Manassas, Virginia: non si smette mai di combattere

La lotta di una comunità locale americana contro un progetto di viabilità devastante per l’ambiente e per la memoria storica

 Chi sostiene che negli Usa  non ci sia consapevolezza sui problemi dell’ambiente e dell’eccessivo sviluppo si sbaglia di grosso. Per stereotipi ideologici, per la scarsa conoscenza del complesso tessuto sociale americano o per giustificabili difficoltà a capire e condividere forme di lotta peculiarmente americane. Certo, non si può pensare che il contrasto alle iniziative dei “developers”, connaturati all’essenza stessa del concetto di progresso “americano”, si svolga con gli stessi atteggiamenti delle comunità europee ma questo non toglie che anche nei good old Usa  possano concretizzarsi momenti significativi di resistenza alla protervia di chi vorrebbe mettere le mani anche sulle aree naturali o sui parchi nazionali per costruirvi centri commerciali, aree condominiali, strade o peggio. Se in Europa il contrasto alle lobby del cemento avviene tramite mobilitazioni popolari più o meno permanenti che traggono in qualche misura vigore e ispirazione dalle tradizioni della sinistra storica, negli Usa le comunità interessate a mobilitarsi per opporsi a qualche devastante progetto devono scegliere strade diverse complementari all’azione diretta. La via per la resistenza, sovente vincente almeno sul piano locale, passa attraverso le alleanze con le associazioni ambientaliste o le fondazioni/organizzazioni con cui si condividono gli interessi immediati e successivamente per l’avvio di attività lobbistiche per fare pressione sulla politica. Niente di eversivo ma sovente funziona. L’estrema pluralità dell’imprenditoria americana, a sua volta ampiamente impegnata nel lobbismo, rende talvolta più equilibrata la contrapposizione ed i singoli parlamentari, al contrario dei colleghi europei, sono meno legati all’insieme delle lobbies (o sono legati solo a qualcuna…), rispondono meno all’apparato del proprio partito e sono più sensibili ai richiami dei propri elettori. A differenza dell’Europa, o meglio dell’Italia, il parlamentare non fa necessariamente gli interessi del suo partito e il partito non fa necessariamente l’interesse di un determinato gruppo imprenditoriale. Queste condizioni lasciano più aperte le maglie della contrattazione, della flessibilità, della concertazione almeno su progetti o controversie locali. E’ consuetudine, per le comunità in lotta, ritrovarsi in “coalizione” insieme ad altri soggetti per intraprendere azioni di contrasto o di pressione politica. Cosi fu, in grande, negli anni 1970-80 sulla questione delle centrali nucleari e cosi è anche nelle piccole lotte per impedire progetti non condivisi.

DSCN2358Recentemente mi sono imbattuto nel caso della Tri-County Parkway, in Virginia, un progetto che prevederebbe la costruzione di una strada ad alto scorrimento a sei corsie per facilitare il traffico nord-sud tra l’aeroporto internazionale Dulles di Washington e la Interstate 95 nella Contea Prince Williams. Il progetto proposto da imprenditori locali è sostenuto dal Governatore McDonnell. La peculiarità del caso è che la Parkway taglierebbe in due l’area storica parzialmente compresa nel Parco Militare di Manassas, amministrata dal National Park Service, dove si svolsero due battaglie importanti della guerra civile, nel 1861 e nel 1862 (entrambe vittorie sudiste – per gli interessati).

C’erano diversi striscioni appesi lungo la strada costeggiante il Parco a ovest, una vista che mi ha fatto sentire più vicino a casa: Dite No alla Tri-County Parkway! Questa strada verrà chiusa! Il Battlefield Park ci ha tradito! Jackson si rivolterà nella sua tomba! (dove Jackson sta per il generale sudista che fu protagonista di entrambe le battaglie). Ho cosi appreso che altre sette battaglie sono state sostenute dai cittadini locali negli ultimi 20 anni contro colossi come la Disney (1993) che voleva costruire un Parco Tematico presso la vicina cittadina di Haymarket con il conseguente stravolgimento di viabilità e di riurbanizzazione di un ambiente tipicamente rurale, o come la Hazel & Peterson (1983), colosso dell’edilizia commerciale che voleva costruire un mall gigante proprio sul sito dove Robert E. Lee aveva piazzato il proprio Quartier Generale, o ancora come la Marriot Corporation (1973) anch’essa interessata a costruire un parco tematico con relativi hotel.  La coalizione di cittadini, il Piedmont Environmental Council, socialmente trasversale ( lavoratori dipendenti, middle class, piccoli agricoltori, vip residenti come l’attore Robert Duval), supportata dal National Park Service, da illustri storici delle più importanti università, e facendo leva anche su motivazioni patriottiche, è sempre riuscita ad avere la meglio sulle controparti sempre sostenute (ma guarda un po’…) dall’Assessorato ai Trasporti dello Stato in nome dello “sviluppo”, delle previste nuove

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entrate fiscali e delle nuove opportunità commerciali. Ora le cose si sono fatte più difficili perchè per quello che riguarda il progetto della Tri-County Parkway il National Park Service, in particolare l’amministrazione del Manassas Battlefield, è in difficoltà economiche e ha ceduto alle profferte dei developers (da qui le accuse di tradimento). Una settimana fa, il Piedmont Environmental Council insieme a Southern Environmental Law Center, National Parks Conservation Association, National Trust for Historic  Preservation e Coalition for Smarter Growth, hanno sottoposto formalmente al Governatore McDonnell e alla Commissione Trasporti una serie di osservazioni critiche sul progetto e alcune proposte alternative a basso impatto ambientale. La decima battaglia di Manassas non è ancora finita ma noi dalla Val Susa sentiamo di dover fare il tifo per Jackson e Lee. (F.S. 7.1.2014).