Oltre 800 mila metri cubi di smarino del Tav nella cava di Caprie: questo quanto previsto dal progetto definitivo, presentato recentemente, della Torino-Lione.
Smarino che andrebbe a ripianare i gradoni della cava, già interessata da un progetto di ripristino ambientale che doveva concludersi tra breve e che ora dovrebbe essere completamente rimesso in discussione. E smarino che arrecherebbe sicuri danni alla salute non solo delle popolazioni limitrofe ma a tutta una valle e questo non seguendo dati di parte ma rifacendosi a quanto anticipato degli studi di LTF che sul progetto del Tav hanno ipotizzato per la popolazione valsusina un aumento del 10-15% solo per le affezioni respiratorie.
Per capire la portata di questa questione i comitati No Tav di Condove, Caprie e Chiusa S. Michele hanno indetto per ieri sera, venerdi 5 luglio, un incontro a “La Sosta” di Caprie, al quale hanno partecipato numerosissime persone, preoccupate di quanto si vorrebbe far accadere presto sul proprio territorio.
Relatori della serata la dottoressa Maria Stella Aglianò, una dei cento medici firmatari del documento sui danni che verrebbero dalla realizzazione della grande opera, Claudio Cancelli, già docente al Politecnico di Torino, Mario Cavargna, Presidente Pro Natura Piemonte, Stefano Ciarlo, meteorologo e il senatore Marco Scibona.
Relatori che hanno svolto le loro relazioni intorno al problema delle polveri sottili, sottilissime, capaci non solo di entrare negli alveoli dei polmoni ma di entrare (e questo è il risultato di studi recentissimi) nel sistema circolatorio del sangue.
Polveri, come ha ricordato Cancelli, che partiranno dai lavori di scavo della galleria di Chiomonte, dalla fresatura delle pietre fatta dalla “talpa”, grande fresa che si farà strada nelle viscere della montagna, traendovi i materiali che intercetterà, amianto e uranio compresi, perché presenti in questa zona. E polveri che faranno parte dei carichi dei camion che percorreranno la valle e che, seppur chiusi ermeticamente come i realizzatori vanno dicendo, non saranno in grado, come già accaduto in altre zone (Carrara ad esempio, come ricordato da Stefano Ciarlo) di non contaminare il territorio e che poi verranno depositate a Caprie. Tutto alla mercè dei venti, delle brezze, delle correnti d’aria che si muovono lungo tutta la valle e che non mancheranno di trasportare queste piccolissime particelle ovunque. Con risultati più che ovvi per le ricadute sulla salute dei cittadini.
Asbestosi, mesotelioma pleurico (che dalla diagnosi alla morte “regala” tra i sei ed i dodici mesi di vita), saranno malattie in aumento in un territorio già segnato pesantemente; con questo si dovrà tener conto delle possibili leucemie per la presenza dell’uranio, del radon, questo soprattutto per i lavoratori del cantiere. Di questo ha trattato la dottoressa Aglianò, sottolineando come il prezzo maggiore lo pagheranno gli anziani e i bambini.
Evidente dunque la necessità di contrastare un progetto che per il territorio non potrà che arrecare danni alla salute ed anche economici, questo perché sarà inevitabile il crollo del valore delle abitazioni e certamente è una pia illusione quella di coloro che immaginano ancora di poter guardare al territorio come a una zona appetibile per il turismo!
Molto l’interesse suscitato dalle relazioni e anche palpabile l’attesa di un aiuto da parte di alcune forze politiche, come il Movimento 5 Stelle, rappresentato dal senatore Scibona, che ha relazionato su alcune delle mozioni intraprese.
Importante dunque questo nuovo appuntamento informativo, che ha visto uno spiacevole inizio con la richiesta di identificazione da parte dei Carabinieri a un gruppo di primi intervenuti alla serata sul piazzale adiacente il locale. Mentre ha sconcertato la notizia del recapito di un avviso di garanzia al presidente Mario Cavargna per procurato allarme, per una denuncia relativa al cantiere, privo, fino a un paio di settimane fa, della rete antimassi.
Gabriella Tittonel 6 luglio 2013