
di Claudio Giorno.
Sono da poco passate le 18. Sta per iniziare un incontro dedicato all’ingegner Ivan Cicconi, nella splendida cornice della Sala di Lettura della Biblioteca di Fermo (sua città natale).
Un incontro, non una commemorazione dice subito Sandra Amurri – giornalista de “il Fatto Quotidiano” – che ha organizzato e introduce l’evento: Evento dedicato a un maestro, come scrive chi di noi segue la cosa da lontano, un “bravo maestro che è qui con noi “, sottolinea Alberto Poggio collegato via “Telegram” per seguirne l’ennesima lezione. Un maestro dalla disponibilità assoluta come ebbe a scriverne un altro giornalista de “Il Fatto”, Giorgio Meletti (in un toccante articolo di cui Sandra Amurri da lettura integrale).
Annoto in estrema sintesi, come mi suggeriscono i colleghi della commissione tecnica della Unione dei Comuni Montani della Valle di Susa : “Prendi appunti, impariamo, come sempre con Ivan”, scrive Luca Giunti. Ed eccola – naturalmente per titoli – l’ennesima lezione dell’ingegnere partendo dalla introduzione di Sandra Amurri: l’intuizione del “fine che giustificherà i mezzi” con cui viene imposto il “modello societario TAV SpA”: l’intermediazione parassitaria eletta a “sistema”; la giungla delle “società partecipate” (vale a dire aziende municipali trasformate in improbabili finanziarie che rappresentano oggi la parte sommersa dell’iceberg-debito pubblico contro cui il Titanic-Italia sta viaggiando con la pressione delle caldaie oltre ogni limite di sicurezza); la degenerazione del mondo cooperativo del cui ruolo, pure, Ivan era stato uno strenuo sostenitore (anzi, proprio per questo ci mette passione nella denuncia!); fino alla brutta storia umbro-marchigiana della “Quadrilatero SpA a cui la Amurri dedica la parte conclusiva della introduzione perché l’ingegnere purtroppo non fece in tempo a festeggiare la notizia del ribaltamento – in appello – della sentenza di primo grado: giornalista e testata erano stati inizialmente condannati perché ritenuti “colpevoli” di aver descritto nei minimi dettagli (ovviamente col determinante aiuto di Cicconi) la lievitazione dei costi per la collettività della “piccola grande opera”; (la variante alla strada statale 77 della Val di Chienti, lungo la direttrice Foligno-Civitanova Marche: 35 Km di viadotti e gallerie che la famigerata formula del “project financing” garantiva sarebbe stata finanziata con capitali interamente privati e che oggi rappresenta un pezzo sproporzionato dell’unica “crescita” si cui l’Italia sembra capace: quella del Debito Pubblico!). Più di una assoluzione, “perché il fatto non sussiste” il cui merito – sostiene Sandra Amurri – va interamente assegnato a Cicconi che non si dava pace dopo l’esito inaccettabile del primo processo, e che con una memorabile deposizione-fiume aveva “spiegato” ai giudici di appello – sbalorditi – tutto quello che i colleghi di primo grado non erano evidentemente riusciti a capire!
Anche l’assessore alla cultura e vicesindaco di Fermo, Francesco Transatti, “rifiuta” il termine “commemorazione” ma non può e non vuole negare che figure come quelle di Ivan Cicconi mancano a questa società: “la sua spiccata intelligenza, unita a infinita saggezza, hanno fatto di lui il cittadino che pretende, a pieno titolo, giustizia, equità sociale, rispetto del bene comune. Ivan era la voce di chi si oppone e contrasta l’interesse particolare a scapito dei diritti di tutti.” E sottolinea l’immediatezza di cui era capace corredando ogni approfondimento tecnico con una acuta l’analisi politica; l’essenza dell’onestà.

Marina Clerico, è una collega di Ivan: insegna al Politecnico di Torino (dove Cicconi tenne dei corso nei primi anni dopo la laurea). E’ anche una rappresentante istituzionale: è consigliere della Unione dei comuni montani della Valle di Susa (“salutami la mia amata valle” era solito concludere le telefonate l’ingegnere marchigiano “trapiantato” a Bologna). Quella Unione di cui Ivan era consulente (non profit naturalmente)… Ed è una cittadina impegnata nel “movimento No Tav” che da quasi trent’anni lotta contro l’ennesima grande opera che si vuol realizzare in una vallata tra le più “infrastrutturate” dell’intero arco alpino. Con Ivan ha anche condiviso il compito di “consulente tecnico” della Comunità Montana: componente della commissione che ha contestato e contro-dedotto sia la necessità che le modalità progettuali del cosiddetto TAV Torino Lione (oggi ridotto al progetto della sola galleria di valico sotto le Alpi italo-francesi)!
Marina riparte dal concetto di “bene comune”. Lo declina in ambito universitario dove equivale alla “conoscenza”. Parla della “terza missione” della Università: “la trasmissione all’esterno del sapere”. Ivan ne è l’esempio da manuale. Colui che la conoscenza la portava a chi non può permettersi di pagare una consulenza professionale. Ai piccoli municipi, ai suoi amministratori, ai semplici cittadini spesso vittime di iniziative calate dall’alto e da altrove. Vittime più o meno consapevoli dei danni al territorio e alla salute e più spesso del tutto inconsapevoli del furto impunito di denaro pubblico connesso. Una “missione” che – ovviamente – non viene apprezzata dal potere. Ebbene, insite Marina Clerico, “la nostra commissione tecnica – (quella anche di Ivan) è la concretizzazione del suo metodo; un metodo ci ha insegnato lui, svolgendo una sorta di consulenza interna e interdisciplinare come quando diede la disponibilità ad aiutarmi a dimostrare che la legge obiettivo costituiva di fatto anche una minaccia alla sicurezza dei cantieri, oltre che alla correttezza contabile e procedurale degli appalti pubblici”. Del resto era ben nota la capacità e la tenacia dell’ingegnere nel far capire meccanismi subdoli e volutamente “misteriosi” (come il già citato“project financing) anche ai comuni cittadini. E conclude con un attestato di riconoscenza dei sindaci della valle di cui – da consigliera – è stata incaricata di farsi portatrice.dal presidente della Unione, Sandro Plano.
Sandra Amurri riprende brevemente la parola per invitare a non dimenticare l’impegno antimafia di Ivan, la sua coraggiosa disponibilità a svolgere per la Regione Calabria il delicato ruolo di consulente per la correttezza delle procedure di assegnazione degli appalti pubblici in una delle regioni più a rischio di pesanti infiltrazioni della malavita organizzata.

E tocca a Paolo Berdini, marchigiano, amico di Ivan (come del resto quasi tutti i presenti), urbanista, e per un tempo davvero troppo breve assessore della città di Roma fino alle dimissioni sull’onda di un mantra “famo sto stadio” della cui devastante e plurima nocività si accorgeranno solo tra qualche anno i romani (anche quelli di fede giallorossa).
E non solo loro: perché come in tutte le grandi opere anche i cittadini di Sondrio o di Santa Maria di Leuca (perlomeno quelli che non possono sfuggire al fisco) saranno chiamati a pagare la “contabilità finale”. Berdini riprende e ribadisce il tema della importanza delle radici marchigiane. Ricorda la funzione formativa dell’istituto tecnico Montani di cui Cicconi fu allievo per scelta ma anche per necessità (le origini umili) come del resto fu per molti in quegli anni in cui – tuttavia – l’ascensore sociale funzionava.
E rimarca con orgoglio che di lì – da un istituto tecnico e non da un liceo di elite – che è partito l’ingegnere di Fermo per diventare “il più bravo analista dei lavori pubblici del nostro paese”
“Un prodotto docg di quella Provincia sempre più saccheggiata dal Centro; un impoverimento di risorse e di servizi destinato ad arricchire chi ne gode già in misura maggiore e di cui il Tav – la sua collocazione territoriale che privilegia le dorsali a scapito della rete – rappresenta un paradigma”!
Ma Cicconi che dalla provincia approda a Bologna prima all’Università e poi alla professione e che “viene ammesso nei “salotti buoni” non si sente a suo agio: e qui Berdini cita padre Balducci “che confessava di patire ad essere invitato nei salotti buoni… Proprio come Ivan quando approda nel salotto dell’ANAS” da dove – invece di adagiarvisi appagato – trae nuovi stimoli combattere le consorteria di coloro che “adattano” le leggi e i regolamenti allo scopo di trasferire la ricchezza dal pubblico al privato: “non solo e non tanto i politici ma la corporazione dei funzionari apicali che fanno quel mestiere da generazioni spesso appartenendo a poche e blasonate famiglie. Cicconi capisce questi intrecci per primo. Alcune delle sue denunce risalgono al 1998! Ci vorranno più di quindici anni perché Cantone (il cui lavoro Berdini dice di apprezzare) dica che la “legge obiettivo” é criminogena! E’ questo l’essenza dello straordinario impegno civile di Ivan che naturalmente viene lasciato solo dalla politica quando centrodestra e centrosinistra cominciano ad andare a braccetto. Un isolamento che aumenta con la sua appassionata e forte denuncia della degenerazione del sistema cooperativo. Ma lungi dallo scoraggiarsi ne trae ulteriori stimoli e i suoi referenti diventano i cittadini: la venuta meno della sponda politica lo spinge alla denuncia attiva e diretta. Ed eccolo andare ovunque lo chiamano, come ha scritto Meletti, e sempre a spese sue!
La sua missione diventa – come è già stato ricordato – la tutela del bene comune.

Sandra Amurri invita chi lo ritiene a intervenire aggiungendo: “dobbiamo prendere L’impegno a diventare tanti piccoli Ivan”. Poi da la parola a Enrica Selvatici, avvocatessa, (già assessore all’urbanistica della regione Emilia e Romagna elettavi nel 1980 come indipendente eletta nelle liste del PCI) e moglie dell’ingegnere… Ringrazia per l’iniziativa e chi ha voluto e potuto essere presente. Ci racconta l’Ivan privato, il nonno adorato delle sue nipotine, l’unico “impegno” capace di farlo rinunciare (in qualche occasione) a un invito, alla redazione accurata di una consulenza (senza onorario ma onorevole NdR), i suoi rari momenti di relax, i suoi frequenti ritorni a Fermo nell’alloggetto ristrutturato della sua famiglia, in un vicolo del centro storico.
Parlano alcuni di coloro che lo hanno conosciuto, amato, stimato. Chi è venuto da Fermo e dai dintorni (l’ampia e bella sala di lettura è affollata nonostante il sabato pomeriggio, il sole, la temperatura estiva e l’Adriatico che si affaccia – azzurro – dietro le colline di levante, quasi a variegare il “mare collinare” che da sud si estende sino ai monti Sibillini, in una giornata tersa nonostante il caldo. Qualcuno è stato suo compagno di scuola al Montani e illustra le iniziative svolte e quelle in progetto.
Parla accoratamente un anziano sacerdote, don Franco Monterubbianesi, fondatore della Comunità du Capodarco da mezzo secolo al servizio di persone disabili, dei minori, di quanti vivono situazioni di dipendenza e di disagio, e delle loro famiglie (come ha ricordato in un recente incontro Papa Bergoglio!): Don Franco elogia l’umanità, l’etica rigorosa che contraddistingueva Ivan fin dai tempi in cui era studente dell’istituto tecnico della città.
Qualcuno è venuto da parecchio lontano – come noi dalla valle di Susa e come Giancarlo Pastorutti, da Bagnaria Arsa, comunità di poche centinaia di anime del Friuli Venezia Giulia, anche lui “cittadino NoTav” eternamente grato a Ivan che (pur approfittandone per andare a trovare sua sorella a Gorizia) rispondeva di si ad ogni invito, ad ogni richiesta di aiuto del “profondo nordest”.
Come me che sono nato e abito nel “profondo nordovest” e che – non me ne vogliate se ho fatto qualche omissione e qualche errore – ho redatto queste righe soprattutto perché non avevo (oltre al partecipare all’iniziativa) un altro modo per manifestare la mia – la nostra – gratitudine a un piccolo grande uomo. Un ingegnere che “voleva aggiustare anche la politica”: ho avuto il privilegio di brevi ma intense frequentazioni a margine di occasioni che consentivano qualche pausa, un momento discorsivo prima o dopo l’illustrazione di tabelle alfanumeriche, codici, capitolati: una volta a Roma dopo un confronto televisivo negli studi di “la 7”, dove l’ingegnere aveva messo in serio imbarazzo un suo collega un po’ “chiacchierato”, un’altra a Bruxelles dove in una audizione in Commissione aveva “certificato” l’inammissibile “forbice” tra i costi kilometrici di una “Grande Opera” costruita in Italia e – con le stesse caratteristiche – in un altro paese della UE! E le tante volte in Val di Susa – la sua amata valle – e a Torino dove veniva di frequente per tenere corsi di corretta gestione degli appalti ai giovani imprenditori di Libera di Don Ciotti (Che lo ricorderà con riconoscenza il giorno del funerale a Bologna). Occasioni in cui si concedeva persino una breve sosta in una storica cioccolateria di via Lagrange. Occasioni in cui mi rendeva partecipe del più utopistico dei suoi sogni, la Carta vincente per estirpare la corruzione dalla politica: Carta con la C maiuscola perché si trattava di dare compimento a quanto previsto dall’articolo 49, regolamentando la forma partito in chiave di trasparenza totale per renderla idonea alla funzione prevista e mai compiuta di corpo intermedio tra i cittadini e le istituzioni. Affrancando i partiti dall’essere bulimiche slot-machine ingorde di soldi pubblici e di tangenti occulte. E chi se non l’ingegnere maggior esperto di contabilità di stato avrebbe potuto portare a termine una simile impresa?
Fermo, 10 giugno 2017 – Claudio Giorno
Alcuni link a articoli e documentazione citate nel resoconto (e alcune immagini dal mio archivio)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/02/20/ivan-cicconi-il-coraggio-dellingegnere-comunista/3402253/
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/02/20/ivan-cicconi-il-mio-amico-se-ne-andato/3403064/
http://www.inchiestaonline.it/editoriali/morte-a-70-anni-dellamico-di-inchiesta-ivan-cicconi/
http://www.comunitadicapodarco.it/il-discorso-di-papa-francesco-alla-comunita-di-capodarco/