Le antenne di Rocca di Papa abusive, lo dice la sentenza.

Era iniziata la battaglia del comitato locale contro la proliferazione di antenne televisive e non sulla cima del monte cavo, oggi vinta in consilio di stato, devono essere rimosse.

di Valsusa Report

A Rocca di Papa c’è “La più vecchia e la più nobile delle vie d’Italia” (E. Fondi). Essa è l’antica strada albana, poi lastricata dai Romani e detta “sacra” perché conduceva al Tempio di Giove Laziale, dove appunto si celebravano le ferie latine e i piccoli trionfi. Il lastricato di essa dal punto d’incrocio con la strada moderna fin quasi sulla cima del monte, è assai ben conservato con poligoni di selce e ai margini le crepidini di peperino.

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RIEVOCAZIONE STORICA

Fu una montagna sacra per i popoli preromani del Lazio, e successivamente anche per i Romani, poiché vi sorgeva il tempio di Iuppiter Latiaris, una delle più ambite mete di pellegrinaggio per i popoli latini e nei secoli di dominazione romana. Il percorso, che partiva dall’Urbe, si diramava per oltre 30 chilometri, passando per il Lago di Nemi, ove si adorava Diana Nemorensis (“Diana del bosco sacro”), dea della Caccia, per poi raggiungere la base della montagna, dalla quale iniziava una strada lastricata in basalto, detta appunto via sacra o via trionfale, che con un percorso di 6 km, ottimamente conservatosi finora, giungeva al tempio. Di li si domina tutto l’Agro Romano, si ammirano i due laghi di Albano e Nemi e si vede il Circeo, lo sguardo va purtroppo anche alla sommità, solo antenne e cemento coprono i resti del tempio. La storia del tempio di Iuppiter Latiaris si interruppe nel medioevo, quando al posto del tempio pagano fu costruito un eremo dedicato a San Pietro, ad opera di un eremita dalmata. Dopo gli eremiti dalmati vi si stabilirono i religiosi polacchi di Edmondo di Buisson, i Trinitari spagnoli ed infine i Missionari fiamminghi. Il romitorio fu poi convertito in monastero nel 1727. Nel 1758 vi vennero i passionisti di San Paolo della Croce e nel 1783 fu restaurato, usando i materiali del tempio di Giove, per volere di Enrico Benedetto Stuart, duca di York, vescovo della diocesi di Frascati. [fonte wikipedia]

OVOCAZIONE STORICA
OVOCAZIONE STORICA

Negli anni moderni questo luogo di importanza storica ha visto il crescere smisurato di antenne, le ultime rilevazioni effettuate dall’Arpa lo scorso maggio di quest’anno avevano registrato radiazioni fino a tre volte sopra le soglie sopportabili, a seguito della variazione del piano regionale delle frequenze, è stato stabilito che circa metà degli impianti dovranno essere spostati altrove, i cittadini abitanti della zona da alcuni anni formati in comitati avevano fatto sentire la loro voce insieme alle autorità; la Presidente del Consiglio Comunale Marika Sciamplicotti, qualche anno fa, agli inizi della protesta diceva: “E’ stato un consiglio comunale molto importante per la città di Rocca di Papa. La delibera, adottata all’unanimità, scaturisce da una serie di incontri tra i gruppi consiliari e sancisce il carattere di unitarietà che deve avere l’impegno verso la problematica ormai annosa della presenza di emittenti radio e tv sul territorio di Rocca di Papa, aldilà delle appartenenze politiche”.

monte cavo4Dopo anni di carte, confische, contro confische e sequestri delle antenne, il Consiglio di Stato ordina la delocalizzazione: “Canale 5, Italia 1 e Retequattro, oggi facenti capo alla Società El Towers Spa, non può essere mantenuta sul sito di Monte Cavo, perché incompatibile con i vincoli qui esistenti, viene concesso pertanto alle ricorrenti, sei mesi di tempo per procedere alla delocalizzazione in altro sito” ordinanza dell’8 ottobre 2015. “E’ la svolta che stavamo aspettando da anni – dichiara Pasquale Boccia sindaco di Rocca di Papa – è la battaglia di una vita, quella che con tenacia abbiamo portato avanti per liberare la Città di Rocca di Papa dalla brutta ferraglia che occupa abusivamente la vetta di Monte Cavo. Ho bussato a tutte le porte, ho battuto i pugni su molti tavoli, abbiamo prodotto documenti su documenti, senza arretrare di un passo, ci abbiamo sempre creduto ed oggi questa sentenza del Consiglio di Stato ci da ragione”. Oggi restano ancora, in gran parte entro una rete di tunnel e cavità sotterranee, i resti di uno dei tre centri operativi regionali di controllo dell’aeronautica militare italiana.

cosma

V.R. 13.10.15