
di Gabriella Tittonel
E’ sabato e siamo nuovamente qui, in marcia, attraverso i sentieri della Clarea, immersi nel respiro del bosco a cui si mescolano le sottilissime fibre del respiro del cantiere dell’alta velocità. Nuovamente in tanti, gli uni intenti ad inerpicarsi sul sentiero alto per passare al di sopra delle recinzioni e gli altri fermi ai jersey che oggi hanno fatto la loro prepotente comparsa alla fine del sentiero che giunge alle centraline e poi scende nella conca.
Al di qua delle spesse reti i partecipanti alla marcia, al di là le forze dell’ordine, con tutto l’apparato di caschi, scudi, apparecchiature varie per rilevamento immagini, forti della decisione che oggi in Clarea di qui non si scende, vietato mostrare ai più la grande opera in costruzione che, si badi bene, si vuole comunque realizzare con i denari di tutti, volenti o nolenti.
Alle reti c’è la famiglia che ha casa in Clarea, con la sua richiesta di poterci andare, giusto per controllare, e sconcertata dal fatto che di notifiche per questo ennesimo divieto, non ne ha proprio ricevute.. ci vorrà più di un’ora prima che sia data loro la possibilità di recarsi (accompagnati) alla casa di famiglia nel bosco…
E intanto, seguendo quanto fatto da Turi, oltre le recinzioni entrano persone di tutte le età, si siedono davanti al cordone di polizia, si sdraiano, prendono possesso di una terra loro, oggi diventata possesso autoritario di altri…
C’è aria serena intorno, di allegria, con scambio di dolci, di canzoni, intanto che il tempo scorre e alcuni s’allontano, mentre un gruppo di irriducibili rimane…. pian piano il cordone di sorveglianza, accompagnato passo passo dai dimostranti, indietreggia lungo il sentiero e si ferma, come ormai d’abitudine, sul ponte del Clarea.
La decisione per chi qui è giunto è quella di ribadire il proprio dissenso sull’opera, facendolo in modo pacifico ma fermo, trascorrendo qui la notte, ed anche il mattino..…..
Turi è al seguito, con una nuova sorpresa, perché, dopo essersi arrampicato su un albero, si conquista l’area in prossimità del cantiere, viene attorniato dalle forze dell’ordine, che, dopo qualche tempo, decidono di caricarlo (a peso) su un furgone e portarlo alla Caserma di Bardonecchia…. Tra le proteste degli amici…. Verrà rilasciato dopo qualche ora…
Ma intanto al presidio, da alcuni nominato degli over 50 ma che in realtà vede persone di tutte le età, si parla, si aprono gli zaini, si fa cena , anche con quello che poi, nel corso della notte, giunge da altri amici.. S’accende il falò, che non risparmia l’immancabile fumo negli occhi, distribuito per par condicio su dimostranti ed “assistenti”…. Mentre giungono le notizie da Chiomonte, della battitura, dei lacrimogeni giunti fino al campeggio, dell’idrante in azione.. Verrebbe da dire: tutto nella norma.. ma cosa c’è di normale in tutto questo?.. domande…. Che accompagnano nel corso della notte chi veglia e chi tenta rapidi sonnellini, anche sull’amaca, con la tanta luce del cantiere e dei fari supplementari… impossibile da qui vedere le stelle…..
Con l’aria frizzante giunge poi il mattino, sul fuoco la caffettiera borbottando regala il caffè, arrivano amici, ciascuno con qualcosa di buono che prima di soddisfare lo stomaco scalda il cuore, mentre il sole s’alza fino ad illuminare il ponte…
La richiesta di poter entrare nei nostri terreni anche in questa occasione viene fatta: ci vorranno due buone ore prima di poter superare lo sbarramento umano, poi in quattro si va, con la bandiera no tav, quella palestinese, si va lungo il sentiero che costeggia un cantiere addormentato… anche oggi siamo qui, in quella che sempre più pare più un’area di guerra piuttosto che un cantiere…
Molti amici ora se ne vanno, quasi a malincuore, perché, nonostante la fatica, è stata una notte bellissima trascorsa insieme, coi tanti cambi di uniformi e di volti, con quello scoprirsi tutti umani, con stessi desideri e paure, con la stessa stanchezza negli occhi, con tanti indirizzi diversi ma con problemi ambientali e di salute simili..
Poco prima di mezzodì gli ultimi dimostranti se ne vanno, mentre sul ponte l’aria si è fatta cocente….
E’ un arrivederci, lo stanno dicendo in molti…. Un passo dopo l’altro si ritorna verso Giaglione, mentre in mente s’affaccia un episodio accaduto secoli e secoli fa…. A Gerico…. Allora per sette giorni tutto il popolo, in un profondo silenzio, stazionò intorno al muro…Poi, il settimo giorno, con un grande grido corale, il muro cadde….. Ciò che è passato nel tempo ritorna……
(G.T.27/07/2014