Israele Vs Gaza: Indignatevi!

Palestina: terra di guerra infinita banalizzata troppo spesso nei social

di Davide Amerio

Mi ritengo profondamente ignorante sulla vicenda storica e politica che riguarda lo stato di Israele e quello della Palestina. Mi stupisco però con quale sicumera molte persone riescano a parteggiare per una parte o per l’altra; non sono sicuro che tutte abbiano conoscenze maggiori delle mie a riguardo.

Sui social network è tutto un fiorire di accuse, citazioni, foto, filmati, pro palestinesi o pro israeliani. Immagini di morti di bambini, esplosioni, torure, uccisioni. Ma qualcuno si è assicurato sulle fonti? Orribili sono le immagini di soldati giustiziati a colpi di pistola e di ak-47 ma estraniati dal contesto di guerra a cosa servono? Per non parlare delle donnine in divisa militare che dovrebbero sollazzare i soldati israeliani e quelli che pare si godano lo spettacolo del bombardamento di Gaza da una collina come se stessero assistendo ai fuochi artificiali.

La tragedia di una guerra infinita viene ricondotta a una tifoseria da stadio; emergono pre-giudizi di stampo politico, sociale e razzista semplificati in equazioni elementari: ebrei = americani = occupanti = fascisti, palestinesi = arabi = islamici = terroristi.

Si cade nella trappola della semplificazione, della banalità ideologica, sull’onda emotiva degli eventi in corso. La volgarizzazione della cronaca sovrasta l’analisi necessaria per indagare un problema così complesso e intrigato; se non c’è sangue non c’è cronaca, se non c’è cronaca non c’è notizia e senza notizia non c’è problema di cui occuparsi. A chi frega della Palestina, del popolo palestinese e di quello israeliano se non c’è sangue che scorre? Chi, dei tanti, tifosi a destra e a manca, si occupa e preoccupa nei giorni di ‘relativa’ calma di cosa realmente succede in quelle terre così tormentate? Quanti si preoccupano di votare e scegliere politici che sappiano essere protagonisti sulla scena internazionale occupandosi di questi drammi invece che una schiera di ladri di polli e di banfoni?

La guerra, almeno questo avremmo dovuto impararlo da un pezzo, è sempre figliastra delle ideologie, dei pre-giudizi, dell’ignoranza e della manipolazione. Da secoli si uccidono uomini, donne e bambini in nome di un qualche dio, di qualche profeta o di una arbitraria supremazia di razza, specie, cultura. Sottotraccia viaggiano altri interessi, altri obiettivi; eppure ci facciamo ancora incantare da parole false che ci illudono di essere quelli che stanno dalla parte della ragione e hanno diritto di difendersi e, al limite, di uccidere.

Tanti si preoccupano dei ‘segreti’ gruppi di potere: Bildenberg, Trilaterale, FMI, eccetera che manipolano la finanza e i governi per piegarli agli interessi di pochi.

Ritengo che l’unico vero ‘potere forte’ continui a essere l’ignoranza in cui veniamo si tenuti ma dove anche ci piace stare, coccolati da rassicuranti convinzioni che ci esimono dallo sforzarci di capire la complessità dei problemi affrontando un confronto di idee da adulti.

Il nostro mondo complesso è fragile, soffocato dalle contraddizioni e dagli errori – e orrori – che fanno parte della storia umana. In una immaginaria intervista, Adolf Hitler, in un saggio di Piergiorgio Odifreddi, all’intervistatore che gli chiede conto dei sei milioni di Ebrei sterminati dal nazismo risponde di aver solo copiato dalla storia: gli americani hanno sterminato dodici milioni di nativi indiani eppure sono considerati uno dei simboli della democrazia e della libertà nel mondo.

Nel 2010 Stéphane Hassel, combattente nella resistenza francese classe 1917, di padre ebreo, che fu tra gli estensori della Dichiarazione dei Diritti Universali dell’uomo, scrisse un piccolo pamphlet dal titolo “Indigatevi!”. Le preziose parole di un 93 enne sulla non-violenza, sulla difesa dei diritti, sulla memoria storica delle tragedie da cui bisognerebbe imparare sono preziose. La chiave è in quella parola “indignazione” a rappresentare quel sentimento che deve animare le persone di fronte alle ingiustizie e alle prevaricazioni; alle umiliazioni e alle offese della dignità degli individui; alla soppressione coercitiva dei diritti, allo sbilanciamento della ricchezza creata e posseduta da una minoranza.

Nella parte dedicata alla Palestina le sue parole sono un monito lapidario:

La mia principale indignazione, oggi, concerne la Palestina, la striscia di Gaza, la Cisgiordania. La fonte della mia indignazione è l’appello lanciato agli ebrei delle diaspora da alcuni israeliani coraggiosi: voi, i vostri antenati, venite a vedere dove i nostri governanti hanno portato questo Paese, dimenticando i valori umani fondamentali dell’ebraismo. […]

Che gli ebrei possano perpetrare a loro volta dei crimini di guerra è una cosa insopportabile. Nella Storia, purtroppo, gli esempi di popoli che imparano dalla propria storia non abbondano.[…]

Ovviamente ritengo che il terrorismo sia inaccettabile, ma bisogna riconoscere che quando i mezzi militari di chi ti occupa sono infinitamente superiori ai tuoi, la reazione popolare non può essere soltanto non-violenta.

Indigniamoci dunque, in nome della pace e del rispetto della vita umana ma evitiamo un patetico tifo da curva sud sulla pelle degli altri.

D.A. 30.07.14