
di Valsusa Report
Al liceo scientifico Pascal di Milano, nella tre giorni di autogestione, un’ora di dibattito sul Tav e movimento No Tav. Non sta bene a qualcuno. Arriva una telefonata dal preside fuori sede per servizio “quel ragazzo deve andarsene”.
“Il calendario che avevo autorizzato prevedeva a quell’ora un incontro con ex studenti che avrebbero dovuto parlare di orientamento universitario — racconta Domenico Squillace, preside del Volta e reggente al Pascal — Nessuno mi aveva informato che un ragazzo con una condanna nel maxi processo No Tav venisse a parlare proprio delle vicende in Val di Susa, senza nemmeno un contraddittorio», così riportato nell’articolo di repubblica milano.
A nulla sono valse le difese dei suoi ex-compagni di liceo, “se ci fate vedere le regole, noi le rispettiamo, non c’è scritto che lui debba andarsene o interrompere il dibattito”, insomma una mezz’ora di botta e risposta tra alunni e insegnanti che non ha concluso nulla. “Per parlare di orientamento era autorizzato, per parlare di Tav no?” ribadiscono in coro.

Netta è stata l’opposizione da parte degli studenti presenti all’assemblea, del Collettivo Pascal e dei rappresentanti di istituto che si sono schierati contro la volontà della vicepreside che nel frattempo, come assurda mediazione, aveva proposto di far partecipare all’incontro solo gli studenti maggiorenni. Dopo una decina di minuti di discussione molto accesa la vicepreside è uscita dall’aula e il collettivo No-Tav è proseguito fino alla fine con un discreto interesse dei partecipanti e con la proiezione de “I Peccati della Maddalena”, video-racconto sulle giornate del 27 Giugno e 3 Luglio 2011. Dopo la conclusione dell’assemblea No-Tav, all’annuncio tramite megafono in cortile della continuazione del collettivo, nonostante il veto del preside, pressoché l’intera scuola ha applaudito gli organizzatori dell’autogestione. Durante la mattinata alcuni professori della scuola informati dell’accaduto mi hanno espresso la loro vicinanza per questo episodio increscioso.
Casualmente nessuno ha avuto nulla da dire riguardo la mia partecipazione al collettivo sull’orientamento per le future matricole universitarie. Il Pascal rappresenta un pezzo della mia vita, un luogo nel quale sono cresciuto sia culturalmente che politicamente. Il Pascal che voglio ricordare è una scuola pronta a dare solidarietà ad un suo studente colpito da un obbligo di dimora a 18 anni a cui fu impedito di recarsi a scuola. Una scuola disponibile ad aprire luoghi di discussione e dibattito liberi e indipendenti sul movimento No Tav, oggi come ieri. Il Pascal che voglio ricordare è una scuola egualitaria, solidale, libera e aperta che nulla ha a che fare con il preside e la vicepreside odierni.