
di Manfredo Pavoni.
Qui dal continente latinoamericano autorevoli giornali come il messicano La Jornada o l’uruguayano Brecha in cui scriveva anche il grande scrittore uruguayano autore del bellissimo volume “Le vene aperte dell’America latina” Eduardo Galeano, hanno preso dure posizioni contro il silenzio della Europa e della sinistra Europea. per l’involuzione antidemocratica che ha portato l’arresto di mezzo governo legittimamente eletto della Catalogna.
Sarà per una antipatia storica per l’impero colonialista e autoritario spagnolo, che incarcerava Montezuma nel suo Palazzo, distruggeva le piramidi per costruire chiese cattoliche, rubava l’oro fondendo gli artefatti artistici Incas Atzechi e Maya, sarà perché in molti vedono nel governo catalano un grande potenziale democratico e di ribellione contro le burocrazie europee.
Sarà perché la protesta anche non condivisibile ma è sempre stata pacifica e nonviolenta, sarà perché da questo osservatorio si vede come un segno di democrazia il fatto che per una volta in galera non va il popolo ma i loro rappresentanti, quello che sta accadendo in Catalogna viene vissuto come una rivoluzione democratica contro il nazionalismo spagnolo, l’idea di repubblica contro la monarchia, l’idea di partecipazione contro la delega e l’obbedienza ceca. In effetti fa una certa impressione vedere le immagini di un abbraccio di popolo ai loro rappresentanti perseguitati.
Nel suo libro “Comunità Immaginate” il grande antropologo inglese Benedict Anderson si domandava come era possibile che milioni di persone in Europa ma non solo, potessero morire per una bandiera o una nazione, senza che questi si conoscessero tra loro e dunque scriveva il suo libro affermando che le nazioni sono in realtà comunità immaginate. Dunque se una nazione è una comunità immaginata perché anche i catalani non possono immaginare una comunità più piccola, che non sia una monarchia, ma una repubblica popolare e sociale come è stata proclamata?
Credo che di fronte alla carcerazione del dissenso anche quello più radicale non si possa non dirsi oggi “Siamo tutti catalani”. E il movimento No Tav di carcerazioni preventive se ne intende purtroppo.
Gli stati europei e non solo europei, hanno rinunciato al loro ruolo storico di mediazione tra il capitale e i lavoratori. La globalizzazione neo liberale di fatto detta la sua triste e nefasta agenda economica ai popoli e ai governi e i governi obbediscono senza battere ciglio, dunque più che chiedersi perché uscire da uno stato nazionale la domanda potrebbe essere perché starci dentro, se i benefici sono distribuiti solo tra le banche le multinazionali a scapito delle persone e dei territori in cui queste vivono??
(M.P. 05.11.17)