La ministra De Micheli riempie i treni AV in barba al Covid

Blitz della ministra ad Alta Velocità per riempire i treni in barba al Covid. Interviene Speranza e blocca tutto. Il ministero conferma di essere il "buco nero" delle Grandi Opere.

di Claudio Giorno

Ci ha provato – la ministra Paola De Micheli – a riempire i “suoi” treni ad altavelocità approfittando della babele di DPCM che ci accompagna dallo sbarco in Italia della pandemia venuta dalla Cina (via Germania).

Ma il Comitato Tecnico Scientifico, i suoi esponenti più autorevoli e ascoltati, sono insorti richiamando il ministro della salute – Roberto Speranza – al suo dovere di tutela della medesima, a costo di ridurre l’incasso che la metropolitana d’italia garantisce  correndo su binari costruiti a debito (anche e soprattutto dei cittadini che non li possono usare)…

E’ successo tutto in un giorno, il simbolico “uno d’agosto”, e proprio mentre il dibattito scientifico si contamina sempre più di antitesi negazioniste di estrema destra che accusano chi sostiene che il virus non è né mutato, e tantomeno sparito, di voler impaurire gli italiani col solo scopo di mantenere il potere il più a lungo possibile, e senza che nessuno osi metterlo in discussione.

Strano paese il nostro, capace del più virtuoso e rigoroso lockdown, ma anche di lasciarsi andare a credere a chi ci “rassicura” non da un istituto di ricerca universitario, ma da una discoteca da spiaggia dal nome esotico, ma di frequentazione “indigena”…

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E’ nel “pragmatismo” tipicamente emiliano-romagnolo che ha cercato riparo la De Micheli quando il suo collega Speranza – furibondo – l’ha stanata per chiederle conto del via libera al riempimento delle freccerosse e del corrispondente svuotamento delle misure di distanziamento fisico… E’ nelle pieghe della navigata attitudine dell’avvocato Conte-zelig ad aspettare l’emergere della “dottrina prevalente” che la ministra del calcestruzzo rosa ha cercato conforto per il suo incauto lasciapassare.

Ed è molto spesso proprio nei “bracci di ferro” interni a una coalizione di governo che i nodi risolti frettolosamente con la nomina di nuovi ministri col vecchio “Manuale Cencelli” vengono al pettine, rivelando “chi ci fa e chi ci è” spaparanzato su quelle poltrone: già, perché vi siete mai chiesti perché negli anni della cosiddetta seconda repubblica il ministero delle infrastrutture e dei trasporti sia sempre stato affidato a personaggi di nessun profilo professionale e competenza tragicomicamente tendente a zero?

Forse perché le decisioni – pur se  sottoscritte in Piazza della Croce Rossa, e sancite addirittura in Parlamento, sono sempre prese altrove, magari in altri “locali” della riviera Romagnola, o in qualche palazzina liberty nel parco di Villa Borghese, o nelle sedi di rappresentanza dei primari istituti di credito (un tempo pubblici!)…o addirittura fuori confine… e comunque sempre supervisionati da “consulenti interni” da Incalza a Cascetta tanto per “coprire tutte le sensibilità” peraltro convergenti a favore delle grandi opere come su nessun altro “tema politico”…

Ma si diceva dei ministri del recente passato: qualche nome in evidenza tra quelli che nessuno  ricorda? Matteoli, Lupi, Dipietro, per arrivare fino a Toninelli (chi era costui? L’addetto alla chiusura dei porti di Salvini?).

Quanto alla attuale inquilina, la De Micheli, prima di riempire le frecce è tuttora tenacemente impegnata a svuotare la revoca delle concessioni ai Benetton: sfido chiunque abbia sentito una sua recente intervista al riguardo a riassumere in italiano corrente (non contaminato dal politichese) se sia  davvero d’accordo o no con quanto sentenziato e motivato dalla Corte Costituzionale (a due giorni dalla inaugurazione del nuovo viadotto al posto di quello lasciato crollare da Atlantia, Aspi, Spea & Co giusto due anni fa!). Mentre nel frattempo – oltre a sostenere che la gestione della nuova Autostrade per l’Italia a maggioranza di capitale pubblico (Cassa Depositi e Prestiti) dovrà essere privatistica (sic!) – nulla dice sugli altri gestori privati di reti autostradali pubbliche, che i loro crolli, i tratti chiusi al traffico, i mancati investimenti, li hanno un po’ ovunque da un capo all’altro della penisola (anche se se fortunatamente per loro ma soprattutto per noi, senza morti!)

O i Gavio (tanto per fare un nome) sono  preferibili ai Benetton (in quanto da sempre “ecumenici”)? Ma qui la Paola è in buona compagnia visto che la Chiara (Appendino) collega di maggioranza a Roma, ma avversaria a Torino, ha appena proceduto alla svendita della maggioranza delle azioni dell’Autostrada e del Tunnel del Frejus ai soliti Gavio e che la quota pubblica è stata alienata per un importo pressoché pari all’utile annuo della tratta in concessione: proprio come fecero 40anni fa “i socialisti di Carxi e di Fini” per le azioni della tangenziale autostradale di Torino!

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Poi per carità, anche sul Covid come ci dicono le inchieste appena aperte, c’è chi ruba, ha rubato e ruberà… Ma quel che da molto da pensare è che in Europa – dove i contagi tornano a salire – ci si è scannati per dare i soldi a fondo perduto al ministero dei “signor (e signore) nessuno”, mentre per la nostra salute si dovrà far ricorso al MES e comunque restituirli fino all’ultimo centesimo sotto lo sguardo inquisitorio degli olandesi…