Minacce alla Boldrin e a candidata di Potere al Popolo
Minacce a Potere al Popolo e all'ex Presidente della camera Laura Boldrin. Rigurgiti di Fascismo e di razzismo spuntano nella penisola. Occorre lucidità e chiarezza su alcuni principi fondamentali della democrazia.
L’altro giorno qualche imbecille ha pensato di mettere la faccia della Boldrin, e di altri personaggi politici, sopra dei pupazzi, per poi darci fuoco, durante una festa di paese. Il gesto è stato attribuito a dei giovani leghisti.
Oggi Potere al Popolo comunica che una loro candidata molisana ha ricevuto delle minacce.
Non ho alcuna simpatia politica per la Boldrin, anzi la ritengo responsabile di aver sorvolato su diverse procedure incostituzionali in Parlamento, e non la ritengo, diversamente da altri che si sperticano in elogi, la nuova Nilde Iotti.
Non ho alcuna passione per l’ennesima formazione di sinistra come Potere al Popolo.
Ciò non di meno trovo inammissibile che qualcuno pensi di far politica dando fuoco ai pupazzi o minacciando candidati.
Una democrazia malata.
Che la nostra democrazia sia malata è fatto risaputo. Che forze antidemocratiche siano sempre presenti tra le retrovie, e talvolta in bella vista, ne siamo ben coscienti.
La situazione politica è difficile. Sopra tutto perché, da una trentina di anni a questa parte, hanno prevalso, nell’amministrazione della cosa pubblica, logiche e interessi di altri, e non del popolo (che non è una parolaccia). Interessi criminali, mafiosi, massoni, di lobby, della finanza, delle banche, etc etc.
Aver badato a questi interessi, consolidati con la piena sudditanza dell’Italia alle burocrazie europee e con la perdita della sovranità monetaria, ci ha condotto nella situazione di stress emotivo tale per cui addossiamo le colpe (che sono anche le nostre per aver lasciato mano libera ai lestofanti) a chi è più debole.
Gli immigrati sono un ottimo bersaglio. Sono un problema complesso che rientra in una questione ben più ampia riguardante le migrazioni umane nel nuovo millennio. Ciascuno può sostenere teorie e convinzioni diverse, in proposito.
Ciò che non è possibile sostenere sono gli atteggiamenti di stampo fascista, razzista, o intimidatorio.
La democrazia è altro. Non è semplice tolleranza. È la profonda convinzione che la verità non appartiene a una parte.
È fede nel pluralismo, ovvero nella possibilità che qualunque idea, anche se minoritaria, possa avere la possibilità di essere espressa e conosciuta per diventare maggioranza.
È fiducia nel popolo con l’annessa consapevolezza di avere il dovere di dotare il popolo degli strumenti per comprendere e valutare; la libertà piena che deriva dal “conoscere per deliberare“.
È rispetto di chi non è come noi. In qualunque forma questo fatto si manifesti.
Le responsabilità politiche.
C’è chi vorrebbe attribuire questa decadenza ai Social, e qualcuno anche direttamente a Beppe Grillo, quale stimolatore, o addirittura mandante morale, dei sentimenti più retrogradi espressi nella rete o fuori di essa.
Purtroppo sbagliano bersaglio, confondendo i responsabili della degradazione morale, politica, economica, degli ultimi trent’anni con chi si è ribellato, – magari aspramente, magari malamente, magari non con quel linguaggio intellettuale e chic dei salotti benpensanti,- allo stato delle cose e ha intercettato la nausea e il disgusto per l‘asfittica ipocrisia politica dei partiti.
Sono gli ipocriti di questi trent’anni nascosti dietro gli scudi crociati e i valori della religione cattolica; quelli della sinistra che hanno smantellato i diritti e create insicurezze generalizzate, svendendo letteralmente le risorse (asset) a paesi stranieri per coprire le voragini da essi stessi creati; le false destre “liberali” e gli ex-fascisti riabilitati al seguito di un “imprenditore-imbonitore” spacciato come “salvatore della patria” che non aveva altro obiettivo se non quello di salvare sé stesso e le proprie aziende.
Sono tutti costoro che mantengono un gaudente bordello di commistioni, di inciuci, di complicità, sulle spalle del paese, i veri responsabili; e lo siamo anche noi, in una certa misura, per averli sostenuti.
Se oggi rigurgiti di fascismo (e razzismo) compaiono qui e là è grazie allafrantumazione morale del paese, creata da quei partiti, che hanno aperto uno sterminato spazio di a-moralità nella gestione pubblica. Non sono sufficienti i “giorni della memoria” se non c’è un vissuto quotidianoche onori quella memoria: con la difesa dei principi della nostra Costituzione Repubblicana, democratica e antifascista.
Ci siamo cullati nei pensieri consolatori (“tanto sono tutti uguali”; “tanto diventano tutti ladri quando arrivano lì”) per non affrontare la cruda realtà: buona parte di chi ha fatto carriera in politica (e dintorni) era già disonesto prima; altrimenti non sarebbe stato manovrabile, e quindi accettabile, dal sistema partitocratico.
Prima di cercare capri espiatori, sarebbe utile guardarsi allo specchio e domandarsi chi si è realmente sostenuto negli ultimi trent’anni. Nei giorni successivi a Tangentopoli fu Gino Giugni, rispondendo a un giornalista, a dichiarare: nei partiti politici, in questi anni, sono esistiti tre tipi di persone: quelle che avevano le mani in pasta; quelle che non le avevano ma ne beneficiavano; quelli che non le avevano e non ne beneficiavano, ma guardavano da un’altra parte.
E noi, dove guardavamo? E dove abbiamo guardato negli ultimi trent’anni?
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