
di Bruno Garrone.
Sulla tomba del Carabiniere ucciso a Roma, nello svolgimento del suo lavoro, si è scatenata la barbarie politica, che alberga in questo paese.
Dai tweet compulsivi di Salvini e Meloni, che non hanno evitato, come sempre, una pessima figura additando gli immigrati come colpevoli, per rafforzare la tesi immigrato=delinquente, quanto mai necessaria per alimentare i pre-giudizi sociali su cui si fonda tutto il loro progetto politico.
Alla bestialità (farcita con un buona dose di stupidità), di postare la foto di un interrogatorio condotto con sistemi da tortura, sul presunto colpevole, reo confesso. Ma non ci vogliono molte nozioni giuridiche per sapere che una confessione “estorta” in quel modo non avrebbe validità in un tribunale.
Sulla morte di un servitore dello Stato, specula la politica delle piccole menti, in modo irrispettoso, e vanificando il valore del sacrificio umano e professionale.
Come ha scritto Pietro Grasso su FB:
Quando arrestammo Bernardo Provenzano, o quando interrogai Giovanni Brusca, mi trovai davanti uomini che avevano commesso le stragi, fatto uccidere colleghi e amici, progettato il mio omicidio e il rapimento di mio figlio. Potete immaginare il mio stato d’animo. Ho sempre avuto chiaro però quale fosse il mio ruolo: quello di rappresentante dello Stato.
A Provenzano, catturato dopo 43 anni di latitanza, la prima cosa che chiesi fu: “ha bisogno di qualcosa?”; rispose che aveva bisogno di un’iniezione per curare la sua malattia, e rapidamente trovammo il modo di fargliela.
Gli dimostrammo la differenza tra noi e loro: non ci si abbassa mai al livello dei criminali che si combattono, non ci sono e non devono esserci eccezioni.
Questo significa essere uomini e donne al servizio dello Stato.Penso che la foto di cui tutti parlano, e che ovviamente mi guardo bene dal pubblicare, sia la prova di almeno un paio di reati, e probabilmente una buona arma in mano agli avvocati difensori dell’assassino.
E’ una foto che mi fa male perché quel comportamento infanga il lavoro di migliaia di Carabinieri. Chi rappresenta lo Stato non deve fare queste cose. Chi fa il Ministro della Repubblica non deve giustificarle, come hanno fatto Centinaio e Salvini. Chi – come la Lega – lancia un sondaggio su facebook per aizzare gli istinti più bassi dei cittadini non ha alcun senso dello Stato. E’ pericoloso, sbagliato, e fa male al nostro Paese. Non posso nascondere di essere davvero preoccupato.
Perché se in Val di Susa abbiamo ampie, e dimostrate ragioni, delle sopraffazioni da parte delle FFdOO, sopratutto di chi le comanda e le usa strumentalmente per i propri fini politici, non ci dobbiamo dimenticare chi chiamiamo nel momento del bisogno, per essere difesi dalle forze brute e criminali.
Per questo occorre, da paese civile, introdurre il reato di tortura e il numero identificativo sui caschi; affinché le azioni scellerate di pochi non minino il lavoro professionale di molti.
Noi non dimentichiamo gli episodi criminali (da Bolzaneto, al G8 di Genova, ai casi Cucchi, Aldrovandi, etc etc) che minano la credibilità di uno Stato che deve garantire sicurezza per tutti i cittadini. Ma ciò accade perché, dentro lo Stato, albergano forze autoritarie mai abbastanza isolate.
Ma non ci possiamo dimenticare il lavoro di quanti, come il Carabiniere Mario Cerciello Rega, ogni giorno operano nella convinzione di svolgere un servizio prezioso per difendere la comunità, mettendo a repentaglio la propria vita, per un misero stipendio. Nessuno di loro chiede di fare l’eroe, ma semplicemente di tornare a casa, dai loro affetti più cari, perché non siano costretti a piangerli, e a essere disgustati di una politica che lucra sulla loro morte.
Portare la divisa è una responsabilità seria, qualunque essa sia. Dovrebbe esistere una “divisa” mentale anche per i politici che ricoprono ruoli istituzionali, al posto di quella indossata per fare le passerelle pro televisione.
Dobbiamo fermamente opporci a questa barbarie.
(B.G. 20.07.19)