Francia. Lione -Torino: un grande progetto senza redditività

Dominique Dord, deputato UMP per la Savoia e sindaco di Aix- les- Bains, spiega all’Assemblea nazionale perché dubitare seriamente di questo “progetto degli anni Ottanta”, le cui previsioni di redditività “si sono rivelate tutte false”.

Dominique Dord, deputato UMP per la Savoia e sindaco di Aix- les- Bains, spiega all’Assemblea nazionale perché dubitare seriamente di questo “progetto degli anni Ottanta”, le cui previsioni di redditività “si sono rivelate tutte false”.

Signor Presidente, onorevoli colleghi,

Questo trattato impegna la Francia nella realizzazione di un grande tunnel ferroviario, un collegamento chiave nel progetto Lione-Torino per almeno 2 mld di euro subito e 20 mld per la sua conclusione. A questi costi, il grande tunnel e la Lione-Torino sono davvero una priorità? Per molto tempo ho creduto, ho tenuto lo stesso discorso e usato gli stessi argomenti come la maggior parte di voi: l’ambizione europea, il trasporto modale, la partnership con l’Italia, la creazione di posti di lavoro, le sovvenzioni europee del 40 %… Oggi dubito seriamente: voglio quindi condividere i miei dubbi, fondati sui fatti.

La Lione-Torino è un progetto degli anni Ottanta. A quel tempo era strategico, in effetti, perché erano stati localizzati molti impianti di produzione in un’Europa in cui le prospettive di crescita erano forti: si rendeva necessario progettare un nuovo asse est-ovest, per evitare il rischio che le nostre strade e le nostra linee ferroviarie si saturassero. Ma trent’anni anni dopo, il panorama industriale si è completamente trasformato: ​​in gran parte l’industria è stata delocalizzata, soprattutto in Asia. La Lione-Torino non ha più lo stesso carattere strategico, dal momento che a cambiare percorso è stata proprio la strada che han preso le merci.

Banana bluSì, la Cina si è svegliata. Ma oltre tutto, dopo trent’anni il triplicamento dei flussi di merci prospettati allora non ha avuto luogo. I quantitativi hanno subito una stagnazione, attestandosi sulle 20 milioni di tonnellate di merce scambiata; mentre sono raddoppiate e rappresentano più di 100 milioni di tonnellate quelle scambiate su un asse nord-sud dal porto di Genova, dove sbarcano ora le merci provenienti dall’Asia, per risalire attraverso i tunnel svizzeri e austriaci verso l’Europa del Nord, lungo la famosa “Banana blu”*.

Secondo me, questa nuova geografia nord-sud del trasporto merci è un elemento significativo; non ho ben chiaro che cosa non sia stato tenuto debitamente in conto in precedenza, ma la Corte dei conti ha emesso una severa sentenza in materia, e la Commissione Mobilité 21 ha definito questo progetto come secondario.

Ci viene detto che se il traffico ha subito una stagnazione è a causa della crisi economica europea. Ma se ciò è vero, perché è invece raddoppiato attraverso l’Austria e la Svizzera?

Ci viene detto che il traffico è stagnante perché la linea storica, sulla quale pure si è investito 1 mld di euro, e il tunnel approvato al modello B+, risagomato, sarebbe troppo vecchio e il dislivello troppo alto. Ma se questo è vero, perché la linea del San Gottardo, che ha solo due anni in meno della vecchia linea del Moncenisio e vanta un dislivello di 900 metri contro i 700 della nostra, sopporta 17 milioni di tonnellate?

Ci viene detto che nel 2035 il commercio triplicherà. Però ci hanno detto la stessa cosa vent’anni fa, e di nuovo l’han ripetuta dieci anni fa!

Ci viene detto inoltre che non trovandoci nel cuore di questa Banana blu dobbiamo garantirci il collegamento con l’Italia del nord, in quanto importante area economica. Vero. Ma lo abbiamo già assicurato, dal momento che una linea ferroviaria ci collega a questa realtà effettivamente ricca zona del nostro continente. Una linea la cui capacità è utilizzata a meno del 20%! Abbiamo dunque dei margini…

Ci viene detto che il trattato si applica solo al tunnel e non alla Lione-Torino, a dispetto di quanto scritto esplicitamente nel titolo, e che un nuovo tunnel sarà utile anche senza la Lione-Torino. Faccio notare che si tratta di un’ambizione rivista al ribasso. Il tunnel sarà sicuramente utile, ma per 2,5 mld di euro, non ci sono investimenti ferroviari più utili?

Non illudiamoci sugli effetti di una nuova infrastruttura che sconvolgerà i territori attraversati, la popolazione, l’equilibrio naturale, gli 800 ettari di terreni agricoli tra i più fertili che saranno mandati in malora!

Per assicurare il trasporto intermodale, se necessario per alleviare le nostre valli, investiamo piuttosto 500 mln di euro nella tutela ecologica della linea esistente ai margini del lago di Bourget, e nelle aree urbane attraversate. Potremo così caricare di più la esistente senza saturarla. Investiamo piuttosto 500 mln di euro per l’ accesso ferroviario di Annecy, un’altra priorità alpina, altrettanto importante e molto più redditizia! Investiamo piuttosto 500 mln di euro in un’autostrada sul litorale per garantire il collegamento per le merci provenienti dalla penisola iberica.

Questi tre progetti sono realistici, e sono a portata di mano. Possono essere lanciati rapidamente e daranno lavoro alle imprese locali, impegnando la manodopera locale.

Noi vogliamo meno camion. Vogliamo più sicurezza dalle nostre nuove infrastrutture. Investiamo allora in nuovo materiale rotabile. Perché che ci sia o meno un nuovo tunnel, non si avrà in Francia una politica di trasporto merci su ferro con materiali risalenti al primo Novecento. I nostri treni merci sono obsoleti. Investire su sistemi di vagoni intelligenti: le operazioni di traino manuale con barre filettate sono di un’altra epoca e possono essere automatizzati. Devono essere messe in servizio automotrici.

Questo grande progetto non ha nessun vantaggio. È l’archetipo di una logica tecnocratica superata, di scelte che risalgono a trent’anni fa e non sono più appropriate, di previsioni che si sono rivelate tutte false, di costi che sono stati sottostimati e che lo saranno ancora. In realtà, attorno a noi in trent’anni tutto è cambiato, salvo i discorsi magniloquenti e gli argomenti a favore della Lione-Torino, sempre sulla cresta dell’onda.

da Basta!

[trad. di Norma Taviani]

* Banana blu (in inglese The Blue Banana) è un termine usato per indicare una dorsale economica e demografica dell’Europa occidentale. Il nome si ispira alla forma curvata di questa dorsale e al colore dominante della bandiera dell’Unione europea, il blu. Questa dorsale è conosciuta anche con il nome di megalopoli europea