
di Gian Giacomo William Faillace per dailyworker.it
(per gentile concessione)
Il 2 dicembre, alla Camera dei Deputati ed al Senato, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ha preso la parola sulla riforma del Mes che pare abbia, se non firmato, comunque approvato.
Con un discorso di circa un’ora, l’avvocato del popolo, ha pronunciato una vera e propria arringa a difesa del suo operato, annunciando che il trattato oggetto della discussione potrà essere ancora cambiato in sede europea, entrando così in palese conflitto col suo ministro economico, Gualtieri, che circa una settimana prima aveva dichiarato che le riforme apportate al Mes, fossero inemendabili, come giustamente ricordato dall’On. Giorgia Meloni durante il dibattimento alla Camera.
A fare eco alla Meloni, a Palazzo Madama, è stato il segretario della Lega, Salvini, che durante il suo intervento, rammentando le perplessità sul Mes espresse dal presidente ABI, Patuelli, e dal governatore della Banca d’Italia, si è dichiarato d’accordo con il M5S che alla Camera ha chiesto modifiche al Trattato. Inoltre ha richiamato la vicenda della Grecia e ha affermato che il Mes è in realtà un fondo taglia Stati e salva banche tedesche.
Il sen. Urso, in quota Fratelli d’Italia, ha dichiarato che non c’è stato un dibattito per consentire al Parlamento di esprimere un indirizzo e il Presidente del Consiglio ha ingannato il precedente Governo, che è infatti caduto quando è diventata chiara la strada intrapresa in Europa; il Premier Conte, sempre secondo Urso, ha compromesso l’interesse nazionale perché il testo sul Mes è ormai chiuso e l’Italia non ha potere contrattuale rispetto agli altri due pilastri della riforma bancaria. Infine, la manovra di bilancio, che aumenta debito e deficit, rischia di costringere l’Italia a ricorrere a un fondo di asservimento degli Stati anche se, raggiunto telefonicamente, l’On. Claudio Borghi della Lega, sostiene che al momento tale ipotesi è improbabile e che comunque l’Italia si è sempre contraddistinta in fatto di onorabilità dei debiti, battendo Germania e Francia.
I sen. Gasparri e Cangini (FI) hanno ricordato che il Gruppo, pur essendo europeista, è da tempo critico nei confronti del deficit di democrazia dei meccanismi decisionali europei: la tecnocrazia e l’irresponsabilità politica sono solidali. Così come il bail in, e prima ancora il fiscal compact, sono passati in silenzio, il dato politico odierno è che il Premier si è sottratto al dovere di sottoporre la riforma del Mes al giudizio del Parlamento. In un momento di crisi, il metodo del silenzio non può funzionare, solo coinvolgendo il popolo è possibile rilanciare l’Europa.
I sen. Lorefice e Perilli (M5S) hanno ribadito la richiesta di una sospensione in vista di una valutazione della riforma nel suo complesso: l’Italia, che pure è un contributore del Mes, con una cifra che arriverà a ben 125.395.900.000 € rischia di finire tra un gruppo di Paesi che devono sottostare a valutazioni tecnoburocratiche molto invasive.
Il sen. Bagnai ha osservato che il Mes non serve per risolvere una crisi; ribadendo che la Lega è sempre stata contraria al Mes, ha dichiarato che Il Premier, nell’ambito del precedente Governo, non ha condiviso il testo di riforma con gli altri Ministri e anche nel Parlamento, non ha chiarito se un accordo così rilevante si sia concluso o no mentre dai banchi di Forza Italia, Il sen. Malan ha evidenziato la spaccatura del Governo, considerato che secondo il Ministro dell’economia il trattato non è emendabile e a parere del Ministro degli esteri non vada ratificato.
Alla Camera dei Deputati, oltre alla già citata Giorgia Meloni, a prendere la parola sono stati l’On. Brunetta che ha fatto un intervento con toni assai pacati invitando le forze politiche al dialogo per non indebolire l’Italia. Dai banchi di Italia Viva, l’On. Marattin esordisce con “più grandi sono le bugie, più il popolo è disposto a crederci” ma forse era riferito alle parole del suo leader quando dichiarò che avrebbe lasciato la politica in caso di sconfitta al referendum del dicembre 2016.
Graziano Del Rio, capogruppo del PD, difendendo il Mes e la burocrazia europea, ha accusato le forze politiche di opposizione di essere guerrafondaie, arrivando a paragonare Salvini a Mercuzio, personaggio del dramma di Romeo e Giulietta noto per i suoi lunghi e suggestivi discorsi ma anche per essere uno spirito libero.
Ebbene, talvolta meglio essere uno spirito libero che un complice di Silla nella violazione del pomerio contro la volontà del popolo.