
di Claudio Giorno
Al termine di uno dei primi presidi No Tav (credo fosse il 18 dicembre 2012) in difesa del mantenimento del nido-maternità “occupammo” simbolicamente i corridoi allora angusti della Direzione Sanitaria (oggi trasferita in locali più comodi e ampi sottratti proprio alla maternità!)…Dopo una serie di chiamate telefoniche comprensibilmente concitate partì dalla direzione ASL di Collegno una delegazione di dirigenti tra cui il Dottorgrassano.
L’incontro fu ovviamente un po’ imbarazzante: non eravamo, non

siamo e non vogliamo essere – credo – come Movimento No Tav un “interlocutore istituzionale”. Tuttavia l’autorevolezza che deriva dal curriculum eticopolitico ineccepibile di chi è attivo da anni in questa lotta (nonostante il tentativo di infangarci per conto del PD’exposito dei PMmilitanti) da Nicoletta Dosio ad Alberto Perino, da Celerima Cometto a Guido Fissore, da Stefania Batzella a Beppe Joannas, da Ermelinda Varrese a Italo Pent ci consentì la “dignità di ascolto” da parte loro (dopo opportuna consultazione col vertice massimo della sanità piemontese).
Ricordo perfettamente come i due dei funzionari cercarono di “gestire” con tatto la situazione ammettendo in modo implicito che la decisione di mantenere in funzione il reparto nonostante che i numeri – pur più lusinghieri di oggi – fossero già tali da “giustificarne” la chiusura fosse essenzialmente “politica”. Arrivarono a dire qualcosa del tipo che una azione di “cittadinanza attiva” come quella resa possibile dalla presenza sul nostro territorio di una lotta riconosciuta dal vertice stesso dello stato poteva essere determinante nel favorire un “verso” positivo per tale decisione. Soprattutto ammisero che la “geografia” della Valle di Susa rendeva oggettivo un rischio inaccettabile per nascituri e partorienti residenti o in transito nei centri a grande affluenza turistica stagionale più distanti da Rivoli: E ammisero anche che era velleitario e irresponsabile immaginare come alternativa ragionevole l’ospedale

di Briancon vista la transitabilità rischiosa delle strade di accesso al Monginevro proprio nella stagione di maggior presenza turistica.
Tutti d’accordo? Naturalmente no. Una voce fuori dal coro fu proprio quella del Dottorgrassano (la cui presenza peraltro non era stata richiesta) …Ricordo non senza un po’ di ilarità (in quei casi – a parità di risultato – è sempre salutare ridere per non piangere) come si fosse lanciato in una illustrazione dettagliata circa la preferibilità per un paziente afflitto da una patologia grave di essere operato in un nosocomio di eccellenza e da una equipe chirurgica “allenata” invece che in un ambulatorio di campagna da parte di un anziano medico di famiglia…Con una verve degna di un trombettista riciclatosi comico che fece furore per qualche tempo in un programma di Renzoarbore degli anni ’80: tal Catalano…Non solo: la sua performance oratoria più appassionata la riservò alla propaganda sconcertante, ma suggestiva (vi ricorda qualcuno l’aggettivo?) dell’elisoccorso! Ora qualunque studente al primo anno di ingegneria aeronautica impara che l’elicottero è il mezzo più energivoro e statisticamente soggetto a incidenti in un campo, quello del trasporto aereo, che pure ha raggiunto standard di sicurezza eccezionali…Ma la sua passione per la soluzione “culla volante” oltre che suggerire una visione meccanica e quindi assi meno affascinante della cicogna lasciava intravvedere sin da allora una (in piena amministrazione Cota) una futura sintonia con l’ingenuo fervore che prende Chiamaparino quando come

alternativa alla assunzione di personale sanitario di ricambio a quello andato in pensione propone l’apertura di un cantiere edile (magari “made in Ravenna”) per la realizzazione di città della salute e nuovi reparti ospedalieri attrezzati di tutto punto ma deserti di personale (e quindi di pazienti).
Ma il fatto che in entrambi i casi (elisoccorso o città della salute) si debba ricorre all’appalto potrebbe essere forse la chiave di soluzione per farsi una ragione di tanto entusiasmo. Ma torniamo ai dati certi lasciando le congetture al teatrino della politica dove altri sono più esperti di noi.
A distanza di oltre due anni dall’incontro che ho voluto rievocare direi che il Dottorgrassano può essere ben soddisfatto: non so quanti elicotteri vede atterrare dal suo ufficio, ma la sua tesi – quella per cui il nido di Susa con il numero decrescente di parti costituirebbe un rischio per mamme e bimbi – ha fatto proseliti: a cominciare dall’attuale assessore alla sanità (che non si ricorda neanche più quel che scriveva con prefazione di Rosybindi quando criticava la sanità di Ghigo dai banchi della opposizione…). Per non parlare dei consiglieri che si spacciano per locali mentre sono stati “nominati” nel listino del sindacalista fattosi bankiere ma oggi governator-cortese del Piemunt.
La realtà – come tutti sanno e come è stato evidenziato

coraggiosamente da mamme e papà di “Abbiamopartorito a Susa”, è che a fronte di un numero di parti sostanzialmente invariato nel bacino che ha Susa come possibile baricentro, coloro che hanno subito l’azione di “scoraggiamento” sono talmente tanti da aver fatto letteralmente precipitare in due anni il numero delle nascite! Cosa che ha portato allo scoramento addirittura alcuni operatori del reparto come dimostrato anche per iscritto (lettere ai giornali). Cosa che è stata se non pianificata certamente attuata attraverso il concorso di molte figure apicali e non, che – sapendo perfettamente che il Piemonte era la regione del norditalia con le casse più sconquassate e che la spesa sanitaria è quella di gran lunga più consistente, hanno aderito con entusiasmo ai desiderata di chi doveva portare a Roma risultati che andassero verso il RISANAMENTO…dei costi non importa se a scapito del DISSANAMENTO dei cittadini del Piemonte …(che peraltro se non sanno scegliere altri che non siano i Cota o i Chiamparino forse non meritano neanche di vivere in buona salute fisica visto che agonizzano mentalmente).
Io non so se Grassano ha avuto (si è dato) un ruolo in questo progetto di compiacere la malapolitica e francamente non mi interessa. Mi rallegro solo di non aver bisogno della sua professionalità. Ma so per esperienza di lavoro, sindacale e anche un po’ politica che nel modo in cui è organizzata la nostra società (che

non a caso assiste impassibile alla staffetta prima e alle larghe intese poi berlurenzoni ) che per far carriera serve più un culo di pietra che un cervello ricco di neuroni. Che scala più un ruffiano che un freeclimber.
Per cui il presidio che oggi andiamo ad aprire davanti all’ospedale o diventa un pezzettino locale di un processo che ci deve portare a altre maggioranze di governo o un motivo per far ritenere “pericolosi” e non desiderabili oggi il nido, domani la chirurgia e dopodomani il prontosoccorso (nonostante i cantieri paramilitari) ci si mette relativamente poco a fabbricarlo.
Ieri il Presidente della Cassazione ha pronunciato della parole che se sono state riportate correttamente da “il fattoQuotidiano” sarebbero più che sufficienti per renderlo un candidato desiderabile per il Quirinale: “Il pericolo più grave è rappresentato, nell’attuale società globalizzata, dalla possibilità che la politica sia ‘asservita’ alle scelte

economiche e che l’economia assurga al ruolo di guida delle decisioni politiche, innalzandosi a unico parametro dell’agire dell’uomo – dice Santacroce -. Il rischio è che nell’intraprendere l’opera di riforma anche l’esercizio della giurisdizione venga valutato non per l’efficacia con la quale risponde all’effettiva tutela dei diritti, nella costante tensione tra ‘valori non negoziabili’ e promozione della persona, ma per il suo conformarsi alle indicazioni emergenti dalle esigenze dell’economia”.
Se lo dice il presidente del più alto grado di magistratura giudicante, forse possiamo permetterci anche noi di continuare a sostenerlo oggi e nei prossimi giorni, mesi, anni.
C.G. 24.1.14