
di Davide Amerio
In val Clarea non sono concessi né botti né manifestazioni di fine anno, solo manganellate. La tradizionale, quindi non improvvisa e neppure imprevedibile, escursione per raggiungere la baita No Tav della Maddalena, ora imprigionata dietro le reti, e festeggiare la fine dell’anno è stata accolta da un plotone schierato di polizia pronto all’azione oltre il limite dell’ordinanza previsto nei pressi del ponte della Clarea.
Volano parole, qualche provocazione, cori, slogan; i No Tav ne approfittano per gridare la loro indignazione per la terra occupata militarmente; urlano la loro rabbia contro l’ipocrisia della politica, contro gli sprechi, i costi assurdi dell’opera, la violenza verso il territorio valsusino.
Qualcuno nota che lo schieramento della polizia ha un atteggiamento e movenze aggressive. Si intuisce che non sono lì solo per controllare la situazione. La presenza di alcuni militi equipaggiati con scudi rotondi anziché quadrati indica predisposizione allo sfondamento. Questa tipologia di scudi tra l’altro non è ammessa dalla legge; ma da parte di chi ha usato gas CS (proibito dall’ONU) in valle non ci si stupisce più di nulla.
Sarà la stanchezza, il nervosismo di trovarsi lì a fronteggiare manifestanti rabbiosi nel freddo della montagna anziché essere a casa con le proprie famiglie; sarà il botto di qualche bottiglia di spumante aperto dai No Tav (o forse perché non glielo hanno offerto), il fatto è che una improvvisa e ingiustificata carica di manganelli si è abbattuta sui corpi infreddoliti ma festosi dei manifestanti No Tav. I manifestanti indietreggiano stupiti dell’ingiustificata aggressione e sono costretti a subire l’attacco.
Alla fine della carica si contano le contusioni: in particolare quelle a spese di una simpatica nonna No Tav (non un Black Block) che guadagna sul campo un taglio al sopracciglio destro, traumi alle dita di una mano e contusioni ad una gamba. Altri guadagnano contusioni diverse, occhiali calpestati e rotti. Il solito repertorio insomma, ma con qualche sconfinamento nel ridicolo quando tra le fila delle FfdOo qualcuno insulta personalmente i manifestanti e grida loro che la faranno pagare cara anche ai loro figli. Di fronte alle rimostranze delle persone più anziane per quelle parole la risposta sono pernacchie infantili. Ma i manifestanti non si sono dispersi, sono rimasti lì a reggere l’assalto subito e dopo aver ricomposto le file ritornano a festeggiare a Venaus.
E con il solito repertorio si aprono le comunicazioni il giorno seguente da parte del Silp-Cgil e da parte de La Stampa e della Repubblica.
Apre le danze l’immancabile Numa (su La Stampa di Torino) con il ritornello della frangia violenta No Tav che non esita mai ad attaccare con pietre (pare lui lo sappia per certo) il numero copioso e prevaricante delle Ff.Oo. Questo armato di tenuta antisommossa è costretto a non far mancare il proprio augurio propiziatorio per un felice anno nuovo a colpi di manganello. Zero feriti tra i manifestanti (bravissimi a scansare i fendenti degli agenti) e un ferito tra la polizia (forse vittima di manganello amico). Non mancano i riferimenti alle minacce di morte per i sindaci pro Tav pubblicati su Facebook da parte di criminali in erba a cui non è ancora chiaro che la bacheca di Fb è pubblica.
Segue l’acrobatico comunicato del sindacato di polizia che svela un sotterrano emergente malumore tra le Forze dell’Ordine. Gli agenti incominciano a sospettare qualcosa sul gioco del governo: questo produce disastri economici ingovernabili di ogni genere e grado (compresi quelli ambientali) e poi usa quegli altri in tuta antisommossa per placare l’incazzatura del popolo. L’appoggio della stampa compiacente non manca mai all’appello per denigrare gli incazzati e ventilare in ogni dove la paura del ritorno al terrorismo. Per tutto il resto che necessita allo scopo ci pensa la Procura.
E’ di oggi la notizia (Il Secolo XIX di Genova) dell’arresto avvenuto il 31 dicembre di altri poliziotti per i fatti del G8 di Genova. Una coincidenza interessante.
Genova fu una catastrofe della nostra vita democratica. Una vergogna (una delle tante) nelle quale si dimostrò chiaramente come esistano frange (qui si davvero) delle Ff.Oo. pronte a operare fuori dalle regole democratiche che competono loro nell’ambito dell’ordine pubblico.
E’ in questo gioco delle tre carte, apparentemente invisibile, che opera in Val di Susa, la chiave di lettura degli avvenimenti e di tutta la questione NoTav. Il G8 ha fatto scuola. Lì la reazione fu improvvisa e non controllata né fu possibile mediarla con una informazione addomesticata.
Qui in Val di Susa la questione è diversa. Si possono pilotare bene sia i giornalisti compiacenti, amici, magari destrorsi, e usare al meglio il “lato oscuro” delle Ff.Oo. riconducendo sempre la questione in termine di ordine pubblico, di terrorismo, di violenza di pochi (ma le manganellate sono sempre generosamente per tutti), di Nimby.
Dietro, la politica, quella delle promesse della crescita dietro l’angolo, delle opere strategiche irrinunciabili, degli accordi capestro internazionali; chiusa nel cerchio dorato dei propri privilegi, braccio operativo di interessi altri da quelli dello Stato e dei cittadini (normali, onesti?).
In mezzo il popolo valsusino, esempio di lotta per la terra, per la vita, il futuro. Quella gente che non demorde, non rinuncia alla propria libertà di scelta e che in questi lunghi e tormentati anni ha fatto scuola a molti altri resistenti: una colpa che “quella” politica non gli potrà mai perdonare.
D. A. 02.01.13