
di Claudio Giorno.
Una notizia come tante, poche righe su televideo, un accenno sul tg, qualche secondo in più sui tgr, sui giornali on line (o ancora su carta) di ambito regionale. Anche per questo “la rete di comunità” che si è creata in questi anni è importante, per capire cosa c’è dietro una “notizia di cronaca”, perché quel che accade in Abruzzo può (deve) interessare anche in Piemonte; e perché “tutto si tiene” non è uno slogan dei nostalgici di quella sinistra che il Poveropisapia non troverà mai, perché la cerca dove non c’è.
Perché il “Tap”, (il gasdotto Transadriatico) è come se non peggiore del “Tav”; (sigle che senza il No davanti hanno perso ogni collegamento con la realtà); Grandiopere inutili; Catenedisantantonio di appalti pubblici che hanno il solo scopo di trasferire il denaro di tutti dal novantanove all’un per cento.
Cantieri che si aprono attraverso procedure di democrazia formale il cui scopo è sempre più quello di creare alibi per imporli con la forza. Alibi corroborati stabilendo a priori che chi si oppone è antagonista di quello stato che proprio la sinistra (quella smarrita dal sindaco che ha traghettato l’Expo e la città di Milano da Letiziabrichettomoratti a Giuseppesala) ha messo a disposizione delle agenzie di rating che (“giustamente”!) dichiarano incompatibili le costituzioni democratiche con le “sacre leggi dell’economia liberista”.
Cosa c’entra quel che ho appena affermato con “la notizia” della morte di un generale della Guardiaforestale inquadrato carabiniere attraverso una delle tante “riforme” invocate un giorno si e uno anche dai Mariodraghi (senza mai accennarne il contenuto)?
Apparentemente poco e qualcuno (a buon diritto) potrebbe anche dire niente, accusandomi di strumentalizzare la morte di un “servitore dello stato” (che oltretutto avrebbe deciso di portare alle estreme conseguenze la sua “missione”!
Provo allora a separare bene le cose.
Conoscevo appena la sua attività (che ho provato a sintetizzare nel “catenaccio” sotto il titolo) attraverso alcuni amici del Comitato Cittadini per l’Ambiente di Sulmona che fin dall’ormai lontano 2005 frequentano la Val di Susa (uno di loro ci ha anche dedicato la sua tesi di laurea!). Ed è da loro che ho avuto qualche dettaglio attraverso un messaggio ricevuto ‘sta notte (!) dopo che avevo letto la scarna nota pubblicata su Televideo Rai…
Notizia che avanzava l’ipotesi di suicidio (poi accertata dall’autopsia): era noto che proprio il senso del dovere lo aveva indotto ad assumersi responsabilità ben al di la del riscontrabile per l’autorizzazione di uno degli edifici dell’”Albergo Rigopiano” travolto con i suoi ospiti e lavoratori dalla valanga dello scorso inverno! (Lo aveva scritto in una lettera che neanche i familiari conoscevano…). Anche per questo – per “fare altro” il “militare scomodo” protagonista di inchieste scottanti per la stessa Pubblicamministrazione oltre che per grandi gruppi come Montedison, Tyssen-Krupp e Total-Fina-Elf aveva accettato l’incarico della filiale italiana proprio di quest’ultima società petrolifera congedandosi dall’Arma non dopo aver scritto all’allora Premierrenzi una dura lettera contro l’accorpamento del Corpo Forestale dello Stato! Per questo si è parlato (e ancora si parla anche dopo l’autopsia) di “giallo”: E inchieste ormai famose come quelle per il devastante inquinamento delle acque della piana di Bussi – la più grande discarica d’Europa – autorizzano i sospetti di chi – tra i suoi familiari – ha affermato “Rigopiano non c’entra”. Mentre lasciano attoniti due accadimenti di poco precedenti la morte: le dimissioni-lampo dal nuovo incarico e la cancellazione del suo profilo Facebook su cui postava regolarmente le sue opinioni e soprattutto le sue convinzioni (e senza far uso di troppa “diplomazia”).
Tutte cose che hanno portato il Comitato a pubblicare la lettera di profonda gratitudine all’uomo che – tra gli ultimi atti prima del congedo – aveva ancora coordinato in prima persona la lotta contro il devastante incendio di Monte Morrone arrivato a pochi metri dalle abitazioni di Sulmona come tante foto impressionanti dell’evento mostrano.
Un impegno continuato anche successivamente come testimoniano queste accorate parole: “se ne va a pochi mesi dall’incendio che ha interessato il nostro e il suo amato Monte Morrone per il quale, a termine della conferenza sulla storia di 100 anni di rimboschimento il 6 ottobre scorso alla Comunità Montana, ci esortava ad avere fiducia e ad essere ottimisti sui grandi miracoli che la natura sa compiere per rinascere senza interventi dell’uomo. Lo ha ripetuto più volte prima di concludere quasi a voler rassicurare tutti noi con le sue parole e la sua testimonianza”
E proprio sulla strada che sale alle pendici del Morrone è stato ritrovato nella sua auto…
Nulla – quindi – mi autorizza ad “arruolarlo” nei nostri movimenti, ma tutto mi convince che lo si possa annoverare tra le (poche) persone che hanno servito la Stato inteso come Comunità di cittadini e con particolare attenzione alle comunità “minori” (non urbanizzate).
E allora torno da dove sono partito tentando di fare una riflessione a margine della sua morte nella consapevolezza – come hanno scritto gli amici di Sulmona – che ci rende ancora più deboli (oltre a privare la sua famiglia e il Paese di un uomo insostituibile). Abbiamo imparato in questi anni di lotta ma anche di lutti (ambientali oltre che di persone di valore che ci hanno lasciato) che le comunità montane(sacrificate come istituzioni sull’altare delle famigerate “riforme”) sono ben vive come assieme di cittadini resistenti e resilienti. E che anche tante comunità di pianura lo sono: si pensi al Salento No Tap, alla Laguna No Mose e No Grandi Navi; e che opporsi, resistere, denunciarne i guasti permanenti anche dopo che una Grandeoperaè stata portata a termine (nel Mugello come in Basilicata e nonostante tutto) è una sorta di servizio civile permanente. E che la rete costituita negli anni solidarizzando – prima – e scambiandosi esperienze e informazioni – dopo – costituisce ormai un patrimonio intaccato solo dal sempre più frequente uso sproporzionato della forza (…e delle leggi di “legalizzazione dell’ingiustizia” votate da parlamenti di “nominati”).
In Abruzzo come in Piemonte (come in tutta la penisola) il territorio – il suo equilibrio, la sua integrità – sono continuamente sotto attacco. Trivelle in Adriatico come in Pianura Padana, discariche, amianto e tunnel, cave e rifiuti tossici sono la fonte di guadagno più redditizia per una economia che si fa fatica a credere sia infiltrata dalla mafia e non sia essa stessa una architettura criminale. Gli incendi recenti e conclamatamente dolosi delle nostre montagne saranno opera di piromani o “avvertimenti”? Combinazione divampano più facilmente in luoghi che si cerca di proteggere da speculazioni e devastazioni quasi a “dimostrazione plastica” di una forma di propaganda particolarmente subdola che “andava molto” tra i PR dei proponenti le Grandiopere solo pochi anni fa: “ma cosa resta da proteggere nelle vostre vallate degradate? La nostra Grandeopera sarà l’occasione imperdibile di riqualificazione ambientale…” (In Val di Susa fu addirittura realizzato un video-documentario aereo per mostrare anche i siti più nascosti lungo il fiume dove erano stati edificati capannoni abusivi e sotterrati rifiuti tossici…).
E’ questo il patrimonio che uomini come Guido Conti hanno tutelato (persino al di la delle loro intenzioni) ed è nei collettivi di cittadinanza, nella costruzione ostinata di legami di comunità che può trovare almeno in parte continuità anche un lavoro straordinario come il suo.
(C.G. 20.11.17)