La nuova scuola di Renzi e Giannini: lezioni videoregistrate per gli studenti!

Ennesimo tentativo di riformare la scuola italiana. Il governo usa anche la Tv per accogliere proposte ma il mondo viaggia in altre dimensioni.

di Davide Amerio

A volte non so se ridere o piangere quando leggo certe “notizie”. Con una discreta enfasi qualche giornalista ha notato che tra le proposte della “buona scuola” (quella promossa dal governo Renzi e reclamizzata ogni giorno in Tv) emerge quella innovativa (sic!) di video registrare le lezioni dei docenti affinché possano essere messe a disposizione degli studenti per un “ripasso” o per rivedere una lezione cui non hanno potuto partecipare.

Idea pregevole, anzi pregevolissima. Certamente innovativa (per il livello dei nostri sistemi di apprendimento)  ma che denota come la nostra scuola, figlia della politica, sia lontana dalla realtà del mondo esterno all’Italia. Iniziamo a domandarci, per esempio, dove sono finite le LIM (Lavagna Interattiva Multimediale)? Quanti le stanno utilizzando? Quanto sono costate? Quanto personale è in grado di utilizzarle correttamente? Quanti PC funzionanti sono attivi negli istituti e quanto personale docente è davvero alfabetizzato informaticamente?

In Italia, a livello universitario, esiste da anni il consorzio Nettuno, un bel progetto per l’apprendimento a distanza. Sino a un paio di anni fa le lezioni, oltre ad essere trasmesse nelle ore notturne sul satellite, erano disponibili on line per chiunque volesse frequentarle. Ora non più. Le devi acquistare.

Potremmo fare una digressione su quanto, nell’attuale società dove il livello di complessità è molto alto, sarebbe utile diffondere la conoscenza e renderla alla portata di tutti. In questo modo si potrebbe elevare il livello medio culturale e creare opportunità di crescita professionale per tutti coloro che cercano un lavoro.

Oltre oceano la pensano proprio così. Da alcuni anni si stanno diffondendo “consorzi”, nel quale lo stato investe parecchi milioni di dollari, che, a livello universitario, assolvono proprio questo compito: rendere il sapere disponibile per tutti coloro che desiderano usufruirne. Questo non significa che si diventa “medici” a distanza, l’università tradizionale continua ad esistere e svolgere la sua funzione, si tratta di allargare la conoscenza e il sapere al numero più ampio possibile di persone. Queste organizzazioni si chiamano MOOC (Massive Open On Line Course) consorziano università di prestigio internazionale e di tutto il mondo, e l’accesso ai corsi è gratuito. A pagamento (35 euro) si ottiene un certificato di frequenza, non a pagamento si ottiene un attestato di completamento del corso; entrambi dopo aver superato i test intermedi e l’esame finale.

Personale docente è a disposizione per ogni chiarimento, sono attivi forum di dibattito e in alcuni casi le prove di esame prevedono dei “Peer Assignement” ovvero dei lavori di gruppo con altri studenti che si trovano sparsi sul pianeta e frequentano lo stesso corso. La lingua utilizzata è prevalentemente l’inglese (vi ricordate le tre “I” di berlusconiana memoria?) ma se ne trovano in russo, cinese, spagnolo, italiano (anche alcune nostre università si stanno avvicinando ai MOOC). Le lezioni possono essere scaricate sul proprio PC per essere visionate in qualunque momento. Non mancano ricche biografie e riferimenti a siti web che trattano la materia. Una parte specifica è dedicata alle letture di approfondimento.

Il modello e-learning si appresta da tempo ad essere un modello per l’insegnamento del futuro ( forse dovremmo dire già per il presente!), per la diffusione della conoscenza e per migliorare le competenze professionali. Da almeno 15 anni Grillo nei suoi spettacoli ha mostrato come in altri paesi europei i ragazzi vanno a scuola attrezzati con strumenti tecnologici e gli zaini traboccanti di libri cartacei che pesano uno sproposito sono confinati alla preistoria dell’insegnamento.

Nulla da inventare quindi, solo imparare a guardare il mondo oltre la televisione e quella inutile proliferazione di pagine cartacee (e web) che ci ostiniamo a chiamare informazione. Il mondo viaggia alla velocità della “luce” nonostante noi continuiamo ad affidare le nostre sorti a mediocri personaggi che vengono spacciati come statisti mentre cercano i “neutrini” nei meandri di qualche montagna o fanno propaganda politica chiedendo al popolo come bisogna cambiare la scuola.

(D.A. 11.11.14)