
Sotto accusa è il gasdotto Morelos, che dal Texas taglierebbe l’intero Mexico per 4000 chilometri. Sotto accusa è però soprattutto la parmigiana Bonatti (contractor della spagnola Elecnor y Enagas) che ne dovrebbe eseguire i lavori di posa.
L’area interessata dall’opera di posa è ora quella di Puebla, a un centinaio di chilometri a sud di Città del Messico. Da mesi qui, le comunità di Atzala, Calpan e Zacatepec, denunciano l’illegalità dei lavori e le sopraffazioni subite dai protestanti a opera della Policia Federal, del personale della Comisión Federal de Electricidad, così come della polizia privata incaricata dall’italiana Bonatti di difendere lavori e lavoratori.
Le denunce di illegalità vertono più precisamente sulla mancanza della licenza d’uso del territorio che lo stato federale avrebbe dovuto concedere solo con l’avallo delle assemblee municipali. I lavori sono iniziati comunque, attraversando vasti seminativi di grano e fagioli, di frutteti che ne han fatto le spese. Il Frente de Pueblos en Defensa de la Tierra y El Agua sottolinea poi anche la preoccupazione per la troppa prossimità del vulcano Popocatépetl al contestato gasdotto.
Giovedì 23 ottobre, una assemblea di oppositori è stata convocata a Santa Maria Zacatepec per fare il punto della situazione e decidere il da farsi. Nella conferenza stampa che ne è seguita Miriam Vargas del Frente de Pueblos en Defensa de la Tierra y el Agua, ha assicurato che tutti gli “abusi” sono stati denunciati. Ma il timore resta per le condizioni di detenzione in cui vengono tenuti i compagni di lotta arrestati per sabotaggio ai macchinari dell’azienda italiana.
La risposta non è tardata. Negli stessi giorni, le decisioni prese in assemblea e le successive proteste hanno condotto il governo locale a richiedere all’italiana Bonatti di fermare i lavori, ritirando i propri macchinari. Almeno fino al 4 novembre, quando si aprirà un tavolo di contrattazione tra le parti.
M.B. 27.10.14