
di Leonardo Capella
È Legambiente Lombardia a richiamare l’attenzione su questa nuova vicenda della tratta Tav tra Milano e Verona. La tratta in questione è stata appaltata al consorzio Cepav Due, quale General Contractor, da Rete Ferroviaria Italiana (RFI).
Attualmente il consorzio è composta da Saipem (gruppo ENI) che detiene il 52%, Impresa Pizzarotti & C. S.p.A. di Parma che detiene il 24%, Società Italiana per Condotte d’Acqua S.p.A. di Roma che detiene il 12% e l’Impresa di Costruzioni Giuseppe Maltauro S.p.A. di Vicenza anch’essa con il 12%.
Dario Balotta, della direzione regionale di Legambiente Lombardia, commenta preoccupato “La Saipem che detiene il 52% nel consorzio Cepav Due, quello che sta realizzando la tratta tra Milano-Brescia-Verona, starebbe vendendo la propria quota al gruppo Pizzarotti. Cedendo la sua quota alla società costruttrice di Parma la Saipem consente di far salire Pizzarotti al 76% diventando leader del progetto. Gli altri soci del Cepav Due sono l’impresa di costruzioni Maltauro , coinvolta nella scandalo delle tangenti legate all’Expo e Condotte. Un pool di banche sta già lavorando al prezzo della vendita di circa 150 milioni di euro, lo stesso pool di banche starebbe gestendo anche il maxi-finanziamento di 937 milioni per l’avvio dei lavori della Tav Brescia Verona”.
Stupisce infatti che la decisione di vendere le quote detenute dall’azienda di Stato del gruppo Eni (Saipem) arrivi a ridosso della comunicazione da parte del ministro Maurizio Lupi della conferma del finanziamento parziale della Brescia-Verona. Finanziamento ottenuto probabilmente grazie anche alla presenza pubblica di Saipem nel Consorzio Cepav Due.
Legambiente sottolinea anche come l’appalto sia interessante per la committenza privata, Balotta infatti continua: “Appalto ricco perchè raddoppierebbe i costi iniziali grazie alla pioggia di prescrizioni raccolte dal Ministero dell’Ambiente e dalla Regione Lombardia per assicurare il consenso di Enti locali e privati ad un progetto che con lo shunt di Montichiari sarebbe privo di sostenibilità ambientale e trasportistica. Oltre che allungare il percorso di 32 km salterebbe i due nodi fondamentali di Brescia e del Garda che alimentano il traffico della tratta ferroviaria”.
L.C. 01.02.15