
di Massimo Bonato
Sono scenari possibli quelli che si profilano, e non necessariamente dovrebbe accadere un incidente. Ma se accadesse.
Perlomeno la Trans Adriatic Pipeline vedrebbe vanificarsi con poco il tanto tempo, denaro ed energie profuse a convincere i salentini che nulla cambierebbe con il gasdotto in progetto.
Capita però che il 1° settembre, alla procedura di rilascio del nulla osta per la fattibilità dell’impianto, proprio in relazione al “rischio di incidente rilevante”, manchi un’integrazione. Il comando provinciale dei vigili del fuoco lo richiede alla Trans Adriatic Pipeline, la quale invia una documentazione limitata all’area di interramento del gasdotto, dalla spiaggia della disputata San Basilio, a San Foca, fino al terminale di ricezione. E il documento parla chiaro: in caso di incidente, il gasdotto produrrebbe effetti letali nel raggio di 43 mtri, lesioni irreversibili fino a 72 e lesioni reversibili fino a 124. Il che significa che per almeno questi buoni 124 metri e per l’intero suo percorso, il gasdotto dovrebbe essere assicurato dalla presenza degli odierni impianti balneari, abitazioni civili, il tratto di costa interessato e parte della litoranea. Un piccolo deserto di 8 chilometri per rendere veritiera la campagna mediatica che la stessa Trans Adriatic Pipeline confuta con i suoi documenti.