Movimento No Tav contro tutti?

Inutile negarlo, l’aria che si respira in Val di Susa è sempre più pesante. Il Movimento No Tav è messo sotto i riflettori e su di esso verte l’azione di un fuoco incrociato tra Procura, Ministeri e media “embedded”.

Il 15 settembre scorso il leader storico Alberto Perino scrive un post sul sito di Beppe Grillo dove espone con chiarezza le perplessità sul clima che si è creato intorno al movimento e denuncia le contraddizioni e le forzature della Procura e del governo per cercare di etichettare il Movimento NoTav come un branco di eversori e di terroristi.

Perino pone l’accento sulla coincidenza di queste interpretazioni forzate con la situazione generale del paese alle prese con chiare difficoltà economiche e con il tentativo da parte delle forze politiche della maggioranza di stravolgere la Costituzione. A suo parere il Movimento si presta bene allo scopo di distogliere l’attenzione dai problemi reali ed è evidente il rischio che venga usato come capro espiatorio.

Scrive il leader sul blog di Grillo: “da Napolitano all’ex sindaco di Cesana, dal ministro Alfano che si augura che la magistratura colpisca sempre più duramente gli avversari della Grande Opera a Lupi che sgomita per far avere laute commesse alle aziende vicine alla Compagnia delle Opere. Ma perché tutto questo accanimento che si pone come obiettivo di far passare nella gente, come credibile, l’accusa di TERRORISTI nei confronti degli onesti NO TAV che cercano di sottrarre il denaro pubblico dalle grinfie adunche di politici, affaristi, mafiosi, lobbisti e pennivenduti leccaculo?”.

E sottolinea: “il MOVIMENTO NO TAV è il capro espiatorio ideale. E poi ultimamente aveva riscosso troppe simpatie in giro per l’Italia e per il mondo e allora bisogna fermarlo, distruggerlo, cancellarlo ad ogni costo e in ogni modo. Ed ecco scendere in campo, in un crescendo wagneriano, i media, la magistratura e i politici. Ecco far diventare eroi perseguitati quei personaggi che pochi mesi prima erano stati inquisiti per mafia o condannati per bancarotta fraudolenta, ecco dare onorificenze non agli operai dell’ILVA che crepano di cancro ma agli operai dei cantieri del TAV, che, poverini, sono “perseguitati” dai NO TAV. Così ogni giorno sui giornali embedded si chiede a gran voce di fermare il TERRORISMO e I TERRORISTI che stanno già operando in Valsusa sotto le bandiere NO TAV. “

Poiché il pezzo viene titolato sul blog di Grillo “NoTav: autunno caldo, settembre di fuoco – di Alberto Perino” parte l’attacco dei media che attribuiscono all’autore la minaccia di azioni “eversive”. L’Huffington Post inizia così un articolo del 15 settembre: “Promettono un “autunno caldo” e un “settembre di fuoco” di No Tav. E, a giudicare dai toni usati da Alberto Perino, uno dei leader del Movimento, c’è da prenderli sul serio. In un post pubblicato sul blog di Beppe Grillo Perino minaccia l’arrivo di una stagione rovente in Val di Susa, a seguito di quello che definisce un “accanimento mediatico e giudiziario” contro il Movimento senza precedenti.”

Replica lo stesso Perino in nuova intervista, alla stessa testata, del 19 settembre: “Ma quale minaccia? Quello che ho detto è l’esatto contrario di quanto avete scritto nell’articolo di domenica. Il mio intervento è l’espressione della preoccupazione che nutro nei confronti dell’escalation di azioni da parte della Magistratura torinese contro il Movimento No Tav. Non ho detto che avremmo fatto, ma che avremmo subito un autunno caldo, un settembre di fuoco. E tra il fare e il subire c’è una certa differenza. La situazione si è talmente incattivita che stiamo valutando, assieme al nostro team di legali, di denunciare la Magistratura per stalking. Perché di questo si tratta; non è più una situazione normale“.

Il web ha buona memoria e vale la pena di segnalare questo articolo apparso su Fainotizia.it nel quale si ripercorre la storia degli appalti e delle ditte coinvolte per la Tav. Una lettura decisamente interessante che illustra bene la situazione illegale cui faceva riferimento Perino per quanto riguarda le ditte che partecipano alle gare di appalto.

In questi giorni  l’Espresso ha pubblicato un ampio articolo con un titolo inequivocabile: “No Tav: gli infiltrati del caos” .

Tutta la prima parte del pezzo è incentrata sulle tesi della magistratura torinese: “C’è una prima ipotesi. Viene dalla Procura di Torino. Sotto la Mole, è stato creato un pool di magistrati, dopo che alle manifestazioni del popolo No Tav, dal 2005 in poi, si sono sostituiti gli scontri. Roba che sembrava organizzata meglio, da una mano più esperta. Adesso i magistrati guidati da Gian Carlo Caselli hanno alzato il tiro. Si procede per «attentato per finalità terroristiche e di eversione». Con la convinzione di inquirenti e investigatori che, dopo indagini, controlli, intercettazioni, il tunnel dell’Alta velocità in Val di Susa sia ormai diventato solo un pretesto. E serva a mettere in scena azioni, che i pm definiscono «micidiali», che riportano alla mente gli anni di piombo. Così come scrivono nei provvedimenti di arresto, quasi un centinaio, solo nell’ultimo anno. Tra questi sono finiti in carcere figli di magistrati e politici locali. Lo scenario di questa strana guerra è una vallata alle porte di Torino. Pochi ettari di bosco, arrampicati sulla Maddalena, che sembrano essere diventati un laboratorio di guerriglia urbana. Quasi una palestra, secondo la Procura, nella quale «professionisti della violenza» agiscono indisturbati. Mentre il popolo No Tav continua la sua battaglia silenziosa, senza però prendere le distanze dai gruppi anarchici. Gente che sale in valle da mezza Italia, in gran parte da Milano, Trieste, Bologna, Firenze, ma anche dalla Calabria e dalla Sicilia. Altri dall’estero, e non solo dall’Europa: Spagna, Francia, Russia ma anche Brasile.”

A leggere il pezzo sembra che in Val di Susa ci siano soggetti pronti a dare vita ad una guerra civile e il movimento No Tav viene presentato come spaccato al suo interno. Un accenno viene fatto alle denunce che gli attivisti continuano a fare per le minacce, gli attentati e le violenze subite: “«La polizia elenca sempre un gran numero di feriti, ma chi è presente a quegli scontri sa bene che nessuno s’è fatto male davvero fra le forze dell’ordine. Anche perché noi tiriamo petardi in aria, e loro parlano di armi da guerra, mentre i poliziotti tirano i lacrimogeni ad altezza uomo».“.

Che le costruzioni giudiziarie siano molte volte (troppe) pretestuose e imprecise lo dimostra una notizia pubblicata dalla Repubblica in cui si legge: “Bruno, militante No Tav diventato famoso per il nomignolo affibbiato a un carabiniere durante un blocco (pecorella) è stato riconosciuto estraneo all’aggressione a un camionista olandese. Per altri due attivisti niente obbligo di dimora grazie a un cavillo”.

La magistratura stessa è costretta a prendere atto delle violenze subite dai No Tav, ancora dalla Repubblica: “Si profila il processo per un carabiniere per un episodio avvenuto il 3 luglio 2011 in Valle di Susa durante gli scontri fra No Tav e forze dell’ordine davanti al cantiere di Chiomonte. La procura di Torino ha chiuso le indagini, un atto che normalmente prelude la richiesta di rinvio a giudizio. Il militare risulta indagato per le lesioni denunciate da uno dei dimostranti che, dopo essere stato bloccato, venne trascinato dietro le recinzioni in una zona di sicurezza: durante il trasporto venne percosso. La zona era quella dell’area archeologica, dove gli attivisti, nel tentativo di avvicinarsi al cantiere, bersagliarono per ore poliziotti e carabinieri con pietre e grossi petardi. Per gli scontri del 2011 (in cui fra le forze dell’ordine si contarono oltre duecento feriti) è in corso a Torino un maxi processo a una cinquantina di No Tav.”.

Alberto Perino ha dovuto rispondere però, negli ultimi giorni, a un incoraggiamento del tutto inaspettato che ha raggiunto il movimento. Con un comunicato dal carcere, i brigatisti Alfredo Davanzo e Vincenzo Sisi invitano i No Tav a “compiere un altro salto in avanti, politico organizzativo, assumendone anche le conseguenze, o arretrare”.

Perino replica (Repubblica del 20 settembre 2013): “Respingo al mittente il messaggio inviato da queste due persone, che non conosco. Il nostro è un movimento contro un’opera e contro un modello di sviluppo, non abbiamo nulla a che vedere con le Br. Non ho nulla da spartire con questa gente e credo neanche il movimento”. E ancora, sottolinea Perino, “chi pensa che i No Tav abbiano a che fare con queste persone è un provocatore e merita di essere mandato a quel paese”.

Dal canto suo ora lo Stato invia altri 200 agenti in previsione dell’avvio dei lavori di scavo con la Talpa con il pretesto di difendere i lavoratori del cantiere. In pompa magna ne da notizia il TG3 mostrando la Talpa Robbins in azione: peccato si siano dimenticati di togliere dall’inquadratura la gru (sulla sinistra) che muove il sistema rotante manualmente con l’ausilio di un cavo.

foto tg3 talpa