M5S inciampa nella propria illusione di vittoria alle europee

Il voto delle europee delude il movimento 5 stelle. Qualche domanda e qualche riflessione personale sul M5S.

di Davide Amerio

Dicono che il valore di una persona non consiste nel quante volte inciampa ma in che modo si rialza e ricomincia facendo tesoro dei propri errori. Però un’occhiata a dove si mettono i piedi ogni tanto bisogna pur darla.

Il M5S si scontra con un muro di gomma dentro l’urna: ci siamo illusi di saltare in Europa con un’asticella lunga 30, avendo già usata quella da 25, ma ci ritroviamo con un 21. Sbagliare fa male ma serve per crescere e su questa lezione occorre porsi domande dolorose ma lucide per andare oltre evitando banalità e giustificazioni.

La prima cosa da non fare è trincerarsi dietro la scusa che “gli altri” sono tutti cretini e non ci hanno votato perché sono troppo stupidi per capire. Questo errore lo fece il PD ( o come si chiamava allora) di fronte allo tzunami Berlusconi nel 1994. Quell’errore di giudizio politico ci ha regalato 20 anni di berlusconismo. Se commettiamo lo stesso errore rischiamo di condannare il paese a 20 anni di renzismo.

L’italiano medio non è un rivoluzionario: ce lo racconta ogni libro di storia. Venti anni di fascismo, quaranta di egemonia democristiana, quindi di craxismo, altri venti di berlusconismo, non sono certo l’indice di un paese che ama i cambiamenti anche quando la situazione corrente si dimostra palesemente distruttiva. In fondo il “furbo” italico pensa sempre di cavarsela e ama saltare sul carro del vincitore. Ma i vizi li conosciamo.

Quello che abbiamo imparato a conoscere con il movimento è una parte di paese che in fondo credevamo non esistesse più. Non è il caso di spendere parole su questo: chi è dentro il movimento ne conosce la ricchezza delle idee e delle persone. Non siamo ancora consapevoli però dei difetti e dei limiti del movimento; quelli che più volte sono stati segnalati (da dentro e da fuori) e che ci siamo illusi fossero dimenticabili sopperendo con l’entusiasmo.

Il M5S ha avuto tutti contro; lo sappiamo, lo sapevamo: ma il terreno di battaglia è questo e se uno decide di combattere lo deve fare su quel campo conoscendo il potere dell’avversario. Forse è stato sottovalutato questo potere o sopravalutato il nostro.

Il 21,16% per un movimento atipico nato da 5 anni e operante in un paese post fascista, democristiano, craxiano, etc etc è di fatto un consolidamento importante. In questo momento ci sono circa 5.800.000  elettori che hanno dato fiducia ai 5 stelle.

Ma c’è un serbatoio di circa 27.000.000 di elettori che non votano (e non hanno scelto il M5S)  da cui attingere. Se il movimento portasse dalla propria parte almeno un terzo di questi elettori potrebbe ambire ad una quota di circa 15.000.000 di elettori.

La domanda è: perché non è successo? Perché invece stiamo a contare circa due milioni di voti persi? 

Quando si “vende” un prodotto (e fidatevi anche in politica si “vende” il che non vuol dire “mercificarsi” ma offrire idee che devono essere apprezzate dagli elettori) o meglio, non si riesce a vendere un prodotto come vorremmo, bisogna porsi delle domande sulla comunicazione  e sul modo di porsi. 

Come suol dirsi, delle migliori intenzioni sono lastricate le strade per l’inferno. Non basta la buona volontà e la disponibilità ma ci vuole strategia comunicativa per far accettare il nostro prodotto (le nostre idee). Sopra tutto è imprescindibile avere coscienza del livello del pubblico cui ci stiamo rivolgendo.

Siamo sicuri, a partire da Beppe Grillo (cui vanno sempre la mia inalterata stima e profondo affetto) in giù, passando per il blog, che la comunicazione sia stata all’altezza del compito che avevamo? Sia impostata correttamente per ambire ad una platea più ampia di cittadini?

Siamo sicuro che certe questioni sui meccanismi decisionali all’interno del movimento (non quelle becere poste da certa stampa) che da anni serpeggiano tra le fila degli attivisti e non solo non finiscano per influire negativamente sulla potenzialità del M5S?

Il cambiamento epocale che pone il M5S è complesso e richiede adattamento di comunicazione e mutamento di valori di riferimento nonché tempo per essere recepito. Le incombenze politiche, le scelte scellerate che potremmo subire di qui in avanti richiedono invece urgenza e contrapposizione dura.

Tutti gli eletti del movimento si sono prodigati in questa battaglia senza risparmiarsi; così come i candidati e gli attivisti. I presupposti per il cambiamento ci sono tutti, con un po’ di correzioni di strategia… senza mai smettere di porsi domande.

D.A. 26.05.14