La perdita dell’arte del dibattito democratico di Michael Sandel

Saper dibattere è il punto debole della nostra comunicazione politica. Un filosofo contemporaneo della univeristà di Harvard ci suggerisce una riflessione.

Michael  Sandel è un filosofo statunitense professore presso l’Università di Harvard. Nel 2002 è stato nominato Fellow dall’American Academy of Arts and Sciences. È noto soprattutto per la sua critica alla teoria della giustizia di John Rawls condotta in Il liberalismo e i limiti della giustizia e per il suo corso intitolato “Giustizia”, disponibile su internet [Wikipedia]. Di lui proponiamo un intervento del 2010 (tradotto in italiano) registrato per il sito TED.com.

Intervento quanto mai attuale sulla degenerazione del dibattito politico nelle nostre società. Il suo riferimento sono gli Stati Uniti ma nella normalizzazione internazionale della televisione le sue riflessioni si adattano anche alla nostra realtà. Le questioni morali sono la sua specialità e il suo pensiero è sempre rivolto a creare le condizioni per un confronto civile e democratico sottolineando l’importanza di capire bene le questioni di fondo del dibattito. La sua capacità di coinvolgere il pubblico (e gli studenti) durante i suoi interventi è notevole; riportiamo pertanto anche lo scambio del dibattito avvenuto con il pubblico. Buona lettura (e buona riflessione).

Una cosa di cui il mondo ha bisogno, una cosa di cui questo paese ha un disperato bisogno, è un modo migliore di condurre i dibattiti politici. Dobbiamo assolutamente riscoprire la perduta arte del dibattito democratico. (Applausi) Se pensate ai dibattiti che ci sono adesso, la maggior parte sono sfide ad urli sulla TV via cavo, bisticci ideologici nell’arena del Congresso. Avrei un suggerimento. Prendete tutti gli scontri che ci sono in questi giorni sulla sanità pubblica, sui bonus e gli interventi per Wall Street, sulla distanza tra ricchi e poveri, sui diritti delle minoranze e sui matrimoni di persone dello stesso sesso. Nascoste subito sotto la superficie di questi scontri, con passioni infiammate su entrambi i fronti, troviamo grandi domande di filosofia morale, grandi domande sulla giustizia. Ma noi, troppo raramente spieghiamo, difendiamo e discutiamo su queste grandi domande morali nella nostra politica.

Quindi ciò che vorrei fare oggi è tenere una sorta di discussione. Prima però lasciatemi prendere un famoso filosofo che ha scritto di queste domande sulla giustizia e sulla moralità, lasciate che vi faccia una piccola lezione su Aristotele abitante della antica Atene, sulla teoria della giustizia di Aristotele, e poi terremo un dibattito proprio qui per vedere se le idee di Aristotele davvero sono la base del modo in cui pensiamo e dibattiamo al giorno d’oggi. Bene, siete pronti per la lezione? Secondo Aristotele, giustizia è dare alle persone ciò che si meritano. Ecco qua; fine della lezione.

(Risate del pubblico)

Beh… potreste anche dire che è abbastanza ovvio. La vera questione comincia quando si tratta di decidere chi si merita cosa e perché. Prendete ad esempio i flauti. Fate finta che stiamo distribuendo flauti. A chi dovrebbero andare quelli migliori? Vediamo cosa dice la gente… voi cosa direste? Chi dovrebbe ricevere i flauti migliori? Potete semplicemente urlare.

Pubblico: A caso!

Michael Sandel: A caso. Fareste una specie di lotteria. Oppure fareste che il primo che arriva prende i migliori. Altri?

Pubblico: I flautisti migliori!

Michael Sandel: I flautisti migliori. Pubblico: I flautisti peggiori!

Michael Sandel: I flautisti peggiori. Quanti scelgono i flautisti migliori? Perché? In realtà, questa era anche la risposta di Aristotele.

(Risate)

Ma ecco una domanda più difficile. Per quale motivo pensate, voi che avete votato in questo modo, che i flauti migliori debbano andare ai flautisti migliori?

Peter: Per il maggior beneficio di tutti.

Michael Sandel: Per il beneficio di tutti. Ascolteremmo musica migliore se i flauti migliori andassero ai flautisti più bravi. Quello è Peter? Pubblico: Peter.

Michael Sandel: Perfetto. Beh, è una buona ragione. Stiamo tutti meglio quando viene suonata musica splendida invece che musica terribile. Ma Peter, Aristotele non è d’accordo con te sulla motivazione. Non c’è problema. Aristotele aveva una motivazione diversa del perché i flauti migliori dovessero andare ai flautisti più bravi. Lui diceva, è ciò per cui i flauti sono costruiti… per essere suonati bene. Lui sosteneva che per decidere della giusta distribuzione di un bene dobbiamo decidere, ed a volte dibattere, sullo scopo del bene, o dell’attività sociale, in questo caso la performance musicale. Ed il punto, la natura essenziale della performance musicale è di produrre musica eccellente. Sarà solo una fortunata conseguenza che tutti potremo beneficiarne. Ma quando pensiamo alla giustizia, Aristotele dice che dobbiamo in realtà pensare la natura essenziale dell’attività in questione e le qualità che vale la pena onorare, ammirare e premiare. Una delle ragioni per cui i flauti migliori dovrebbero andare ai flautisti migliori è che non solo la performance musicale renderà tutti noi più felici, ma onorerà e premierà l’eccellenza dei musicisti migliori.

Ora, i flauti potrebbero… la distribuzione di flauti potrebbe sembrare una questione triviale. Prendiamo un caso contemporaneo di disputa sulla giustizia. Ha a che fare con il golf. Casey Martin, qualche anno fa… Casey Martin… qualcuno ne ha sentito parlare? Lui era un ottimo golfista, ma aveva una disabilità. Aveva una gamba malandata, un problema circolatorio che gli rendeva molto doloroso camminare per tutto il percorso. In effetti, avrebbe potuto provocare un infortunio. Chiese alla PGA, la Professional Golfers’ Association, il permesso di usare una golf car durante i tornei PGA. Loro risposero “No. Perché ti darebbe un vantaggio ingiusto.” Lui fece causa, e questa disputa fece tutta la strada fino alla Corte Suprema, credeteci, il caso della golf car. Il motivo è che la legge stabilisce che i disabili devono essere aiutati, ma che l’aiuto non può cambiare la natura essenziale dell’attività. Lui diceva “Sono un bravo golfista. Voglio gareggiare. Però ho bisogno di una golf car per andare da una buca all’altra.”

Supponete di far parte della Corte Suprema. Supponete di essere voi a decidere cosa è giusto in questo caso. Quanti qui direbbero che Casey Martin ha il diritto di usare una golf car? E quanti direbbero che no, non ce l’ha? Ok, facciamo un sondaggio, alzate la mano. Quanti deciderebbero a favore di Casey Martin? E quanti non lo farebbero? Quanti direbbero che non può? Perfetto, abbiamo un’ottima divisione di opinioni. Qualcuno che non darebbe a Casey Martin il diritto di usare una golf car, quale sarebbe la vostra motivazione? Alzate la mano e cercheremo di farvi arrivare un microfono. Quale sarebbe la vostra motivazione?

Pubblico: sarebbe un vantaggio ingiusto.

Michael Sandel: Sarebbe un vantaggio ingiusto se lui potesse andare in giro in una golf car. Va bene, gli altri… immagino che la maggior parte di voi che non gli darebbe la golf car si preoccupino di un vantaggio ingiusto. Ed invece quelli che dicono che lui dovrebbe avere la golf car? Come rispondete a questa obiezione? Si, perfetto.

Pubblico: La golf car non è parte del gioco.

Michael Sandel: Come ti chiami? Pubblico: Charlie.

Michael Sandel: Charlie dice… Diamo un microfono a Charlie in caso voglia rispondere. Allora Charlie, perché dici che lui dovrebbe avere la possibilità di usare la golf car?

Charlie: La golf car non fa parte del gioco.

Michael Sandel: E cosa dici del fatto di camminare da buca a buca?

Charlie: Non importa, non è parte del gioco.

Michael Sandel: Camminare lungo il percorso non fa parte del gioco del golf?

Charlie: Non secondo me, non ne fa parte.

Michael Sandel: Perfetto. Rimani lì Charlie.

(Risate del pubblico)

Chi ha una risposta per Charlie? Perfetto, chi vuole rispondere a Charlie? Cosa direste?

Pubblico: L’elemento resistenza fisica è molto importante nel gioco… camminare per tutte le buche.

Michael Sandel: Camminare per tutte le buche? Questo è parte del gioco del golf? Pubblico: Certamente.

Michael Sandel: Come ti chiami? Pubblico: Warren.

Michael Sandel: Warren. Charlie, cosa rispondi a Warren?

Charlie: Rimango della mia idea originale.

(Risate del pubblico)

Michael Sandel: Warren, giochi a golf?

Warren: Non gioco.

Charlie: Io invece sì. Michael Sandel: Perfetto. (Risate del pubblico)

(Applausi del pubblico)

Sapete, è interessante. In questo caso, nei tribunali di grado inferiore, fecero intervenire alcuni grandi del golf per testimoniare su questo argomento. Camminare per il percorso è fondamentale per il gioco? Fecero intervenire Jack Nicklaus e Arnold Palmer. E cosa pensate che abbiano detto? Sì. Erano d’accordo con Warren. Dissero che sì, camminare per il percorso è un esercizio fisico importante. Il fattore affaticamento è una parte importante del golf. E quindi cambierebbe la natura fondamentale del gioco se lui usasse una golf car. Ora, fate attenzione ad una cosa interessante… Beh, dovrei raccontarvi prima della Corte Suprema.

La Corte Suprema decise. Cosa pensate abbiano deciso? Dissero che sì, Casey Martin poteva usare una golf car. Decisero con un voto di 7 a 2. La cosa interessante della loro decisione, e della discussione che abbiamo appena avuto, è stata che la discussione sul diritto, sulla giustizia della questione è dipesa da capire esattamente quale fosse la natura essenziale del golf. Ed i giudici della Corte Suprema hanno dibattuto sulla questione. Il giudice Stevens, scrivendo per la maggioranza, disse che aveva letto tutto sulla storia del golf, e che il punto essenziale del gioco era spostare una piccola palla da un punto fin dentro una buca nel minor numero di colpi possibile, e che il camminare era incidentale, non fondamentale.

Due giudici non erano d’accordo, uno di essi era il giudice Scalia. Lui non avrebbe concesso la golf car, e argomentò il suo dissenso in modo interessante. E’ interessante perché lui ha rigettato la premessa aristoteliana che era alla base dell’opinione della maggioranza. Lui disse che non è possibile determinare la natura essenziale di un gioco come il golf. Ecco cosa ha scritto. “Dire che qualcosa è fondamentale, normalmente vuol dire che è necessario per il raggiungimento di un determinato obiettivo. Ma visto che è nella natura stessa di un gioco il non avere altro obiettivo che il divertimento, (Risate) in pratica, ciò che distingue i giochi dalle attività produttive, (Risate) è praticamente impossibile dire che una qualunque delle regole arbitrare di un gioco sia fondamentale.”

Ecco qui il giudice Scalia che combatte la premessa aristoteliana dell’opinione della maggioranza. L’opinione del giudice Scalia è contestabile per due ragioni. Primo, nessun vero sportivo parlerebbe in quel modo. (Risate) Se pensassimo che le regole dello sport a cui teniamo sono puramente arbitrarie, invece che studiate per far risaltare le virtù e le eccellenze che pensiamo siano da ammirare, non ci interesserebbe come va a finire la partita. E’ contestabile anche per un secondo motivo. Di primo acchito, sembrava essere – la questione della golf car – una questione di parità, di cosa fosse un vantaggio ingiusto. Ma se la parità fosse stata l’unica cosa in gioco, ci sarebbe stata una soluzione facile ed ovvia. Quale sarebbe stata? (Pubblico: Lasciare che ognuno usi una golf car.) Concedere una golf car a tutti, se la vogliono. Ed ecco che la questione parità sparisce.

Ma concedere a tutti una golf car sarebbe stato, sospetto, un anatema più grande per i grandi del golf e per la PGA che fare un’eccezione per Casey Martin. Perché? Perché ciò che era in gioco nella disputa sulla golf car non era soltanto la natura fondamentale del golf ma, in relazione, anche la questione di quali abilità siano degne di essere onorate e premiate come talenti atletici. Voglio esprimere la questione il più delicatamente possibile: i golfisti sono molto sensibili rispetto allo status atletico del loro gioco. (Risate) Dopo tutto, non si corre, non si salta e la palla è ferma. (Risate) Quindi se il golf è il tipo di gioco che può essere praticato andandosene in giro in una golf car, sarebbe difficile attribuire ai grandi del golf lo status che conferiamo, l’onore ed il riconoscimento che va ai veri grandi atleti. Questo ci illustra come con il golf, allo stesso modo dei flauti, sia difficile decidere che cosa la giustizia richieda senza fare i conti con la domanda “Qual è la natura fondamentale dell’attività in questione, e quali qualità, quali eccellenze connesse a quell’attività sono degne di onore e riconoscimento?”

Prendiamo un ultimo esempio che è protagonista del dibattito politico contemporaneo: i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Ci sono coloro in favore di un riconoscimento statale soltanto per i matrimoni tradizionali tra un uomo ed una donna, e ci sono coloro in favore di un riconoscimento statale anche per i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Quanti qui tra noi sono in favore della prima idea: lo stato dovrebbe riconoscere solo i matrimoni tradizionali? E quanti sono in favore della seconda, matrimoni tra persone dello stesso sesso? Ora mettiamola in questo modo: quali modi di pensare sulla giustizia e sulla moralità sono alla base dei dibattiti che affrontiamo sul matrimonio? Gli oppositori dei matrimoni tra persone dello stesso sesso dicono che lo scopo del matrimonio, fondamentalmente, è la procreazione, ed è questo ad essere degno di onore, riconoscimento ed incoraggiamento. I difensori dei matrimoni tra persone dello stesso sesso dicono no, la procreazione non è l’unico scopo del matrimonio. Che dire di un impegno duraturo, reciproco, basato sull’amore? Questa è la realtà del matrimonio. Quindi, con i flauti, con le golf car, ed anche con domande ferocemente controverse come i matrimoni tra persone dello stesso sesso, Aristotele ha degli argomenti validi. E’ molto difficile parlare di giustizia senza prima parlare dello scopo delle istituzioni sociali e di quali qualità siano degne di onore e riconoscimento.

Facciamo un passo indietro da questi casi e vediamo come gettino luce su come potremmo migliorare, elevare, i termini del dialogo politico negli Stati Uniti, ed anche nel resto del mondo, già che ci siamo. C’è la tendenza a pensare che se affrontiamo troppo direttamente le questioni morali in politica, questa sia una strada sicura per il disaccordo, e conseguentemente, una strada per l’intolleranza e la costrizione. Quindi è meglio evitare ed ignorare le convinzioni morali e religiose che le persone portano nella vita pubblica. A me sembra che la nostra discussione rifletta l’opposto, e che una strada migliore verso il rispetto reciproco sia di affrontare direttamente le convinzioni morali che i cittadini portano nella vita pubblica, invece che obbligare le persone a lasciare le loro convinzioni morali più profonde fuori dalla politica, prima ancora che entrino. Questo, mi pare, è un modo per cominciare a ripristinare l’arte del dibattito democratico.

Grazie mille a tutti.

(Applausi del pubblico)

Grazie davvero. Grazie. Grazie. Chris. Grazie Chris.

Chris Anderson: Dai flauti ai campi di golf ed infine ai matrimoni tra persone dello stesso sesso. Un collegamento geniale. Ora, tu sei un pioniere dell’educazione aperta. La tua serie di lezioni è stata una delle prime a farlo in grande. Qual è la tua visione per la prossima fase di tutto questo?

Michael Sandel: Beh, penso che sia possibile. In classe, noi teniamo dibattiti su alcuni delle convinzioni morali più forti che gli studenti possono avere su grandi domande di vita pubblica. E penso che possiamo farlo nella vita pubblica più in generale. Quindi il mio vero sogno sarebbe di prendere la serie televisiva pubblica che abbiamo creato del corso – è disponibile adesso, online, gratis per tutti ovunque nel mondo – e vedere se possiamo unirci ad istituzioni, ad università in Cina, in India, in Africa, in tutto il mondo, per cercare di promuovere l’educazione civica ed anche una versione più ricca del dibattito democratico.

Chris Anderson: Quindi tu immagini, ad un certo punto, dal vivo, in tempo reale, di avere questo tipo di conversazione, di proporre domande, ma con persone dalla Cina e dall’India che intervengono?

Michael Sandel: Esatto. Ne abbiamo avuto un assaggio qui con 1.500 persone a Long Beach, e possiamo farlo in classe ad Harvard con circa mille studenti. Non sarebbe interessante prendere questo modo di pensare e dibattere, affrontare seriamente le grandi domande morali, esplorare le differenze culturali, e connettersi attraverso un collegamento video dal vivo con studenti a Beijing, Mumbai e Cambridge, Massachussetts per creare una classe globale? Ecco cosa mi piacerebbe fare.

(Applausi del pubblico)

Chris Anderson: Beh, immagino che ci siano molte persone che vorrebbero aiutarti in questa impresa. Michael Sandel… Grazie mille davvero. Michael Sandel: Grazie a te.