La città deve sapere!

Mentre si avvicina l’appuntamento elettorale che dovrebbe portare in Parlamento una nutrita schiera di eletti No Tav, e in Val Susa si convocano le assemblee di paese, cresce la necessità di infliggere al Pd e alla cricca del Tav un poderoso colpo mediatico.

La città deve sapere! era il titolo di un assemblea cittadina convocata dai sindacati il 13 Novembre 1971 al Teatro Alfieri di Torino per denunciare le schedature illegali della Fiat sui lavoratori e l’asservimento, tramite corruzione, di diversi funzionari di polizia e carabinieri alla stessa azienda.
L’evento si proponeva di mettere i torinesi e gli italiani tutti al corrente dei metodi eversivi con cui si governava la più grande azienda italiana. Lo slogan allora coniato da Lotta Continua, Agnelli ha paura e paga la Questura, fu fatto proprio dai lavoratori di tutta Italia sulla scia del processo che superò gli ostacoli posti da un Tribunale compiacente ottenendo la prima condanna penale nella storia dell’azienda. Quello che i lavoratori avevano sempre saputo ma mai potuto dimostrare divenne storia con la sentenza. Una sentenza che si volle spazzare sotto il tappeto degli anni ma che costrinse la Fiat (definitivamente?) ad interrompere le illegalità.
Vi ricorda qualcosa un quadro del genere? Ai valsusini fa venire in mente l’uso delle istituzioni ai fini di favorire gli interessi privati di pochi, le tante illegalità della cricca del Tav (politici e uomini dello Stato) per installare il cantiere della Maddalena, i presunti appalti irregolari per affidare i lavori alla coop rossa Cmc, l’uso della forza militare (e della violenza della soldataglia) per aprire e tenere il cantiere alla Maddalena, una Procura che arresta e processa gli attivisti per reati sproporzionati alla realtà dei fatti.
Negli anni Settanta la Fiat governava la città e il lavoro con lo sfruttamento e la corruzione, oggi la cricca del Tav governa la città con l’inganno, gli appalti ai clientes e il saccheggio del debito pubblico (e chissà che un giorno non verranno alla luce atti corruttori e malversazioni varie come quelle riscontrate nei giorni scorsi a Firenze) . I valsusini aggiungono “con la devastazione del territorio ed i tagli allo stato sociale, primi fra tutti quelli alla sanità e all’edilizia scolastica”.
Se la resistenza della Valle ha finora disturbato e rallentato il procedere del progetto Tav, i torinesi, e più che mai il resto d’Italia, hanno subito un martellamento mediatico coordinato su tutte le testate, che li ha parzialmente isolati e anestetizzati in merito alla questione. Non che sia mancato il sostegno: si ricorda ancora la grande manifestazione del giugno 2011, dopo lo sgombero violento della Maddalena e le prese di posizione di nomi importanti del mondo del lavoro (la Fiom e i sindacati di base) e della società civile ma la maggioranza della gente è stordita dalla complessità dell’argomento Tav, dalle reiterate falsità del portavoce della cricca e dall’informazione distorta. Se la comprensione e la conoscenza del problema Tav si è comunque col tempo ampiamente diffusa grazie alla controinformazione di tutte le componenti del fronte contrario all’opera (non è certo un caso che il Pd, primo responsabile della grande truffa, sia in costante ripiegamento di consensi e di iscritti nella sua roccaforte di Torino e provincia) potrebbe essere l’ora di replicare in qualche forma l’iniziativa del 1971, di un’offensiva mediatica che porti al Pd grave danno elettorale ed allo stesso tempo guadagni visibilità al collegamento tematico tra Tav e tagli allo stato sociale, tra Tav e crescita del debito pubblico, tra Tav e mafia ed in generale tra Tav e illegalità diffusa del sistema di potere torinese. La città e l’Italia devono sapere chi li sta portando alla rovina economica e ambientale.(F.S.22.1.2013)