Iran accordo sul nucleare firmato a Vienna

IRAN: l'accordo sul nucleare firmato oggi a Vienna, Theran si accontenta del “diritto in cambio della fine delle sanzioni.

di Alfonso Navarra.

L’accordo “P5+1-Iran”, dove P5 sta per le cinque potenze nucleari del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, è stato annunciato il 14 luglio 2015 a Vienna dopo un lungo e travagliato round negoziale, con la presenza anche Mrs. PESC Federica Mogherini, portando a compimento una precedente intesa provvisoria raggiunta a Losanna il 2 aprile 2015.

Il duro lavoro che ha portato all’accordo è testimoniato dal fatto che esso avrebbe dovuto chiudersi il 30 giugno, ma la scadenza è slittata prima al 7 luglio, poi ancora il 10 luglio, quindi ci sono stati ancora rinvii prima di arrivare ad un esito positivo che è stato in bilico fino all’ultimo.

I due punti più controversi nella fase finale, che hanno rischiato di far deragliare la trattativa (gli oltranzisti incombono, come è logico, sia a Washington che e Tehran): 1) l’embargo ONU contro la fornitura di armi e missili all’Iran; 2) le ispezioni a sorpresa nei siti militari iraniani.

Per il primo punto si stabilisce che la fine dell’embargo sulle armi non sarà immediata. Resterà in vigore per altri 5 anni e sarà allentato gradualmente. Per il momento non si prevede a breve termine la fine dell’embargo per tutte le tecnologie collegabili più direttamente alle testate nucleari.

Per il secondo si conviene che l’accesso degli ispettori ONU ai siti militari iraniani non è garantito in modo automatico: l’Iran ha il diritto di appellarsi ad un tavolo arbitrale.

Il testo completo dell’accordo lo si può trovare sul sito della rivista “Time” alla URL: https://time.com/3957013/iran-nuclear-deal-full-text/

Da questo testo è possibile ricavare l’essenza del compromesso, che consiste, da una parte, nello stabilire che l’Iran deve esercitare il suo “diritto” a sviluppare il nucleare “civile” in forma contenuta e controllata, per evitare la possibilità che possa fare da copertura per sviluppi militari; e, dall’altra, nel togliere, soprattutto da parte occidentale, le sanzioni che appesantiscono l’economia iraniana.

L’intesa di Vienna ha una grande importanza geopolitica: apre la strada a un riassetto di tutti i rapporti di potere in Medio Oriente, come conseguenza della fine delle tensioni estreme tra USA e Iran. E’ in gioco il ridimensionamento dei controversi legami tra l’Occidente (a guida americana) e l’Arabia Saudita nonché la fine della predominanza israeliana degli ultimi 35 anni. Ha la sua importanza, in questa partita, la necesità di trovare un protagonista musulmano, anche se non arabo, che faccia da argine militare all’espansione del terrorismo fondamentalista (si veda il pericolo costituito dal sedicente “Califfato” che si è insediato tra Siria e Iraq), nella speranza che possa essere tenuta sotto controllo la rivalità tra potenze “sciite” (l’Iran ne è la capofila) e potenze “sunnite”.

L’agenzia stampa ANSA ha riportato nel dispaccio emesso il giorno della stipula dell’accordo (per il panorama completo vai su: http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/mediooriente/2015/07/13/iran-casa-bianca-fatti-progressi-ma-ancora-ostacoli_8c3ad595-19ce-465c-9e87-debfd279a4ee.html) le significative dichiarazioni dei “portatori di interesse” statuali coinvolti.

Grazie a questo accordo l’Iran non sarà in grado di sviluppare la bomba atomica”: così il presidente Usa, Barack Obama, sull’accordo raggiunto a Vienna. “Se l’Iran violerà l’accordo tutte le sanzioni saranno ripristinate e ci saranno serie conseguenze”. “Sarebbe irresponsabile allontanarsi da questo accordo” con l’Iran. E’ l’appello al Congresso del presidente Usa Barack Obama che avverte: “Porrò il veto a qualsiasi legge che si opporrà all’attuazione” dell’intesa sul nucleare iraniano. “E’ possibile cambiare”: questo il messaggio che il presidente Usa rivolge direttamente al popolo iraniano commentando l’accordo di Vienna. “E’ possibile muoversi in una nuova direzione”.

Una volta firmato l’accordo il Congresso americano avrà 60 giorni di tempo per approvarlo o respingerlo. Dopo il disgelo con la ex Birmania e con Cuba, per Obama – sottolineano i media Usa – l’accordo con l’Iran è il terzo che cambia profondamente le relazioni diplomatiche degli Stati Uniti con Paesi con cui il dialogo era sospeso da decenni. L’Iran – evidenzia il NYT – di questi tre Paesi è il più importante dal punto di vista strategico, il solo con un programma nucleare e ancora nella ‘lista nera’ degli stati ritenuti sponsor del terrorismo

“Questo accordo è un accordo di resa storica da parte dell’Occidente verso l’Asse del Male con l’Iran in testa”. Lo afferma la viceministra degli Esteri di Israele, Tzipi Hotovely. “Lo Stato di Israele agirà con tutti i mezzi per tentare di impedire la ratifica di quell’accordo” fra l’Iran e i paesi del 5+1.

Il ministro degli Esteri iraniano Zarif saluta l’accordo sul nucleare a Vienna come una soluzione ‘win-win’, ovvero in cui vincono le entrambe le parti, e come “una nuova era di speranza”.

“Questa è una decisione che può aprire la strada a un nuovo capitolo delle relazioni internazionali. Penso che questo sia un segnale di speranza per il mondo intero”: lo ha detto l’Alto rappresentante Ue Federica Mogherini commentando l’accordo sul nucleare iraniano.

La Russia si aspetta che gli Usa rinuncino a creare uno scudo di difesa missilistica in Europa dopo il raggiungimento di un accordo sul nucleare iraniano. Lo ha detto il capo della diplomazia di Mosca, Serghiei Lavrov. Lo scudo antimissile in Europa è stato in teoria concepito contro ‘Stati canaglia’ come Iran e Corea del nord”.

Sui media occidentali si insiste sul fatto che l’accordo sul nucleare Iraniano dovrebbe impedire a Teheran di produrre materiale sufficiente per la costruzione di un’arma atomica per almeno 10 anni e che prevede nuove clausole stringenti per le ispezioni dei siti del Paese, inclusi quelli militari.

L’accordo sul nucleare iraniano prevede di mantenere l’embargo Onu sulle armi a Teheran per altri cinque anni: lo affermano diplomatici citati dalla Associated Press. Le restrizioni Onu sul trasferimento all’Iran di tecnologia legata ai missili balistici potrebbe durare fino a otto anni.

In caso di violazioni da parte di Teheran dell’accordo raggiunto a Vienna sul suo programma nucleare, verrebbero reintrodotte entro 65 giorni le sanzioni contro l’Iran, secondo quanto indicato da diverse agenzie citando fonti diplomatiche in margine al negoziato.

5 punti principali di natura tecnica dovrebbero sancire la funzione non proliferante dell’accordo:

1) – L’Iran ha accettato di ridurre di circa due terzi il numero delle sue centrifughe: dalle circa 19.000 attuali ne rimarranno 6.104, di cui solo 5.060 adibite ad arricchire l’uranio per i prossimi 10 anni (l’arricchimento dell’uranio, cioè – come abbiamo spiegato più volte – la percentuale di U235, è un passaggio necessario per la costruzione della bomba atomica).

2) – Scorte di uranio aricchito. L’Iran dovrà scendere dagli attuali 10 mila chili immagazzinati dalle a 300 chili, con una riduzione del 98%. Per 15 anni non dovrà arricchire l’uranio al di sopra del 3,67%. Ha inoltre accettato di non costruire altre istallazioni e strutture adibite all’arricchimento dell’uranio per i prossimi 15 anni.

3) – L’Iran ha accettato di non arricchire per almeno 15 anni l’uranio nel suo bunker sotterraneo tra le montagne a Fordow – che si trova vicino alla città di Qom e che è stata scoperta dall’intelligence occidentale pochi anni fa. La centrale di Fordow sarà convertita e usata come centro nucleare, fisico, tecnologico e di ricerca, esclusivamente per fini pacifici.

4) – L’Iran arricchirà l’uranio solo nella centrale di Natanz, nella provincia di Isfahan, usando esclusivamente le centrifughe IR-1 di prima generazione: quelle più sofisticate verranno rimosse oppure non usate per almeno 10 anni.

5) – L’Iran ha accettato di ricevere ispezioni regolari in tutte le sue centrali nucleari dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA). Le ispezioni riguarderanno anche le miniere di uranio e le yellowcake (scorte di uranio concentrato, sostanza che può essere usata nella preparazione di combustibili per i reattori nucleari). Inoltre il reattore ad acqua pesante di Arak sarà ricostruito per non produrre plutonio sufficientemente puro da poter essere usato per usi militari. Ma il punto più sensibile sono i siti militari: in teoria dovrebbero essere disponibili ad ispezioni a sorpresa 24 ore su 24, sette giorni su sette. In caso di contestazioni da parte dei funzionari AIEA, Tehran potrà appellarsi a un tribunale arbitrale composto da tutti i Paesi che hanno siglato l’accordo.

Alla notizia Tehran è esplosa di gioia: si è festeggiato fino a tarda serata, con caroselli da vittoria nella coppa del mondo. In questo momento la popolazione persiana, in cui la componente giovanile e femminile è molto rilevante, tiene di più alla prosperità economica e alla liberalizzazione dei costumi che non a flettere patriottici muscoli nucleari. Fare commercio e fare l’amore è meglio che gridare irosamente, Corano in pugno: “Morte all’America!”: speriamo che continui a pensarla così.

La vicenda iraniana, al di là dei suoi esiti immediati, può comunque essere adoperata per fissare in modo solido questo concetto, su cui noi stiamo battendo e ribattendo: tutti possono arrivare da soli a cogliere il “mistero” del rapporto tra nucleare civile e nucleare militare. Basta saper riflettere, facendo mente locale, sulle notizie che ci offre la stampa, per nulla segrete, squadernate belle belle sotto i nostri occhi, che ci dicono essenzialmente tre cose in tutta evidenza:

1- esistono delle tecnologie di “arricchimento dell’uranio” che così come preparano il combustibile nucleare da “bruciare” nelle centrali, allo stesso modo, con un grado superiore di presenza di U235 nel materiale fissile, quello adatto per le reazioni a catena, producono l’esplosivo nucleare per le bombe nucleari;

2- i programmi “civili” di un Paese possono benissimo essere piegati a finalità militari ed è lo Stato l’attore principale che li progetta, li finanzia e li coltiva;

3- questi programmi cripto-militari si attaccano spesso a giustificazioni di utilità sociale che non stanno in piedi. Si pensi alle centrali nucleari che dovrebbero, si fa per dire, risolvere il problema energetico dell’Iran: i persiani sono tra i principali produttori di petrolio al mondo ma non hanno le raffinerie per prodursi la benzina che farebbe circolare le loro auto. Se avessero una reale preoccupazione energetica non penserebbero innanzitutto a come procurarsi delle semplici tecnologie di lavorazione petrolifera?

Ad opinione dello scrivente, il problema della controversia sul nucleare iraniano può essere deviato, nella sua possibile soluzione positiva, da due approcci entrambi erronei:

1) la “sindrome di Calimero”, o dei “due pesi, due misure”;

2) la rivendicazione di un “diritto” che in realtà è un privilegio da abolire.

L’Iran può sentirsi come un “Calimero”, il pulcino dei cartoni animati piccolo e nero sempre vittima di ingiustizie, rispetto ad Israele: a me l’ONU mi sanziona perché non collaborerei abbastanza con gli ispettori dell’IAEA. Israele invece può fare tutto quello che vuole e nessuno gli dice niente. A Tel Aviv stanno praticando meglio che non si può la “nuclear opacity”. Hanno le bombe nucleari e non lo dicono. La loro politica è “non confermare né smentire”.

Mettiamola così e vediamo se riusciamo a farci comprendere. Tu parcheggi in sosta vietata e ti lamenti perché il vigile ti ha preso di mira e continua a multarti senza pietà. Il figlio del comandante dei vigili invece scorazza a manetta, impunemente, con la sua Ferrari e se ne impipa dei semafori.

L’ONU potrebbe risolvere questo scandalo, e infatti la stessa sessione del TNP del 2010 ha votato all’unanimità (eccetto Israele) perché il Medio Oriente diventi una “Nuclear Free Zone”. E’ questa decisione che andrebbe applicata, non la rivendicazione: “siccome lui passa con il rosso, anche io voglio poter posteggiare in seconda fila”.

Bisogna puntare ad una regola giusta valida per tutti, non a strappare privilegi più o meno consistenti per sé…

Il TNP è un Trattato che Stéphane Hessel ha definito “ingannevole, ingiusto, perverso”. Darebbe il “diritto” di sviluppare programmi nucleari civili. Ma di che “diritto” si parla, a pensarci bene? Il diritto a prepararsi una Chernobyl o una Fukushima nel cortile di casa?

Tornando al paragone con il codice stradale: è giusto andarsene in giro con autobombe caricate al tritolo? Perchè con il nucleare di questo si tratta: di mettere a rischio, nella migliore delle ipotesi, quella dell’uso solo civile, la salute delle persone e la sicurezza dell’ambiente. Il codice della strada in vigore all’ONU dice di sì, ma è un codice errato. E’ un codice che va cambiato, perché “il sabato è fatto per l’uomo, e non l’uomo per il sabato”.

Non ci deve essere per nessuno il “diritto” di circolare con auto che possono saltare in aria mettendo a rischio la pelle non solo del guidatore.

Una autobomba può essere caricata al tritolo, ma anche – che so – con esplosivi al plastico molto più potenti: il problema non è che, se tu, grande malfattore, circoli con il plastico, io, piccolo delinquente, voglio avere il diritto di circolare con il tritolo, sulla base di Trattati cervellotici, che prima si gettano nella spazzatura della Storia, meglio è! Muoviamoci con bici e veicoli elettrici a batteria solare, a velocità decenti perchè tutti possano andarsene in giro felici, sicuri e tranquilli: è proprio impossibile?

Sarebbe bene riorganizzare il diritto internazionale su un principio giusto valido per tutti: non c’è la “sovranità” di un singolo Stato di comportarsi in modo da mettere a rischio la sopravvivenza di tutta l’umanità. Né di sviluppare tecnologie che, con pochi e tutto sommato facili adattamenti, si prestano ad un uso militare che è poi una illusione folle e suicida (quella della deterrenza nucleare).

Le armi atomiche, TNP o non TNP, vanno proibite e quindi quanto prima bisogna poi arrivare ad una convenzione per eliminarle, come è già accaduto con le armi chimiche e biologiche. Quanto al nucleare “civile”, c’è da lasciare più spazio e tempo a ricerche serie e socialmente controllate prima di tollerare insipienti applicazioni industriali di massa. Le tecnologie su cui si basano i reattori attualmente in funzione bastano ed avanzano per garantirci l’estinzione, anche senza nessun dirottamento militare!

Torniamo quindi al buon senso, e – non più polli vittimisti alla Calimero, o paperi sfrontati alla Gastone Paperone – comportiamoci, al contrario, da cigni che volano alto verso orizzonti comuni di speranza e di progresso.

(A.N. 14.07.15)