
di Valsusa Report
Legge vecchia quella degli anni settanta dove allora la sproporzione dava un genitore come perdente nella società, abbandonato e lasciato solo con i figli senza sussidi. In quegli anni di mobilitazione sociale, si ottenne il bilanciamento della sproporzione, il genitore che abbandonava non aveva più scuse, per obbligo di legge doveva seguire la famiglia abbandonata con mezzi di sussistenza dovuti ai figli e all’altro genitore. Una legge giusta che andava così a tutelare la prole, e dava la possibilità al coniuge debole di emanciparsi, in uno stato, dove il lavoro era riservato solo ai maschi e le violenze in famiglia erano all’ordine del giorno. Un cambio di società che ha portato l’uomo, a rivedere le sue posizioni, e a comprendere le giuste posizioni egualitarie.
Parliamo della legge sulla separazione, che va avanti, casa coniugale all’ex coniuge e mantenimento ai figli ad ogni costo e non serve dimostrare l’impossibilità, la scure si abbatte impavida sui malcapitati, sempre parlando di persone in buona fede. Si, perchè la sproporzione della legge sulle separazioni è ancora viva e a nulla ha potuto la nuova legge 54 del 2006 che cerca di ristabilire le sorti della bigenitorialità mettendo al centro i figli nel principio che gli stessi abbiano il diritto di vivere ed apprendere dai rispettivi genitori. L’unica forma che va in pensione sulla carta è l’affidamento esclusivo, qualora non ci siano gravi danni dovuti alla frequentazione di uno dei genitori, perchè appunto lo sventolio politico del risultato di avere il 90 per cento degli affidi condivisi, come vuole la nuova legge, non è reale. Ma capiamone i motivi.
Il motivo principale è chiaramente dovuto alla mancata evoluzione del concetto di bigenitorialità, il genitore affidatario e che ha in consegna la maggior parte del tempo i figli, in una sorte di rivalsa, tende a nascondere e a impedire le visite o peggio cerca di screditare l’altro genitore, a tal punto, che i figli si sentano in dovere di non frequentarlo più . Come può avvenire questo, si parte dall’applicazione smisurata che viene fatta in tribunale, la prima ingiustizia viene fatta proprio salendo le scale ed entrando in un’aula di tribunale, il giudice nel 99 per cento dei casi applicherà la legge 54 sull’affidamento condiviso dei figli della coppia scoppiata. La tipicità tutta italiana si ha nella sproporzione dei tempi di affido e quindi la mancata parità vedrà un genitore affidatario e l’altro “potrà tenere e vedere i figli nei tempi stabiliti” dal giudice, che nella normalità dei casi, si porta statisticamente ad una percentuale del 70 al 40 per il genitore non affidatario. Oramai le sentenze ciclostilate espongono la frase “si dichiarano i coniugi separati legalmente con la modalità dell’affido condiviso legge 54, in mancanza di accordo le visite saranno così ripartite….ecc” e la volpata sta proprio qua. Chi sapendo di avere più tempo a disposizione cederebbe in un momento di separazione all’altro coniuge?, la risposta è semplice, pochi, ma soprattutto nessuno se la scelta di separazione sia premeditata o delinquenziale.
Dalla casistica si inizia a sospettare una nuova forma di raggiro ottenuto appunto con la sproporzione di trattamento e dalla generosità dei giudici nella quota del mantenimento che oramai si aggira ad un vero e proprio stipendio, non ultimo il caso di un genitore separato 4 volte da 4 persone diverse che prende 4 assegni familiari, tutto legale!! I figli vengono comunque affidati come residenza ad un solo genitore, e generalmente al genitore che li tiene di più con se. La mancanza di residenza implica così la non possibilità al genitore che fornisce l’assegno di mantenimento una possibile integrazione tramite ad esempio un modello isee, che favorisce degli sconti sulle mense, sugli sport e sui trasporti. Per incredibile che sia il meccanismo dell’assegno di mantenimento genera da una parte l’impossibilità di chiederlo per superati valori di reddito e dall’altra, il vivere da soli con uno stipendio (considerato intero ai fini fiscali), non assicura lo sconto sui servizi, ma le spese sanitarie, sportive e scolastiche bisogna pagarle al 50 per cento per tutti e due gli ex coniugi.
Chi ha la residenza, esercita così una sorta di corsia preferenziale nelle istituzioni. Tutto si deve arrivando dagli anni di affido esclusivo, bene o male, tutte le strutture statali hanno generato una mancanza di scrupolosità nella questione delle informazioni alle famiglie, di fatto il genitore che non ha la residenza viene scartato dall’altro genitore e quindi non informato. Tale è che il Ministero dell’Istruzione ha da poco emanato delle indicazioni operative, appunto “indicazioni” e non obblighi, al fatto oramai rilevato di questa disparità genitoriale, si legge “a seguito di numerose segnalazioni pervenute alla scrivente Direzione generale, riguardo alla mancata ottemperanza in ambito scolastico del dettato normativo della L 54/2006 relativo, tra l’altro, al riconoscimento del diritto di “bigenitorialità”, risulta opportuno fornire al personale scolastico informazioni di ordine generale” quindi suggeriscono un cambiamento di rotta alla totale mancanza d’informazione all’altro genitore inserendo la dicitura alle comunicazioni alle famiglie “il sottoscritto, consapevole delle conseguenze amministrative e penali per chi rilasci dichiarazioni non corrispondenti a verità, ai sensi del DPR 245/2000, dichiara di aver effettuato la scelta/richiesta in osservanza delle disposizioni sulla responsabilità genitoriale di cui agli artt. 316, 337 ter e 337 quater del codice civile, che richiedono il consenso di entrambi i genitori” [qui l’indicazione ministeriale]
Le cause di questa disparità genitoriale non sembrano siano tutte dovute alle ipotesi delinquenziali o ai motivi di rivalsa tra sessi, si iniziano ad ipotizzare cause anche in quel meccanismo di denari che trasuda dalle aule dei tribunali e dalle salette degli psicologi autorizzati alle consulenze tecniche d’ufficio. Una causa di separazione costa per il primo grado se conflittuale dai 3000 ai 7000 euro più le spese accessorie delle perizie psicologiche che vanno dai 4000 ai 6000 euro comprese quelle di parte, si buttano al vento i denari di un intero anno lavorativo, poi c’è l’appello che ne porta via un altro bell’anno e mezzo, insomma un bel giro di affari se si conta che studi di avvocati che hanno cause sia civili che penali, registrino più separazioni, che furti o liti condominiali.
“L’affaire coniugale” comunque, per essere espletato tecnicamente, tiene in piedi enormi sezioni di tribunale il che implica per sezione almeno 4 giudici ad uno stipendio medio di circa 3000 euro, almeno 6 cancellieri ad uno stipendio medio di cica 2000 euro più segretarie e forze in servizio ai piani per redimere i litigi. Vi sono psicologhe CTU che possono arrivare a scrivere anche 150 relazioni all’anno, perchè generalmente ogni giudice ha le solite tre o quattro a cui è obbligato d’incaricare, si perchè in tribunale ci lavori solo se autorizzato.
Tirando le somme la legge 54 non ha dato di sicuro l’esito sperato, la disuguaglianza tra gli ex coniugi di fatto è dannosa per il minore e la litigiosità generata dalla disparità del trattamento giudiziale fa si che si aggiudichino guadagni favolosi al “sistema ex coniugale”. Chiaramente un sistema che si difende da solo e si integra da solo. A farne le spese i figli che secondo legge dovrebbero essere i primi tutelati. Sarà ancora lunga la strada vista la distrazione remunerativa delle istituzioni, forse e come sempre il cambiamento potrà giungere dal basso quando un padre penserà alla sua donna come se facesse del male alla sorella o all’anziana madre e quando una madre penserà al suo uomo come se facesse del male al fratello o al suo anziano padre, probabilmente solo allora i figli separati non dovranno sopportare dolori equiparati alla morte di una persona cara.
V.R. 16.10.15