
L’Italia ha visto diminuire di un terzo le proprie esportazioni verso la Russia, in seguito alle sanzioni incrociate tra Bruxelles e Mosca.
Cancellare le sanzioni europee contro la Russia. Il miglior ambasciatore di Vladimir Putin in materia è Matteo Renzi, preoccupato di consolidare la sua fragile ripresa economica. Questa si basa in gran parte sulle esportazioni, e la Russia è stata fino ad oggi uno dei mercati privilegiati dalla penisola. Gli scambi commerciali tra i due paesi sono aumentati del 327 % tra il 2000 e il 2013, superando i 30 miliardi di euro nel 2014. Dopo anni di crescita a due cifre, la caduta è stata altrettanto brutale.
Il primo semestre del 2015 ha visto una diminuzione del 28,9 % delle esportazioni italiane verso la Russia, con un deficit di 1,3 miliardi di euro rispetto allo stesso periodo nel 2014. Tutti i settori del made in Italy sono stati toccati, ma non nello stesso modo e non per gli stessi motivi.
L’agroalimentare è quello che ha sofferto di più a causa dell’embargo russo imposto soprattutto su carne e pesce, sui formaggi, ma soprattutto su frutta e verdura. La caduta delle esportazioni è del 27,5 %. Coldiretti – la confederazione degli imprenditori agricoli italiani – stima che le perdite siano di 20 milioni di euro al mese. Altra conseguenza dell’embargo che nuoce al settore, l’aumento della contraffazione. La produzione di formaggio russo è avanzata del 30 %, con una grande diffusione di Parmigiano falso. Anche l’industria è stata toccata, con una riduzione del 25 % delle esportazioni dal 2013 e perdite di circa 8 milioni di euro al giorno per il settore.
Anche il lusso ne risente
Stessa tendenza per il lusso italiano, in recesso del 25 % nel primo semestre del 2015. Il responsabile principale non è l’embargo russo, che non riguarda questo settore, ma la crisi economica, che ha colpito duramente la Russia con la svalutazione del rublo. Durante i primi nove mesi del 2015 gli acquisti russi in Europa sono diminuiti del 37% con effetti negativi a Milano e a Roma, destinazioni privilegiate dai turisti. “Viaggiano meno all’estero e quindi comprano a casa propria, essenzialmente a Mosca”, spiega Armando Branchini della fondazione Altagamma, che riunisce le imprese del top di gamma made in Italy.
Se la moda ha registrato una contrazione delle vendite, i mercati delle automobili e dei mobili di lusso hanno resistito bene. “Il 20 % dei clienti delle boutique moscovite sono cinesi, dato che questi non hanno bisogno del visto per entrare in Russia. Ciò ha permesso di compensare delle perdite che avrebbero potuto essere più gravose”, indica Armando Branchini.
Per limitare gli effetti di instabilità provocati dalle sanzioni incrociate e dalla crisi economica, la penisola cerca delle soluzioni. Un piano è stato lanciato in collaborazione con le autorità russe per fare evolvere il sistema di produzione e di distribuzione dei prodotti italiani. Questo mira a passare dalla promozione del made in Italy a quella del “made with Italy”. Un approccio che dovrebbe portare benefici a Barilla per esempio, che dispone di uno stabilimento a Solnetchnogorsk, nella regione di Mosca. Con il crollo del rublo, i costi di produzione sono talvolta inferiori a quelli della Cina, e i trasferimenti di tecnologia sono interessanti per i Russi, per colmare il loro ritardo. Un approccio “vincitore-vincitore” per limitare il crollo degli scambi tra la Russia e l’Italia.
di Oliver Tosseri – pubblicato in Francia – Traduzione Italiadall’estero.info