Incendio alla Imprebeton di Salbertrand

Sono da poco passate le due di notte quando si sviluppano fiamme in Val di Susa, tre betoniere e altre quattro danneggiate dall’incendio, nella Ditta Imprebeton S.p.A. di Salbertrand, che fa parte di Itinera. Salbertrand si sveglia nel cuore della notte al suono delle sirene dei Vigili del Fuoco, ma anche di  Carabinieri e Digos, perché la ditta, che lavora calcestruzzi di vario tipo – dal preconfezionato al durevole e isolanti -, porta anche le sue betoniere al cantiere del Tunnel geognostico propedeutico alla linea Tav Torino-Lyon. L’azienda si trova nei pressi dell’autostrada A32 Torino-Bardonecchia, che per precauzione  le Ff.Oo hanno ritenuto di chiudere al transito tra Oulx e Susa.

Sull’accaduto iniziano le indagini. Tutte le piste vengono battute, a partire dalle accuse al movimento NoTav. Sono di queste ore le dichiarazioni del senatore Stefano Esposito del fronte SiTav, parlamentare del PD e dal 7 maggio 2013 entratoespochi2 a far parte della 8° Commissione Permanente (Lavori Pubblici, Comunicazioni), il quale in qualità di Vicepresidente dichiara a Repubblica (articolo di P. Griseri): “In val di Susa siamo ormai all’intimidazione mafiosa. Gli intellettuali come Erri De Luca che tessono pubblicamente le lodi dei sabotaggi sono i mandanti morali degli attentati di queste settimane e come tali andrebbero perseguiti”. Dalle pagine web di Torino Oggi Giornale Online poi: “Contro i mafiosi No Tav – è la dura presa di posizione di Esposito – non resta che applicare le leggi previste per la mafia”. E ancora sempre su Repubblica, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi: “L’escalation terroristica dei No Tav è segno della loro sconfitta sul piano delle ragioni e del consenso. Ai delinquenti risponderemo con le armi della giustizia e con la politica del fare. Facendo la Tav e proteggendo chi ci lavora”.

Ma si seguono anche le piste solitamente delinquenziali partendo dalla disamina di un recente passato, in cui il primo comune del Nord a essere sciolto per mafia, nel 1995, fu Bardonecchia e dove le denunce sulle infiltrazioni di ‘ndragheta e mafia nei subappalti della Torino-Lione sono state avanzate più volte proprio dal movimento No Tav: “visto che governo ed enti locali fanno finta di non vedere, non sapere, non sentire”.  Anche in conseguenza all’operazione Minotauro si potrebbero collegare quei proiettili esplosivi spediti non più di tre anni fa al sindaco Chiamparino e ad altre cariche politiche locali. Erano tempi in cui nessuno tra i proponenti l’Opera e i suoi pasdaran paventava un’escalation terroristica, sventolata oggi a ogni piè sospinto. Era il 5 giugno 2011 e La Valsusa scriveva così:  “Ieri due proiettili sono stati inviati ai deputati Stefano Esposito e Giorgio Merlo, accaniti sostenitori del Tav a tutti i costi, compreso l’intervento dell’esercito – affermano i No Tav – è l’ennesima provocaziincendio imprebetonone contro i cittadini della Valle di Susa, secondo un copione già visto altre volte”. A questo punto, gli oppositori alla Torino – Lione elencano una serie di episodi avvenuti in passato, sempre in periodi di alta tensione: ‘Il 5 novembre 2005 venne rinvenuta una valigia con ‘esplosivo’ al km 56 della statale del Moncenisio, dopo la resistenza dei valsusini alle trivelle al Seghino. Il 5 luglio 2007, durante le trattative tra le amministrazioni locali e il presidente dell’Osservatorio, Mario Virano, furono recapitati quattro proiettili all’allora sindaco di Susa Sandro Plano. La notte del 24 gennaio 2010 fu incendiato il presidio di Borgone, poche ore dopo la marcia No Tav di quarantamila cittadini a Susa; contemporaneamente venne recapitata all’allora sindaco di Torino Chiamparino, altro Si Tav, una busta con dei proiettili. Dopo tutti questi anni, a che punto sono arrivate le indagini per identificare gli autori di tali azioni criminose?’” – va da sé che un dubbio investigativo potrebbe provenire proprio da questi che sembrano suonare come avvertimenti al fronte imprenditoriale favorevole all’opera, per evitare  defezioni tra le fila degli imprenditori stessi.

Ma dopo aver assistito in giornata al costante incremento dei danni – prima  tre betoniere bruciate e quattro danneggiate, poi le betoniere incendiate son diventate sette -, van tenuti in considerazione anche gli 800.000 euro risarcibili, in un periodo in cui il mercato delle betoniere è fermo e molti possibili speculatori potrebbero ricorrere alla riscossione assicurativa come liquidità per l’impresa.

La situazione è poco chiara e, al di là delle frettolose e comode attribuzioni di responsabilità politica, sarebbe necessaria unsopralluogo po’ di cautela. La storia recente ci insegna che molti capi di imputazione verso militanti no tav si sono rivelati eccessivi e inconsistenti. Gli interessi economici (e politici, oramai unificati a questi) conducono a strategie atte a creare confusione (ricordiamoci quanto successo a Napoli con la vicenda dei rifiuti) sopratutto quando questi interessi sono della criminalità organizzata. Le dichiarazioni del movimento NoTav in merito ai possibili sabotaggi bene si prestano a favore di chi vuole operare nell’ombra e ricondurre le responsabilità sempre e comunque ai NoTav., spalleggiati da politici che si profondono in accuse sempre più infamanti ed odiose: eversione, terrorismo, mafiosità. Accuse gravi che facilmente possono scatenare emozioni nel pubblico non informato su quanto realmente accade in Valle.

Al momento le cause dell’incendio sono comunque ignote; inutile oggi congetturare accuse. Solo si sa che l’incendio è divampato poche ore dopo l’incontro in Prefettura, a Torino, tra il ministro Maurizio Lupi, e una delegazione di imprenditori della valle, latori di preoccupazioni dovute al ripetersi di simili vicende, accadute a ditte impegnate nei cantieri dell’Alta Velocità. La task force al lavoro, inventata dal governo, ha parlato della possibilità di un risarcimento statale per i danni subiti e anche della possibilità di garantire alle imprese una copertura assicurativa da parte dello Stato. Gli impresari hanno sottolineato la difficoltà di ottenere i subappalti al cantiere Tav da parte della Cmc e di Sitaf . Su questo punto la task force non ha preso impegni, anche se ha continuato a rassicurare che  «lo Stato c’è e loro sono un segno di questo Stato che vuole realizzare un’opera così importante». Il ministro Lupi non ha comunque preso impegni, pur assicurando: «La task force del ministero esaminincendio imprebetonerà gli spunti e le sollecitazioni che sono arrivate, anche dai parlamentari del Pdl, per dare segnali concreti. Vediamo quali sono i margini di manovra compatibilmente con la legge».

Ricapitolando: un’impresa che subisce questo tipo di danni in Val di Susa deve sperare che responsabili siano i No Tav perché a ben vedere i risarcimenti divengono esigibili a seguito di sentenze di giudizio. Ma nel caso si dovesse trattare di escalation delinquenziali legate ad appartenenze di criminalità organizzata si dovrebbe sperare di non far la fine delle vittime di mafia, passate prima da coraggiosi ed onesti collaboratori dello stato e poi abbandonate a se stesse e conseguentemente giustiziate dalla stessa criminalità.

A ricordo di questo riportiamo qui un estratto denuncia di alcune vittime della mafia: “Ci eravamo rassegnati ad accettare, dopo le beffe processuali, anche la revoca del riconoscimento di vittima innocente della mafia a mio zio Paolo; nessuno dei miei familiari aveva la forza di combattere ancora, non contro la mafia, ma contro la cieca burocrazia. “Diamoci da fare per raccontare la verità in giro, sui giornali, in tv, sui libri” ci eravamo detti.  Essere vittima innocente della mafia vuol dire che, alla luce di indagini approfondite, non risulta alcun legame con ambienti criminali. Che la vittima è innocente e cristallina, uccisa per la propria onestà o per sbaglio. E vittime innocenti della mafia, mio zio e mio nonno, lo erano stati riconosciuti immediatamente. Per tutti gli uffici essi erano morti per difendere con le unghie e con i denti la loro azienda di calcestruzzi dagli appetiti mafiosi”.

Conoscendo cosa si prova quando si parla di mafia non vorremmo si parlasse così a cuor leggero di questo tipo di criminalità, non vorremmo che fosse mai nominata soprattutto per la pubblicità che ne scaturisce e il richiamo alla sua invincibilità, è dal lontano 1838 quando compare in atti giudiziari ad oggi che nessuno ne ha mai fermato l’operato definitivamente; vogliamo così lasciare qui un link ad un articolo preso proprio dal sito dei famigliari vittime della mafia.