
da LeccePrima
BARRICATE SAN FOCA (Melendugno) – La prima reazione alla sentenza del Tar Lazio da parte degli attivisti in presidio al cantiere Tap di San Foca è stata la chiusura delle strade di accesso con delle barricate erette con tutto ciò che poteva essere utile al caso: pietre dei muretti, bidoni e grate. L’obiettivo è quello di scoraggiare l’arrivo dei mezzi pesanti necessari all’ultimazione delle attività di espianto degli ulivi.
Dopo una parentesi di tranquillità, apertasi con l’accoglimento della richiesta di sospensiva avanzata dalla Regione Puglia, si apre nuovamente una fase di incertezza: il pronunciamento dei giudici, reso pubblico ieri, spiana la strada al completamento dei lavori: in realtà sono 12 gli alberi “zollati” e 31 quelli sistemati in grandi vasi che devono essere trasportati nell’area di stoccaggio, distante 8 chilometri circa, dove sono stati messi a dimora gli altri 157 (mentre 11 si trovano in un deposito di Melendugno dopo che le proteste popolari del 1 aprile avevano interrotto i trasferimenti). Un capitolo a parte riguarda gli ulivi monumentali, sui quali si deve esprimere un’apposita commissione regionale.
Si deve tenere in conto che, in base alla normativa, per intervenire sugli ulivi c’è tempo fino al 30 aprile, termine dal quale scatta un periodo di salvaguardia fino al 1 novembre. In virtù di questo vincolo, a commento della sentenza di ieri, il sindaco di Melendugno, Marco Potì, aveva chiesto il ricorso “al buon senso”. Del resto, la fase cosiddetta “0” – quella dell’espianto – può dirsi praticamente conclusa e qualsiasi successiva attività di cantiere è comunque programmabile alla fine della stagione estiva durante la quale deve essere garantita la piena fruibilità turistica del litorale melendugnese.
E’ dunque una questione di giorni. Intanto l’azienda denuncia una sassaiola notturna contro le guardia giurate in servizio nel cantiere, episodio che il Comitato No Tap smentisce.
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