
di Redazione.
Le chiamano Fake News, e non si può negare che ci siano persone che scrivono scempiaggini, vuoi per ignoranza, oppure per divertimento. Ma l’accusa viene rivolta, da tempo, anche a tutti coloro che fanno una informazione “alternativa” rispetto al main stream, riguardo qualsivoglia argomento.
Una recente campagna televisiva, approfittando della tragedia del Coronavirus, invita gli ascoltatori ad affidarsi agli editori “seri”: praticamente tutti quelli che hanno sostenuto per anni che Ruby era la nipote di Murabak.
Pensano che siamo davvero tutti fessi, incapaci di discernere scempiaggini e complottismi facili, da ragionamenti che, possono anche essere non corretti, ma che comunque esprimono una opinione, spesso differente dai media, e che però, non di rado, ci azzecca.
La dialettica è fondamentale in una democrazia. Il pluralismo è la possibilità di offrire a qualunque idea minoritaria di avere spazio nell’arena politica per confrontarsi, e verificare la possibilità di diventare maggioranza. Così si creano le alternanze.
Il nostro sistema informativo viaggia nella direzione opposta: la maggioranza dei “giornalisti” appartengono al pensiero unico; si tratti di epidemia, o di economia, o di qualsiasi argomento, la situazione non cambia.
Così come i giochi sulle proprietà delle testate giornalistiche favoriscono sempre e solo gruppi di potere e di influenza, che in genere fanno capo a gruppi industriali. Con buona pace dell’articolo 21.
Ci pare importante allora sottoporre questo video del giornalista Massimo Mazzucco, intitolato “Il MInistero della Verità“, che lancia un appello, riportando alcune interessanti osservazioni sui persegutori di “fake”, già sottoscritto da diverse persone. Occasione per fare qualche riflessione della situazione sul nostro sistema mediatico.
Buona visione.