
Scontro tra la presidente della Fondazione Musei, Patrizia Asproni, e la sindaca Chiara Appendino. Dopo mesi di tensioni, è saltato l’incontro tra le due e la presidente ha presentato le dimissioni.
di Bruno Garrone.
Patrizia Asproni, presidente della Fondazione Torino Musei, nominata da Piero Fassino, ha annunciato le proprie dimissioni. In contrasto con la sindaca Chiara Appendino, con la quale avrebbe dovuto avere un incontro proprio oggi, ha annunciato la rinuncia all’incarico dichiarando:
«Non è lei che mi caccia.Tolgo il disturbo. È un problema di mancato rispetto, delle competenze e del lavoro svolto. E ormai anche di profonda sfiducia in questa amministrazione».
«Nonostante le mie incessanti richieste, non ho mai avuto un contatto diretto con la sindaca. Il problema è politico».
I contrasti erano iniziati con la questione della mostra di Manet che non avrà luogo a Torino. La presidente, su questo punto, ha sottolineato
«La sindaca e i suoi collaboratori hanno affermato più volte il loro no alle cosiddette mostre blockbuster. E poi mi viene rimproverato, e in che maniera, di non fare una mostra blockbuster. Molto irrazionale. La reazione della sindaca risponde più alla tutela della sua immagine che non a quella della città».
La Asproni lamenta di aver ricevuto, da parte della Sindaca, un trattamento maleducato e offensivo. Il mancato incontro diretto è, a suo parere, voluto per inviare un messaggio politico.
Di altro parere, la sindaca Chiara Appendino; la quale, in una nota sulla sua pagina Social FB, dichiara di aver saputo della defezione della ex-presidente attraverso una anticipazione del Corriere della Sera. Rigetta l’accusa di non aver voluto incontrare e specifica
Il 19 luglio i miei uffici protocollano una richiesta di incontro da parte dell’allora direttrice Asproni, la quale fa riferimento a una precedente richiesta risalente al 19 giugno (di cui però i miei uffici non hanno traccia). Fine. Queste sono stati i suoi contatti.
In data 4 ottobre – dunque prima che scoppiasse il caso Manet – la mia segretaria chiama Asproni, la quale dà disponibilità solo per la data di oggi, 24 ottobre. Non è grave che non abbia avuto tempo di incontrarmi, ci mancherebbe, è grave che sapendo della situazione che si sarebbe creata pochi giorni dopo non abbia detto alla mia segretaria: “Guardi, non posso esserci fino al 24 ottobre ma chieda alla sindaca di chiamarmi perché ho delle comunicazioni importanti da darle”.
Bastava una telefonata, esattamente come quella che ho ricevuto dalla dott.ssa Asproni, peraltro con toni anche piuttosto pacati, pochi minuti prima della sua conferenza stampa.
Per quanto riguarda il progetto “Manet”, Appendino riferisce di aver ricevuto una lettera da Massimo Vitta Zelman, Presidente di Skira editore, la società che avrebbe gestito l’evento della mostra. Zelman, che la sindaca incontrerà mercoledì prossimo, specifica che “non sussistevano a Torino i tempi, gli spazi e le condizioni che permettessero la realizzazione della mostra, tanto che l’iniziativa, peraltro ampiamente modificata rispetto all’idea primigenia, è stata destinata, in pieno accordo con il Museo d’Orsay, ad altra collocazione”. Il Presidente ha sottolineato che non esiste alcuna preclusione alla continuazione del rapporto di collaborazione con l’amministrazione della Città di Torino.
Conclude Chiara Appendino
Nessuna novità dunque, la mostra di Manet non è stata calendarizzata a Torino. Delle due l’una: o l’ex-direttrice Asproni non ne era a conoscenza – il che farebbe sorgere dubbi sulle relazioni intrattenute con attori fondamentali per la Fondazione Torino Musei – oppure lo sapeva e non ha riferito nulla all’amministrazione.
In entrambi i casi, per quanto mi riguarda, la fiducia necessaria a una proficua collaborazione nell’interesse della Città è irrimediabilmente incrinata e a tal proposito il Consiglio Comunale si esprimerà a breve.
Sulla vicenda della mostra Manet, rispondendo alle critiche che accusavano l’amministrazione di Torino di non voler fare la mostra, la sindaca indicava già in una nota sul Social FB (il 17 ottobre), un elenco dei motivi strutturali che sono all’origine del fallimento di alcune iniziative
Fino ad oggi la realizzazione delle mostre non si basava tra la collaborazione istituzionale del Museé d’Orsay e la GAM, ma su una relazione personale tra il sindaco della Città, il Museé d’Orsay e un operatore privato. Sicché il destino degli eventi culturali legati a queste realtà dipendeva dalla buona salute di queste relazioni personali.
Ecco, no grazie. È esattamente il motivo per cui ci siamo candidati e abbiamo vinto le elezioni. Gli interessi dei cittadini non possono in alcun modo dipendere dalle vicissitudini personali di un singolo. Le Istituzioni che sono preposte a decidere devono muoversi attraverso comunicazioni e canali ufficiali che garantiscano la loro massima operatività e indipendenza.
(B.G. 24.10.16)