
di Valsusa Report.
L’appuntamento era a Giaglione, uno dei due comuni confinanti con il cantiere-fortino, presenti cinque europarlamentari di vari gruppi dell’Unione Europea. Strana la non presenza del sindaco locale data la enorme pubblicità dell’evento, strano data la volontà degli europarlamentari di capire il territorio, di domandare e soprattutto valutare l’opportunità della spesa per questa opera voluta dai governi italiani. Più volte il cantiere è stato sponsorizzato come volontà europea, quindi i parlamentari sono venuti a vedere di persona come stanno le cose.
Una partenza normale, i cinque europarlamentari accompagnati da cittadini del territorio; in totale una cinquantina di persone per lo più anziani con punte di 87 anni, i migliori, quelli che hanno visto questi 28 anni di opposizione a quello che viene identificato come un esoso sperpero di denaro e distruzione territoriale. L’europarlamentare Eleonora Forenza ci dice “siamo qui oggi dopo aver incontrato ieri la popolazione del territorio valsusino, andremo al cantiere per farci spiegare i pregressi avvenimenti e comprendere bene gli accaduti“. Sono le 9e30 di sabato 3 ottobre 2015 gli europarlamentari con le delegazioni si avviano per la strada che conduce al cantiere-fortino del tunnel geognostico della Maddalena – vogliamo ancora ricordarlo – finalizzato a capire se le condizioni di inquinamento e impatto ambientale siano idonee per l’inizio dei lavori del tunnel di base per il treno veloce.
L’arrivo al ponte-confine Clarea, lontano decine di metri dal cantiere-fortino, vede un ingente quantitativo di polizia a sbarrare il passo alla delegazione. La polizia interagisce con gli europarlamentari dichiarando che la venuta al loro cospetto sa di manifestazione, rapidi i vari esponenti delle varie forze presenti si convincono l’un l’altro “vedo delle bandiere; io uno striscione; ah no, non c’è, comunque per me è una manifestazione” inutile per il gruppo di esponenti con mandato europarlamentare spiegare che si trattava di delegazione, tra l’altro composta da anziani e quindi non pericolosa; come inutile la disponibilità di assumersi la responsabilità oltre il confino-ponte. “Di qui possono passare un europarlamentare e dieci persone poi facciamo il cambio con altri dieci, tutti insieme non passate” la risposta del dirigente è perentoria dopo la classica telefonata ai superiori “non rispondo io, ho chiamato i miei superiori“. Di fatto un’imposizione senza motivi apparenti, ma viene accettata dagli europarlamentari e dalle delegazioni in una breve riunione. Ci viene in mente una possibilità, se gli europarlamentari con al seguito le delegazioni chiedessero di entrare, l’obbligo di aprire lo scrigno d’oro del cantiere-fortino vedrebbe all’interno decine di No Tav, “impossibile per un potere che non vorrebbe mai più vedere in quei luoghi le persone che qui abitano il territorio” ci ricordano i No Tav.
Di fatto non è così “vogliamo raggiungere i terreni della Clarea da fuori il cantiere, ci siamo già entrati ieri con annesso deragliamento del trenino che ci conduceva al fronte di scavo”, bene si va avanti, ed inspiegabilmente la polizia arbitrariamente nel momento del primo passaggo si chiude e spintona tutti i presenti causando contusioni e cadute rovinose a chi impreparato si trova nel mezzo della spinta degli uomini in divisa. Il passaggio viene chiuso con mezzi della polizia e viene impedita la visita europarlamentare e delle delegazioni. “L’interesse lobbistico e mafioso è così ben protetto dagli uomini in divisa blu, mangiamo una volta e poi torneremo” ci dicono i No Tav più anziani.
V.R. 3.10.15