Gottardo, che potrebbe costare sino a 3 miliardi di Franchi. Ma è un importo che diverrebbe veramente produttivo se venisse investito nell’aumento dell’autosostentamento del Cantone, dunque come apporto diretto al suo sviluppo economico, considerate anche le misere ricadute che si sono avute per il tunnel di base ferroviario. “Ad esempio – conclude Brignoli – si potrebbe rinnovare: adeguando alle esigenze del territorio l’ormai asfittico settore primario cantonale; creando o ristrutturando industrie per soddisfare i bisogni locali di tecnologia e merci; favorendo l’artigianato cantonale con la creazione di posti di lavoro adeguati alla popolazione residente; e diminuendo infine l’incredibile massa di veicoli che circola, entra ed esce, dal Cantone tutti i giorni, con ricadute negative sulla qualità dell’aria, dell’ambiente e del territorio”.
Il problema è sempre quello, la promessa di trasferire su rotaia il traffico pesante stradale, salvo poi raddoppiare sia le tratte ad Alta velocità sia le gallerie autostradali, sottraendo risorse al Paese.
Il XXII Congresso del Partito Comunista della Svizzera italiana si conclude quindi con le esplicite richieste che venga dato mandato al Comitato Cantonale di stabilire rapporti attivi e permanenti di collaborazione con i movimenti che lottano contro la lottizzazione del territorio a favore delle grandi opere, come lo sono per l’appunto i comitati popolari di lotta No Tav, e anche di elaborare una strategia per sostenere in modo attivo, propositivo e progressista l’opposizione alla costruzione della seconda canna della galleria autostradale del S. Gottardo. Una risoluzione che passa all’unanimità. Da oggi anche la Svizzera ha un’opposizione al Tav.