La Terra è in pericolo e non si governa con l’economia

TerraUn panel di scienziati e ricercatori rivolge un appello ai politici per affrontare il discorso ormai urgente sulle risorse della Terra.

Non c’è più tempo. Ci stiamo mangiando il pianeta. La famigerata “crescita”, così come abitualmente intesa dai poltici, ci costerà la sopravvivenza se non si interviene adeguatamente e in tempi celeri a ridefinire i termini della nostra quotidianità. C’entra poco la cosiddetta green economy già appaltata dagli stessi che con l’altra mano cementano il territorio; c’entra piuttosto il concetto di decrescita da coniugare secondo possibilità. Sono temi che ormai tutti conosciamo superficialmente almeno nell’enunciazione: l’erosione del suolo agrario, il risanamento energetico, la gestione dei rifiuti, l’inquinamento industriale (57 sono i siti di disastro nazionale: l’Ilva, Marghera, Cengio, ecc.), gli sprechi quotidiani, gli squilibri alimentari.

Sullo schermo della Sala dei Presidenti a Palazzo Lascaris dove si presenta l’appello “La Terra non si governa con l’economia. Le leggi della natura prevalgano su quelle dell’uomo” (titolo volutamente impegnativo per le molteplici implicazioni) compare il cadavere di un anatra uccisa dagli oggetti di plastica ingurgitati. A lanciare l’appello, alcuni consiglieri regionali (sono presenti Fabrizio Biolè del Progetto Partecipato e Monica Cerutti di Sel) e un buon centinaio di docenti, scienziati e ricercatori rappresentati in sala da Luca Mercalli e Angelo Tartaglia.

Sotto accusa il modello di sviluppo perpetuato dai potentati economici e finanziari e assecondato in Italia da una classe politica ignorante che ai problemi globali dà solo un’occhiata distratta o li usa come alibi (“…c’è ben altro…”) per la propria insipienza. Gli appellanti accusano il dominio culturale delle idee sulla crescita infinita, sull’aumento indefinito del Pil, sull’accrescimento dei consumi e sulla competitività e sostengono che il cambio di rotta non deve essere considerato ideologico: i dati sono quelli drammatici di cui si parla e si scrive in tutto il mondo, senza scampo, non sono materia di trattativa. L’unica discussione esigibile potrà essere sul come e sull’impostazione della gradualità della decrescita. Si dovrà aprire – sostengono – “un confronto rigoroso e documentato con tutte le discipline che riguardano i fattori fondamentali che consentono la vita sulla Terra: i flussi di energia e materia” da contrapporre costruttivamente ai “flussi di denaro” sovrastruttura convenzionale disconnessa dalla realtà fisico-chimica-biologica.

A livello globale ci si scontra con le resistenze possenti di paesi come gli Stati Uniti, dilaniati da una forte contrapposizione politica sul tema, ma anche dalle forze immani che gestiscono le fonti di energia, non solo alla luce del sole (N.d.A.). C’è quindi un lato oscuro dell’umanità che non vede o non si cura del problema e punta esclusivamente sul profitto a breve termine ritardando i processi innovativi. Tocca anche alla gente – secondo gli appellanti – costringere i politici ad affrontare con decisione la questione. A questo scopo si sollecita la Regione Piemonte a farsi carico di un primo incontro pubblico da tenersi il 2 Maggio alle ore 11 presso la Sala Viglione di Palazzo Lascaris (v. Alfieri 15). Saranno presenti Biolè, Mercalli, Tartaglia e la più folta rappresentanza dei firmatari l’appello.

Per info: progettopartecipatopiemonte@gmail.com , www.fabriziobiole.org ). (F.S. 23.4.2013)