M5S al voto ragioni per votarlo o meno

In vista delle prossime elezioni europee (e regionali nel caso del Piemonte), qualche riflessione in libertà sulla situazione del M5S e le prospettive politiche, guardando alle criticità.

di Davide Amerio.

Ma per le prossime elezioni, vale ancora la pena votare M5S? La domanda non riguarda certo tutti, ma credo che, come me, ci siano elettori con forti sentimenti contrastanti, a riguardo. Provo a fare una breve disamina dei pro e dei contro, nulla più che una riflessione personale (certamente non esaustiva), ma che magari aiuterà anche qualcun altro, nella difficile decisione. 

Iniziamo, brutalmente, da una serie di considerazioni, che inducono a non votare il M5S.

TAV.

La prima questione è quella che ci riguarda più da vicino. La gestione politica del blocco della linea Torino-Lione è stata gestita in modo ampiamente insoddisfacente, e ancora oggi non è stata definita. Errori grossolani sono stati commessi. Si è persa la fiducia di una fetta considerevole di Valsusini che avevano riposto nel M5S la fiducia, per ottenere, finalmente, l’affermazione definitiva della verità sul Tav: non serve, è inutile, costoso, e fuori tempo massimo per la realizzazione. L’argomento non riguarda solo la Val Susa, ha una valenza ben più importante: porre finalmente la parola fine alla gestione corruttiva, e a favore dell’interesse di pochi, delle Grandi Opere. Un’occasione importante per affermare la logica dell’utilità, e dell’impiego consapevole e razionale, del denaro pubblico. Sembra che i vertici, e alcuni parlamentari del movimento, non si rendano conto della posta in gioco, anzi provino un qual certo, malcelato, fastidio nei confronti della Val Susa. Forse, a qualcuno, l’ascesa rapida dalla polvere agli altari ha provocato una sbornia di autostima.

Immigrazione.

L’errore maggiore non è stata la chiusura dei porti, con la – giusta,- pretesa che del problema se ne occupasse l’Europa nel suo complesso (come vuole la narrazione di sinistra), bensì l’aver lasciato carta bianca a Salvini. Come già scritto, alla frase “aiutiamoli a casa loro”, sarebbe stato opportuno (politicamente e umanamente), mettere la Lega di fronte alla responsabilità di creare un piano tecnico/politico per affrontare il problema, di concerto con l’Europa (e inchiodando anch’essa alle proprie responsabilità). Ciò avrebbe ridimensionato da subito il ruolo di Salvini come salvatore della patria.

Euro-Europa.

Anche questa è una nota dolente (su cui mi sono già espresso). È sconosciuto il motivo per il quale, dopo aver gridato nelle piazze per anni strali verso l’Euro e l’Europa (ipotizzando addirittura l’uscita da entrambi), l’argomento sia precipitato nel silenzio assoluto. Anche qui un nutrito gruppo di sostenitori/simpatizzanti/esperti è rimasto a bocca asciutta ed è transitato verso la Lega che ha loro offerto appoggio incondizionato. Un bel regalo, con l’omaggio finale (alla Lega) del prof. A.M. Rinaldi che, seppur professa da sempre la sua estraneità a fazioni politiche, è sempre stato vicino al Movimento, ma non ha ricevuto nessun invito per la sua candidatura. Quanto all’Europa, non ostante il lavoro eccellente dei parlamentari a Cinque Stelle, non si può dimenticare la pessima figura realizzata con l’accordo con l’Alde; grazie a un borioso David Borelli (sostenuto dai vertici del Movimento, e oggi transitato in +Europa), si sono persi due validi parlamentari al Parlamento Europeo, e si è guadagnata una magra figura. 

Tap, Ilva, Terzo Valico, Muos.

Anche qui profonde delusioni sono state seminate dal Movimento. Se, molto probabilmente, la responsabilità risiede nei contratti sottoscritti da altri governi, l’aver promesso troppo, e con troppa disinvoltura, durante le campagne elettorali condotte stando all’opposizione, hanno generato altre perdite di consenso. Eppure già cinque anni in Parlamento avrebbero dovuto consigliare maggior cautela, prima di instradarsi in facili promesse. 

Rai e informazione.

Una breve menzione merita la Rai. Se la scelta di candidare Carlo Freccero è stata sicuramente positiva, non si può dire che altre scelte abbiamo condotto favore nei confronti del M5S. I dati confermano un presenzialismo eccessivo di Salvini. Più che appellarsi ai complotti, occorrerebbe un sano realismo. Tutti fuori dalla Rai (come partiti) è cosa buona e giusta, ma se gli altri non accettano, allora è bene far valere la propria posizione di partito di maggioranza relativa, e ti prendi il canale principale di informazione. La coerenza è importante, ma non è buona prassi politica fare la vergine quando lavori dentro un bordello: gli altri vincono e tu rimani con il cerino in mano.

Democrazia interna.

L’argomento è spinoso. Se sei un fedele grillino (grullino?) tutto ciò che accade nel movimento, e come viene gestito, dalla piattaforma Rosseau, alle nomine dei candidati, alla neo figura del capo politico, all’onnipresenza della Casaleggio, ti sembra normale, e accettabile.
Diversamente, con un po’ di sano spirito critico, il dubbio che qualcosa non funzioni per il verso giusto, ti dovrebbe venire. In nome di una presunta Realpolitick interna (prima eravamo all’opposizione, ora siamo al governo), si è evitato di affrontare questioni di reale democrazia, della gestione del dissenso, del confronto con gli attivisti sul territorio. Non di meno non è mai esistito un dibattito (reale) sui principi del movimento che, raccolti quasi per caso dalla rete (da Grillo e Casaleggio), non hanno mai costituito un ragionato piano politico integrato (con norme e regole appropriate alla realtà, e mediate dall’esperienza). Si continuano invece a improvvisare correzioni, in corso d’opera, che sono facile oggetto di accuse di incoerenza.

Le possibili ragioni per un voto.

 A questo punto vi domanderete se esistono plausibili ragioni per votare il M5S. Proseguiamo nell’analisi.

Il primo merito del Movimento è l’averci regalato (al paese) finalmente(!) un primo ministro degno di questo nome, e non personaggi che ti vien voglia di prenderli a ceffoni appena li guardi faccia (perché sai che ti stanno prendendo per il culo…). Non ostante le solite inutili critiche del pensiero unico mediatico, Conte ha raccolto il favore della maggioranza dei cittadini, di differenti pensieri politici. Non è cosa da poco. Il fatto riveste una certa importanza se ricolleghiamo la figura di Conte a quel cast di professionisti (come lui), che il M5S aveva presentato come compagine di governo, qualora avesse vinto le elezioni, superando quell’idiota soglia del 40%, voluta da cdx e csx, proprio per impedire al Movimento di governare da solo. Il nostro Primo Ministro, non è quindi un caso accidentale, ma fa parte di una strategia politica (voluta da Di Maio) che prevedeva l’ingresso, nel governo, di figure preparate, e di alto livello. 

Il paese sta scivolando verso una nuova Tangentopoli, per la quale i partiti accusano, come in passato, l’invadenza della magistratura. I magistrati sono, da 30 anni a questa parte, costretti ad intervenire per far pulizia delle “mele marce”, mentre i vertiti dei partiti promuovono gli stessi personaggi a posizioni di prestigio con laute prebende.

Il sistema è corrotto, per chi vuole avere gli occhi aperti (e non vive di connivenze o illusioni). Su questo terreno il M5S rappresenta un antidoto importante. Non per nulla l’ostracismo nei suoi confronti ha proprio origine dalla consapevolezza di questa estraneità al “sistema”, che ruota intorno alla politica, ma coinvolge imprenditori, mediatori, giornalisti, criminali organizzati. Nessuno può pretendere una patente di onestà formulata sulla base di un esame del sangue, perché non esiste. Diversamente esistono ragioni di opportunità politica (e morale) che consiglierebbero l’immediato allontanamento dalle stanze del “potere”, dei personaggi su cui gravitano dubbi ragionevoli, condanne, prescrizioni, o patteggiamenti.

Roma, Torino, Livorno. Sui sindaci pentastellati di queste città, se ne sono dette di tutti i colori. Raggi, Appendino, e Nogarin, non sono perfetti, per carità. Ma diversamente dalle narrazioni mediatiche, che li qualificano come incapaci, inetti, e prossimi a finire in gattabuia, continuano a lavorare alacremente, amministrando città disastrate, ereditate da gestioni passate. E, incredibile a dirsi, sono ancora a “piede libero”, mentre gli “esperti” del cdx e del csx rimpolpano le fila dei galeotti (quasi sempre condonati grazie alle stesse leggi promulgate sempre dagli stessi partiti).

Populismo è la parola magica, buona per tutte le stagioni, con la quale screditare qualsiasi iniziativa positiva a favore dei cittadini, non più trattati come sudditi. Il populismo esiste, e fa certamente parte della cultura politica di alcuni soggetti. Ma, diversamente dalla narrazione, esistono diverse forme di “populismo”. Quello dei Cinque Stelle nasce sull’onda lunga dell’indignazione del “popolo” per un sistema malato e corrotto, nonché traditore, che si ricorda delle persone solo quando deve mercanteggiare un voto, per poi dimenticarsene il giorno appresso a quello delle elezioni.
L’aver posto la questione della povertà al centro del dibattito politico, e di iniziative legislative, è un merito non indifferente. Certo le leggi vanno affinate e migliorate, ma il principio dell’universalità del reddito è un tema che solo grazie al Movimento, ha trovato la “cittadinanza” che merita.

Paradossalmente (rispetto alle deficienze), l’aver posto la questione delle Grandi Opere sotto la lente dell’Analisi Costi/Benefici, è un altro merito. Dopo le ubriacature di leggi come lo Sblocca Italia, finalmente si è tornati a porre la questione della scelta razionale degli investimenti da attuare per le infrastrutture ( e il Mose dovrebbe insegnare qualche cosa). Per inciso, dubito che la terribile vicenda del Ponte Morandi sarebbe stata gestita con la trasparenza dovuta, se non ci fosse stato il M5S al governo. Il fatto stesso che certi contratti (sulle infrastrutture) siano “segretati”, dovrebbe dirla lunga sulla bontà (e moralità) degli accordi che i governi, degli ultimi 30 anni, hanno firmato con soggetti privati.

Parlando di Parlamento Europeo, solo il silenzio mediatico quinquennale che trascorre tra un’elezione e l’altra, ha evitato di mettere in luce l’ampio e proficuo lavoro svolto dal gruppo dei parlamentari pentastellati. E numerose battaglie (come quella contro il TTIP) sono ancora in corso. 

Per quello che riguarda il Parlamento Italiano, al di là delle inveterate e delle esibizioni para muscolari di Salvini, ci si dimentica di sottolineare che le positive leggi promulgate da un anno a questa parte portano la firma del M5S, grazie alla sua nutrita pattuglia di eletti, alla Camera e al Senato. In questo ambito non tutto è positivo; l’accordo (contratto) con la Lega costringe a spiacevoli mediazioni. 

Non da ultimo, merita considerare il disastrato panorama politico italiano. Quali sono le possibili alternative? Sono sicuri, coloro che propendono per la Lega, che questa costituisca davvero una novità nel panorama politico, e possa “riformare” il paese? E a sinistra? il deserto, per quello che mi riguarda. Qualche pregevole iniziativa esiste, destinata pur sempre allo zero virgola; perché se non ci si affranca dall’ideologismo storico, non si può pretendere di avere seguito. Sulla destra… stendiamo un velo pietoso. La presenza del gerontocratico mister B, trasforma quella parte politica in una farsa, buona per essere sostenuta, e sorretta, dal sistema mediatico che lo stesso possiede. 

Conclusioni?

Ciascuno tragga le sua, a questo punto. Se la disamina qui esposta sarà servita a qualcuno per riflettere… avrò raggiunto il mio scopo: qualsiasi sia la decisione che prenderà. 

Per il M5S la strada è ancora in salita. Dovrà porre mente alle proprie contraddizioni, e ai problemi interni, se vuole crescere ed essere forza realmente riformatrice per il paese. Il contratto con la Lega è una zavorra pericolosa, che rischia di esautorare la ragione dell’esistenza del M5S. Questo dovrà imparare a diventare forza autonoma dalla Casaleggio, e da Grillo, definendo il proprio ruolo ideologico nel quadro politico; strutturandosi adeguatamente, non avendo timore del pensiero non conforme. La peggior cosa sarebbe continuare a restringere il vertice del movimento, in un isolazionismo politico e intellettuale, prodigo di decisionismo astratto. Storie già viste e vissute, di cui non abbiamo alcuna nostalgia.

Ci sono ampi margini di spazio elettorale, ma l’azione ondivaga di questi anni (un po’ per piacere alla destra, un po’ alla sinistra), e una non appropriata comunicazione, hanno lasciato in secondo piano importanti obiettivi: riportare al voto e alla partecipazione l’elettorato deluso, e la rivoluzione culturale del paese, trafitta a morte da 20 anni di destra berlusconista e di egemonia sinistrorsa.
Non di meno, c’è un mondo di “emarginati” dai diritti che attende un interprete fedele,  coerente, e coraggioso, che ne colga le istanze e le difficoltà; esso oggi vive sovrastato da sentimenti di emarginazione, razzismo, e integralismo para cattolico, che la Lega cavalca senza pudore, sul destriero retorico della buona famiglia tradizionale.

Destra e Sinistra non hanno perso di significato, ma per andare “oltre” occorre definire una propria fisionomia, un proprio pensiero, una filosofia. Tornare ad abbracciare l’utopia, ed essere “eretici”, è quanto mai necessario, senza però mai perdere contatto con la realtà, e sopratutto con le dinamiche sociali.

Auguri a tutti noi.

(D.A. 18.05.19)