
Violati i diritti delle comunità indigene. Alterata la qualità del miele e ingenti danni agli apicultori. La Suprema corte di giustizia messicana ha invalidato l’autorizzazione che consentiva alla Monsanto di seminare 250mila ettari di soia transgenica.
La Suprema corte di giustizia del Messico ha annullato un permesso in precedenza concesso dalla Direzione generale del Servizio sanitario nazionale alla Monsanto per la produzione di soia transgenica.
Ha ordinato alle autorità di riunire una consulta delle comunità indigene della penisola dello Yucatán, Chiapas, Campeche, la piana huasteca per analizzare l’eventualità di una nuova autorizzazione per questa semina transgenica.
Si tratta infatti soltanto di un sospensione temporanea, poiché l’autorizzazione era stata concessa violando il diritto di consultazione delle comunità indigene, che hanno peraltro già subito danni a causa dei prodotti transgenici.
Tutto è infatti cominciato dagli apicultori, colpiti in queste regioni proprio dalla soia transgenica presente, che ha inquinato la produzione di miele. Il miele vantava un’esportazione del 90 per cento verso l’Europa – il 10 per cento della produzione mondiale −, dove una sentenza del 2011 ne interruppe il commercio per la forte presenza di pollini geneticamente modificati. La lotta iniziata allora dagli apicultori messicani si è tradotta alla fine nella sentenza di mercoledì 4 novembre. Ora si rimetta tutto in discussione.
La Corte messicana ha ordinato che venga fermata la semina di soia transgenica di 253mila ettari, il cui permesso era stato rilasciato nel 2012 («La Jornada»).
Sia la Costituzione messicana, sia la Dichiarazione della Nazioni Unite sulla sicurezza dei popoli indigeni obbligano i governi alla trasparenza, alla puntuale informazione e successiva consultazione di apicultori e agricoltori per casi di questa importanza. Diritto violato, secondo quanto ha accertato ora la Suprema corte.
La coltivazione della soia transgenica ha già colpito il prodotto di 11.200 apicultori che producono 10mila tonnellate di miele l’anno, poiché il polline del prodotto geneticamente modificato si trasmette dalle api al prodotto finale («El Pais»).
Gli apicultori, con il sostegno delle comunità indigene maya, hanno preso dunque una ferma posizione contro la Monsanto, facendo appello al Servizio sanitario.
Da parte sua, la Monsanto non ha fatto attendere la risposta. È di venerdì 6 il comunicato con cui nega risolutamente che la soia transgenica possa aver avuto un impatto negativo su api e produzione del miele, o che siano alla compagnia imputabili responsabilità per la deforestazione in atto nel territorio (Cnn).
Se il caso parte da un danno produttivo ed economico per gli apicultori da un lato, e dall’altro dalla violazione di diritti costituzionali degli abitanti delle regioni interessate, la volontà è di farne un tema di discussione per una politica di amministrazione pubblica della terra, che metta fine alla cessione di terre a multinazionali straniere, come appunto la Monsanto («La Gran Epoca»).
di Massimo Bonato per _Omissis_.