Il Mose di Venezia progetto fallito prima di essere utilizzato

Mose di Venezia. Un'altra grande opera destinata al fallimento per incapacità manifesta di proteggere gli investimenti pubblici e i soldi dei contribuenti.

di Bruno Garrone.

Il Mose. L’ennesima grande opera, per la quale è previsto un costo base di 5 miliardi e mezzo di euro, che avrebbe dovuto salvare la città di Venezia dal fenomeno delle inondazioni. 

In  questi giorni è stata resa nota la relazione del prof. Gain Mario Paolucci (docente di Metallurgia all’Università di Padova ed esperto del Provveditorato delle Opere Pubbliche) che dichiara, senza mezzi termini, il Mose non funzionerà.

L’ennesimo mega progetto naufraga, sulle spalle dei contribuenti. Il motivo viene rilevato dal professore nel rischio, in atto, di corrosione a causa dell’uso di acciaio non ossidabile.  Un problema strutturale quindi; la gravità rilevata dal docente riguarda la scoperta che l’acciaio con il quale sono stati costruiti i perni delle cerniere, non è quello utilizzato nelle fasi di test.

Il rischio è il cedimento strutturale della paratoia. Molto probabile lo slittamento dell’ultimazione dei lavori per il 2018. I componenti immersi sono stati realizzati con materiale non inossidabile e questo rende la struttura vulnerabile alla corrosione elettrochimica dell’ambiente marino.

Attualmente ci sono parti non ancora completate che da tre anni sono sott’acqua; con evidenti problemi di corrosione che può creare danni strutturali.

Un quadro preoccupante sopratutto per le implicazioni economiche. Chi pagherà le spese aggiuntive per rimettere in sesto l’opera? sempre se ciò sia possibile. Il professor Paolucci denuncia, nella sua relazione, che durante le fasi di test era stato impiegato acciaio inox superduplex prodotto dalle Acciaierie Valbruna di Vicenza, mentre quello impiegato nel Mose è di qualità chiaramente inferiore e proveniente, probabilmente, dai paesi dell’Est.

Fonte: lavocedivenezia.it

(B.G.05.02.17)