
di Leonardo Capella
Già da lungo tempo il Movimento No Tav aveva messo l’accento sui costi esorbitanti della Torino-Lione e da sempre i No Tav sono stati trattati come bugiardi o nel migliore dei casi come visionari. Tutt’altro credito paiono avere ora le loro affermazioni. Persino il senatore Stefano Esposito (PD), da sempre accanito sostenitore della realizzazione dell’opera comincia ad avere ripensamenti in relazione all’enorme sproporzione fra costi di costruzione dichiarati (2,9 miliardi di euro) e i 7,7 miliardi di euro iscritti nel contratto di programma quadriennale tra Ministero dei trasporti e Rfi.
Ma il Senatore è in buona compagnia, alle prese con lo stesso problema traviamo il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi (Ncd), il quale oltre che alla sproporzione dei costi si trova a dover affrontare l’inghippo finanziario dei 95 milioni di euro esposti nel bilancio 2013 di Rfi quale quota di partecipazione in Ltf al posto del valore nominale 500 milioni di euro.
Il ministro Lupi dovrà dare spiegazioni presso la Commissione trasporti del Senato convocata per l’11 novembre. Affidando ad un autorità indipendente, il Ministro, conta di dare indicazioni certe sugli oneri in capo all’Italia. Anche sottraendo dai 7,7 miliardi di euro la quota di contribuzione europea, stimata ottimisticamente nel 40%, si otterrebbe un importo di 4,62 miliardi di euro. Cifra questa che supera di molto i 2,6 miliardi di euro e di conseguenza difficile da giustificare con le sole rivalutazioni dovute all’inflazione, come suggerito da Rfi.
Più complicata la risoluzione del nodo relativo al valore di partecipazione in Ltf proposto a bilancio da Rfi. La necessità di far nascere il nuovo soggetto promotore per la Torino-Lione in sostituzione di Ltf vede proprio in questa diatriba fra Rfi, la quale vorrebbe per uscire di scena i 95 milioni di euro iscritti a bilancio al posto dei 500 mila euro, e il Ministero dei trasporti un grande intoppo che rischia di diventare insormontabile. Sono al vaglio del Ministro diverse ipotesi per appianare questo inghippo, una cosa però pare sicura ovvero che appena sistemata la questione bisognerà cercare il responsabile di questo guaio.
Mai si è arrivati così vicini alla cancellazione di quest’opera che sempre da più parti si sottolinea, ancorché inutile, estremamente dispendiosa. Una scelta di buonsenso, dunque.
L’analisi costi benefici dovrà spostare ben oltre il termine temporale del 2075, lontano traguardo preso oggi in esame nell’ottavo quaderno dell’osservatorio Virano, aggiungendo oltre al tempo anche fantasiosi dati su riprese economiche che ad oggi non sembrano proprio credibili.
L.C. 04.11.14