
di Gabriella Tittonel
Calma piatta nel cantiere della Clarea in questo ultimo mese, con qualche mezzo messo in azione per trasportare terre da stoccare, con alcuni camion che, ancora con terre provenienti dall’esterno (da dove e quali?) sono entrati e hanno scaricato il loro scuro bottino. Questo mentre due o tre vagoncini con scarti di muri di cemento sono usciti dalla galleria, segnale di un rifacimento deciso per consolidare meglio la galleria, già interessata da qualche caduta di massi e pare, dall’intercettazione di una vena d’acqua.
Ma una novità da seguire è certamente quella delle “fodere” messe ai motori del nastro trasportatore, per ripararli dai getti d’acqua mista a sostanze non ben definite che vengono sparati dai cannoni da neve e ultimamente anche dalle fontanelle aperte sulla prima parte del nastro, all’apertura del tunnel. Questo per “catturare” la polvere. Ma che in realtà, oltre a trascinare la finissima polvere più distante, ben fuori le recinzioni, facendo in questo modo ammalare anche tutta una serie di piante, la finissima pioggia sta anche creando problemi sui motori del nastro.
Per questo si è pensato di correre ai ripari. Perfetto.
Peccato che non le stesse attenzioni siano riservate ai lavoratori del cantieri, alle Forze dell’Ordine, che imperturbati debbono operare tra pioggerella e polveri.
In questo teatrino del cantiere la domanda che si fanno coloro che lo osservano quotidianamente è cosa conti di più in questa grande opera, che, si dice, dovrebbe essere al servizio dell’uomo, ma che di fatto ogni giorno di più si presenta come una inutile, dannosa messa in scena per interessi altri.
G.T. 02.09.14