Le disavventure giudiziarie di Espotav

Tempi duri per il più duro dei Si Tav: rinvii a giudizio, querele che maturano, risarcimenti che incombono.

di Fabrizio Salmoni

Contemporaneamente alla notizia di rinvio a giudizio per aver diffamato quattro esponenti del Movimento No Tav (richiesta danni: 40.000 euro caduno), per il pluri indagato senatùr è forse in arrivo una condanna per aver diffamato Livio Pepino e figlio. Di loro aveva scritto sul suo sito parole roventi e come sempre eccessive (toga rossa che protegge il figlio guerrigliero in Kurdistan dove si addestra per portare la guerriglia in Val Susa…) raccolte e rilanciate dal sito Lo Spiffero che ha preferito conciliare in sede extragiudiziale con una rettifica (da noi cercata ma non trovata) e un congruo risarcimento (si parla di 15.000 euro). Simile procedimento per le stesse affermazioni è in corso per quel simpaticone di Belpietro, direttore di Libero. Che compagnia! Il nostro senatùr preferito ha rinunciato con grande spregio del rischio alla sua copertura istituzionale e ha nominato il suo difensore per affrontare il processo, in coerenza con la sua natura irruente o più probabilmente sicuro dell’atteggiamento del Tribunale torinese nei suoi confronti, un Tribunale che in questi giorni è intasato di processi ai valsusini. Vada come vada, il senso della querela di Pepino è che personaggi di potere come l’Esposito devono sapere che non possono permettersi di dire tutto quello che salta loro in mente: anche per loro ci devono essere dei limiti a cui sono abituati a non fare caso per boria o per certezza di impunità.

(F. S. 14.4.2014)