
L’Europa e l’euro al centro dell’intervista del professor Antonio Maria Rinaldi sulla prestigiosa rivista austriaca AURUM 999.9 specializzata in finanza, società e costume. Evidentemente anche in Austria iniziano a sentire il problema appartenenza all’Europa e all’ euro. Versione in italiano.
Sin dall’inizio dell’attuale costruzione europea che ha portato alla creazione dell’Unione Europea e successivamente alla condivisione della stessa moneta, ai cittadini europei sono state fatte credere cose che poi non sono state realizzate perché strada facendo le vere finalità si sono rivelate essere ben altre. Dopo il disfacimento dell’Impero Sovietico e la conseguente caduta del Muro di Berlino che riunificò la Germania, i popoli europei erano sinceramente desiderosi di dar finalmente vita ad una casa comune che mettesse proprio i cittadini al centro di ogni attenzione al fine di migliorare le condizioni sociali ed economiche e di eliminare le ingiustizie e le differenze in un percorso comune e condiviso.
Invece tutto questo non è mai avvenuto e a 24 anni da Maastricht e da 14 dall’adozione dell’euro, la maggior parte dei paesi membri è precipitata in una crisi economica e di identità come difficilmente si è verificato nella sua Storia. Nei fatti l’Unione Europea non ha minimamente tutelato le esigenze dei cittadini ma esclusivamente gli interessi delle lobby finanziarie e quelle delle multinazionali facendo ricadere i costi e gli oneri proprio sulle persone e sulle piccole e medie imprese che hanno da sempre rappresentato la vera forza dell’economia continentale. Nessuno dei temi caldi che preoccupano l’Europa sono stati lontanamente risolti: occupazione, emergenza terrorismo dilagante, rilancio economia, stabilità del sistema bancario ed in ultimo lo spinoso problema dell’immigrazione senza freni e regole che sta trasformando radicalmente le abitudini, tradizioni e certezze dei cittadini europei.
L’euro sarebbe dovuto essere adottato se non dopo un lunghissimo processo di integrazione economica, fiscale, amministrativa, politica fra sistemi molto diversi fra loro e che avrebbe consentito agli stati membri di essere sullo stesso livello, mentre è stato utilizzato come mezzo per giungere ad una utopica integrazione che difficilmente ormai potrà essere compiuta. Basta constatare con ironia che a Bruxelles in decenni e decenni non sono riusciti neanche ad uniformare in tutto il territorio dell’Unione le aliquote IVA per gli stessi settori merceologici di beni e servizi, primo mattone necessario per la libera costruzione di un effettivo Mercato Comune, di contro sono riusciti solamente a dare regole comuni riguardo alla lunghezza dei cetrioli e alle dimensioni delle vongole!
Addirittura l’euro, che era stato presentato come strumento formidabile e motore di crescita per competere con le forti economie mondiali, si è rivelato presto essere un gigante dai piedi d’argilla ed utilizzato invece come un vero e proprio “metodo di governo” e di “ricatto” in quanto dei burocrati non eletti fra Bruxelles e Francoforte lo utilizzano sempre più come mezzo per imporre regole per tutti scavalcando le volontà di governi e parlamenti regolarmente eletti dai cittadini secondo le sacrosante regole poste a fondamento della democrazia.
Con la stessa moneta i paesi membri non possono più correggere le inevitabili asimmetrie della propria economia e l’unico strumento a disposizione per tentare di essere competitivi in un mondo globalizzato è rimasto solamente quello di “svalutare” il costo del lavoro comprimendo i salari non essendo più possibile svalutare la propria moneta ristabilendo i naturali equilibri con l’alternativa devastante di costringere molte aziende a delocalizzare i propri impianti produttivi verso i paesi del Terzo Mondo.
Questo ha determinato, insieme alle dissennate politiche di austerity, una sensibile contrazione della capacità di spesa dei cittadini con le finanze degli Stati sempre più “affamati” di nuove ed esose tasse. Sia chiaro che il “fenomeno” migratorio è solo un pianificato progetto incentivato e voluto dall’Unione Europea con la complicità dei governi nazionali per consentire il duplice scopo di abbassare il costo del lavoro, unico parametro disponibile per rincorrere la competitività, e rendere sostenibili nel prossimo futuro i sistemi pensionistici europei ormai in estrema difficoltà per l’andamento negativo demografico dei paesi del Vecchio Continente e per gli esigui tassi di remunerazione degli investimenti! Ragionevolmente qualcuno sa indicarmi quanti milioni di migranti può ancora accogliere l’Europa prima che imploda definitivamente?
Abbiamo l’obbligo verso le nostre generazioni future di preservare intatta la nostra cultura, le nostre tradizioni, la nostra civiltà che invece a causa di politici scellerati rischia di scomparire definitivamente. Cosa penseranno di noi i nostri figli e i nostri nipoti riguardo alla nostra inerzia e al nostro disinteresse? Non sarebbe più opportuno intervenire in modo efficace e risolutivo direttamente nei paesi di origine per rimuovere le cause per il quale tanta gente desidera raggiungere l’Europa fornendo aiuti e risorse? Ma l’aspetto più inquietante di questa deriva nella conduzione dell’Europa, né prevista e né voluta, è quello di aver sottratto la volontà popolare dai processi decisionali mentre è necessario ricordare a gran voce che la più grande conquista dell’Era Moderna è stata quella di aver attribuito la Sovranità proprio al popolo.
Tutte le Costituzioni dei Paesi membri tutelano i cittadini nei loro diritti fondamentali come quello al lavoro, alla salute, all’istruzione, al miglioramento delle condizioni sociali ed economiche, alla tutela del risparmio, delegando pieni poteri ai rispettivi Stati affinché tutto questo sia realizzato. L’Unione Europea invece sta considerando gli Stati non più come soggetti di diritto ma come società per azioni dove i governi e parlamenti nazionali sono relegati al ruolo di semplici consigli di amministrazione disponibili ad eseguire ordini da parte dell’azionista di maggioranza. Il ruolo sociale degli Stati è annullato. La possibilità degli Stati di correggere gli squilibri che ciascun paese strutturalmente ed immancabilmente si differenzia dagli altri non esiste più in nome di una integrazione che non esisterà mai e che invece torna utile solo a vantaggio di pochi e a discapito di molti. Tutto è immolato sull’Altare di Maastricht e delle sue assurde regole con la scusa di inseguire il “sogno” europeo che ogni giorno assomiglia sempre più ad un inquietante incubo. Questo è il vero volto attuale dell’Unione Europea.
Lo stesso Parlamento Europeo non ha poteri: è solo per dare l’illusione ai cittadini di partecipare attivamente alle decisioni mentre è la Commissione Europea che detiene il vero potere decisionale. Ma questi signori a chi rispondono? Siamo tornati indietro di secoli e secoli quando era il “Sovrano-padrone” a fare il bello e cattivo tempo; ora è stato sostituito dalla nuova figura del “Sovrano-despota” dematerializzato senza volto e senza nome, anche se la sua funzione è la stessa del passato con l’unica differenza che almeno i nostri avi riuscivano ogni tanto a tagliare la testa a qualche tiranno quando superava il limite della sopportazione in occasione di qualche rivoluzione, mentre ora non si capisce contro chi bisogna prendersela! Ora l’ultimo colpo a disposizione di una Europa ormai agonizzante è quella di realizzare frettolosamente gli Stati Uniti d’Europa con la definitiva ed irreversibile cessione delle Sovranità nazionali a favore di non definite e chiare entità sovranazionali superiori di non eletti.
Ma se fino ad ora l’Unione Europea è stata sinonimo di interessi di parte perché dovremo affidarci a persone ed istituzioni che non hanno mai fatto i nostri interessi rinunciando definitivamente ai nostri Stati nazionali che almeno ci hanno assicurato e garantito molto di più? Personalmente ritengo invece che la somma delle differenze di ciascun Paese europeo sia un forte valore aggiunto rispetto alla “fusione” forzata non prevista e ne voluta originariamente e che il mantenimento delle rispettive Sovranità nazionali, pur con vincoli di forti accordi di collaborazione in tutti i campi, sia l’unica alternativa possibile e costruttiva per riscattare l’Europa dall’attuale fallimento e per garantire un futuro dignitoso e di speranze ai nostri figli.
Credo fortemente che se si riusciranno a mantenere integre le differenze e le autonomie di ciascun paese, continuando ad essere padroni in casa propria, si riusciranno a risolvere molto meglio le sfide che ci riserva il futuro. Non è un ragionamento populista o nazionalista, ma è solo la convinzione che se si riuscirà a mantenere integra la forza di ognuno questo contribuirà non solo ad interpretare e risolvere meglio i problemi della propria gente, ma che si rafforzi l’intera l’Europa. La Gran Bretagna ha fatto le sue scelte uscendo dall’Unione Europea perché i cittadini hanno avuto la libera possibilità di esprimersi e presto, anzi prestissimo, si arriverà certamente ad un accordo di “paese associato” in modo che ben poco cambierà nei rapporti con gli altri paesi europei in termini di scambi e rapporti commerciali, ma con l’enorme vantaggio per loro di veder restituito al governo e al Parlamento inglese la piena autonomia nel fare i propri interessi.
A tutti gli altri che rimangono invece l’amara certezza che il cappio della dittatura europea si stringerà sempre più forte intorno al collo con la tragica prospettiva che il prezzo più alto lo pagheranno proprio i cittadini. Per salvare l’Europa ritorniamo al modello della CEE (Comunità Economica Europea) dove erano salvaguardate le autonomie e Sovranità nazionali, magari integrandolo con tutti gli accordi commerciali e di circolazione possibili di buon vicinato e ritornando ciascuno alle proprie monete nazionali come effettivo e insostituibile termometro delle proprie economie. Desidero infine rubare una celeberrima frase che Giulio Andreotti pronunciò all’indomani della caduta del Muro di Berlino: “Amo talmente la Germania che preferisco averne due”, con la più attuale: “Amo talmente l’euro che preferisco averne diciannove!”.