MUOS: quando le lobby si uniscono

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di Massimo Zucchetti*

Quando nel 2011 il mio collega e sodale di tante battaglie contro la militarizzazione della Sardegna, Massimo Coraddu, fisico ed esperto di elettromagnetismo, mi scrisse chiedendomi di entrare nella lotta NOMUOS, non immaginavo quello che mi avrebbe aspettato. D’altra parte, i NOMUOS allora erano qualche decina sparsi fra Palermo e Catania, e del MUOS nessuno sapeva nulla. Nemmeno coloro che ora, da più parti, sembrano non aver fatto altro nella loro vita.
zucchettiInsegnando protezione dalle radiazioni ed essendo uno “scienziato militante” non mi tirai indietro. Coraddu e io fummo nominati consulenti del Comune di Niscemi, nel territorio del quale gli americani avevano ricevuto l’autorizzazione – da parte della giunta regionale siciliana presieduta da Lombardo – per costruire la quarta stazione di terra del nuovo mega-sistema di telecomunicazioni militari mondiale MUOS, che avrebbe rivoluzionato la tecnologia della guerra “pulita” made in USA, permettendo la guida di droni e missili e lo scambio di dati a velocità e risoluzione elevatissime, risolvendo per sempre il problema delle “bare che tornano a casa avvolte nelle stelle strisce” agli americani: col MUOS, la guerra, i bombardamenti, anche ad personam, si possono fare tranquillamente da casa propria con un agio inimmaginabile rispetto a prima, mentre un qualunque soldato americano, nel mezzo del deserto più deserto, con il suo apparecchio di telecomunicazione satellitare collegato al MUOS, è come si trovasse in una comoda poltrona di comando del NORAD o del Pentagono.
Che fare per provare a inceppare questo programma da 18 miliardi di dollari, con otto satelliti geostazionari e quattro stazioni di terra (le altre tre, in Virginia, Hawaii e Australia, già funzionanti)? Questo MUOS ha un “piccolo” problema: emette radiazioni elettromagnetiche, e l’elettrosmog, come si sa – sebbene gli scienziati di regime dicano il contrario – fa male alla salute. Elettrosmog che fa male sia se è militare o civile, ricordiamoci questo punto perché è essenziale per capire “come è andata” con il MUOS.
Nell’autunno 2011 Coraddu e io mettiamo a punto una Relazione che smonta completamente la procedura – completamente fuorilegge – e i pareri “scientifici” – a cura di colleghi prezzolati e assai faciloni – che ha concesso l’autorizzazione alla costruzione del MUOS presso la base NRTF (Naval Radio Test Facility) di Niscemi. Già: perché a Niscemi sono già in funzione, fin dal 1992, 41 antenne di telecomunicazione militare che non verranno sostituite dal MUOS, e che emettono campi elettromagnetici già oltre il livello stabilito dalla Legge.
Perché la Legge italiana, fortunatamente, è abbastanza conservativa e tutela la popolazione non solo dagli effetti immediati dell’esposizione ai campi elettromagnetici (che si hanno per valori abbastanza elevati del campo), ma anche dagli effetti ritardati, ovvero ad esempio tumori, che si hanno anche per esposizioni prolungate a campi elettromagnetici più bassi.
La nostra prima Relazione, prodotta appunto nel 2011, ha messo in evidenza le gravi mancanze della precedente procedura autorizzativa rilasciata dalla giunta Lombardo, e ha convinto la Regione Sicilia a revocare quelle autorizzazioni lo scorso marzo.
Una grande vittoria: il nostro contributo scientifico, insieme a quello di un movimento che è passato dalle decine alle decine di migliaia, sembra riuscire a mettere una grossa zeppa nell’inesorabile ingranaggio militarista.
Certamente, ci sono ragioni più generali e più alte per non volere il MUOS “né a Niscemi né altrove”: l’opposizione alla guerra, il pacifismo, il rifiuto di fare della Sicilia una “portaerei americana distesa nel Mediterraneo”, il ripudio della logica capitalista della guerra di dominio, lo spreco evidente di un investimento in una tecnologia sofisticatissima ma di esclusivo uso militare, che ai civili basterebbe avere una rete cellulare decente e nulla di più, non certo radiocomandare i droni sulla striscia di Gaza come fosse un videogioco.
NoMuos1L’atteggiamento degli USA e del ministero della Difesa, suo schiavo con atteggiamenti da milizia collaborazionista, sono fino al 2011 di relativa inerzia e di silenzio. Sperano fino all’ultimo che la questione possa passare nell’indifferenza più o meno generale, in quella colonia mite abitata da un popolo a volte collerico ma essenzialmente bue come l’Italia.
Ma il Movimento cresce, a marzo 2013 una manifestazione nazionale raccoglie a Niscemi circa 13.000 resistenti. E appunto, a seguito dell’iniziativa del Movimento 5 Stelle, fortemente rappresentato in ARS (Assemblea Regionale Siciliana), l’ARS vota all’unanimità (PD e PDL compresi) una mozione NOMUOS. Il sottoscritto e altri colleghi vengono auditi a Palermo da due Commissioni ARS agli inizi di febbraio; il confronto con gli esperti “SIMUOS” del 2011 è assolutamente impari a nostro favore, e infine il governatore Crocetta “revoca le autorizzazioni”.
A questo punto, gli “altri” (USA, ministero della Difesa, il governo italiano stesso) iniziano a fare le loro contromosse. Da un lato il ministero della Difesa presenta ricorso al TAR per le revoche, chiedendo anche una forte somma alla Regione come risarcimento per la mancata messa in funzione del MUOS.
Dall’altro lato, si organizza un incontro fra l’allora primo ministro Monti, i ministeri della Difesa e della Sanità, e le autorità regionali: il presidente Crocetta e gli assessori Lo Bello e Borsellino. A seguito di questo incontro avutosi a Roma, si è affidato all’Istituto Superiore di Sanità (ISS) il compito di valutare i rischi del MUOS.
Questa è apparentemente la mossa vincente, in quanto unisce le forze di pressione di due lobby fortissime e che hanno in questo caso interessi comuni. Innanzitutto, l’esercito della più grande potenza del mondo, con al seguito strisciante il nostro ministero della Difesa e in ultimo anche il governo italiano. Dall’altro, l’enorme pericolo rappresentato da una eventuale conferma della pericolosità delle onde elettromagnetiche emesse dalle antenne NRTF e potenzialmente dal MUOS: il pericolo è mortale per l’industria delle telecomunicazioni mediante cellulari, wireless, antenne e ripetitori civili di ogni genere. Se il MUOS fa male, si apre una voragine pericolosissima che rischia di far finalmente capire all’opinione pubblica e ai decisori politici che l’inquinamento da onde elettromagnetiche nel quale siamo immersi pure fa male, e si paventano danni agli affari delle grandi aziende di telefonia cellulare e di telecomunicazioni. Altro che MUOS, un business grossissimo è messo a rischio.
Due lobby potentissime minacciate da un Movimento popolare, supportato dalle opinioni scientifiche strettamente connesse all’applicazione delle legge di alcuni esperti: a Massimo Coraddu e me si unisce col tempo, infatti, un certo numero di studiosi ed esperti abbastanza noti, fino a costituire un vero e proprio gruppo di lavoro.
NoMuos5Qui torna essenziale appunto il ruolo dell’ISS: esso infatti è da sempre impegnato in una forte campagna atta a smentire la pericolosità delle onde elettromagnetiche, sfruttando il fatto che la comunità scientifica si trova ancora, su questo punto, divisa, sebbene le evidenze scientifiche su questa pericolosità si siano con gli anni moltiplicate e consolidate. Colleghi del nostro gruppo hanno avuto “contro” l’ISS in molti processi in questo campo, a cominciare dal processo a Radio Vaticana, conclusosi con la condanna degli inquinatori elettromagnetici, essendo stata dimostrata la correlazione fra l’elettrosmog prodotto dalle antenne e la maggior insorgenza di patologie tumorali quali la leucemia nella popolazione circostante.
Come mai ISS ha questo ruolo negazionista? Uno del nostro gruppo, il professor Angelo Levis di Padova, ci racconta i fatti. Fatti che parlano di esponenti dell’ISS coinvolti in attività finanziate riccamente dalle aziende di telefonia cellulare, con un conflitto di interessi evidente ma che, da me paventato saputo dell’incarico all’ISS, ha causato una immediata levata di scudi in difesa.
Fatto sta, a Roma in quell’incontro primaverile alle altissime sfere viene stipulato un patto scellerato: ISS fornirà un parere rassicurante sul MUOS, e la Regione avrà così modo di far marcia indietro salvando la faccia.
A scopo di confronto, viene anche istituito un tavolo tecnico presso ISS per il quale la Regione Sicilia indica la partecipazione di tre tecnici, fra cui io stesso.
Come era logico attendersi – non essendo nati ieri – notevoli divergenze proprio sugli aspetti legati all’inquinamento elettromagnetico del MUOS e delle attuali antenne NRTF hanno portato ad affiancare la Relazione Finale ISS con una Nota di otto pagine scritta dai tecnici della Regione Sicilia, M. Palermo e M. Zucchetti. Questa Nota è stata inviata dallo stesso ISS alla Regione Sicilia il 12 luglio, mentre dal 21 nella posta certificata di Presidenza e Assessorati competenti della Regione è giunta una versione allargata della precedente Nota, lunga ben 155 pagine, a cura di un gruppo di lavoro composto da tecnici e scienziati noti a livello nazionale e internazionale.
NoMuos7Tutto questo materiale è stato bellamente ignorato dalla stessa Regione Sicilia. Con la Relazione ISS in mano, rassicurante come previsto, Rosario Crocetta ha deciso di “revocare la revoca”, dando via libera di fatto al MUOS. Nonostante il nostro motivato contributo scientifico confermi a tutto tondo l’esistenza dei rischi connessi al MUOS e alle antenne NRTF di Niscemi.
Per parlare un attimo di tecnica, infatti, i campi elettromagnetici (CEM) emessi fin dal 1991 dalle antenne NRTF a Niscemi hanno valori di poco inferiori, prossimi o superiori ai livelli di attenzione stabiliti dalla legge italiana, come si evince da misurazioni effettuate da ARPA Sicilia negli anni, che sono in motivato contrasto con la recente campagna di misurazione effettuata da ISPRA. Sia per le antenne che per il MUOS manca tuttora un modello previsionale atto a determinare la distribuzione spaziale dei CEM, come previsto dalla legge. Valutazioni teoriche approssimate effettuate per il MUOS, seguendo la normativa Italiana, indicano che il rischio dovuto agli effetti a breve e lungo termine del MUOS è rilevante e ne sconsigliano l’installazione presso NRTF Niscemi: effetti a breve termine dovuti a incidenti, effetti a lungo termine dovuti a esposizione cronica, interferenza con apparati biomedicali elettrici, disturbo della navigazione aerea. La procedura autorizzativa del 2011 era completamente al di fuori delle prescrizioni di legge ed è stata giustamente revocata. Ogni proponimento di ripresa dei lavori deve essere a valle dell’eventuale esito positivo di una nuova procedura autorizzativa. La letteratura scientifica recente conferma la sufficiente evidenza degli effetti dei CEM a lungo termine, soprattutto se si prende in considerazione quella indipendente e non viziata da conflitti di interesse. Il Rapporto del Verificatore del TAR supporta pienamente la sentenza che parla di priorità e assoluta prevalenza del principio di precauzione (art. 3 Dlg. 3.4.2006 n. 152), nonché dell’indispensabile presidio del diritto alla salute della Comunità di Niscemi, non assoggettabile a misure anche strumentali che la compromettano seriamente. Il Rapporto dell’Istituto Superiore della Sanità, nelle parti riguardanti l’inquinamento chimico proveniente da Gela e lo stato di salute della popolazione, conferma l’assolta inopportunità della installazione del MUOS presso la base NRTF di Niscemi.
Invece Crocetta, a un passo dalla vittoria legale che lo avrebbe costretto a mettersi davvero contro la più grande potenza del mondo e contro lo stesso governo italiano guidato ora dal suo partito, ha pugnalato l’intera Sicilia alla spalle, gettando la spugna.
Gli effetti benefici per lui si sono subito fatti sentire: un articolo a tutta pagina con foto sul «Washington Post» lo celebra come il nuovo Veltroni, sulle orme del migliorista made-in-USA Napolitano, qualificandolo come eroe antimafia e proiettandolo al suo prossimo obiettivo: la segreteria dell’agonizzante PD.
NoMuos6Ma c’è una nota stonata. Piccato per le prevedibilissime reazioni al suo voltafaccia, in calo clamoroso di popolarità, e atterrito da una grande manifestazione NOMUOS tenutasi il 9 di agosto, nella quale per la prima volta una base americana viene pacificamente invasa da migliaia di manifestanti, il Presidente anti-mafia dichiara che nel movimento NOMUOS, oltre ai soliti violenti e anarcoinsurrezionalisti (storia vecchia copiata dai PD piemontesi, credo), ci sono anche addirittura i mafiosi. NOMUOS = Mafia? La Mafia sta da sempre coi potenti e con gli americani, e con chi le “Grandi Opere” le costruisce e non con chi le ostacola: per questa sua improvvida uscita, il Presidente, non più ormai megafono dei siciliani, si prende una querela collettiva per diffamazione aggravata da molti suoi conterranei e non, me incluso.
Cosa succederà, ora? Gli americani hanno detto che “i lavori riprenderanno presto”, mentre la base di Sigonella viene rafforzata di truppe e di droni, e nella Rada di Augusta incrociano sempre più sottomarini nucleari. La scienza di regime ha fatto il proprio compitino, i finti oppositori sono fuggiti cercando di salvare la faccia, e poco male se invece l’hanno persa: un politico italiano ha almeno dieci facce di ricambio.
NoMuos3Parrebbe quindi che la strada sia spianata: avanti tutta col MUOS, e suon di man con elle. Ma come sempre, come anche recentemente Gezi Park ci insegna, vengono trascurati alcuni dettagli, alcune lievi imperfezioni: una base a Niscemi assolutamente isolata in mezzo a un territorio divenuto ostile e rivelatasi indifendibile, una popolazione – incluse le “Mamme NOMUOS” ridicolmente tacciate di odor di mafia – inaspettatamente determinata a non mollare e che ha occupato in queste settimane comuni grandi e piccoli del circondario, i sindaci di città piccole e grandi che si dichiarano NOMUOS, un appello di venti intellettuali americani – fra i quali Noam Chomsky – che parlano a Obama di rispettare la volontà dei siciliani e della piccola Niscemi, l’attenzione dei media che finalmente punta sul MUOS, anche se gli immancabili servi di regime non mancano di far sentire il proprio belato in favore del disegno di chi li paga o a cui vorrebbero tanto vendersi, la solidarietà dei tanti movimenti italiani che a frotte accorrono a Niscemi a dar man forte. E infine, le email diffuse da Anonymous che dimostrano la bassezza di un complotto che in questi mesi ha coinvolto in un finto balletto le più alte autorità dello Stato e della Regione Sicilia e gli americani.
Tutto questo ci fa capire come la partita sia molto aperta e che, proprio su Niscemi, si debba accentrare non solo l’occhio vigile del Grande Fratello capitalista e imperialista, ma anche quello di chi costoro combatte: e se fosse proprio in questo paese di 26.000 abitanti circondato dai campi di carciofo e asfissiato dai fumi di Gela e dall’elettrosmog che potesse partire la valanga? Forse no, ma vale la pena provarci.

* Docente ordinario al Politecnico di Torino, Dipartimento di Energia. Research affiliate e Visiting scientist presso il MIT – Boston (USA). Visiting Professor alla UCLA (University of California at Los Angeles, USA).